Pare esserci una certa incongruenza attorno alla gestione del passaggio della Piero Manetti Basket Ravenna al Carisport di Cesena: l’OraSì Ravenna a Cesena solamente per 5 partite, ma in città si muovono progetti.
Passi calibrati, grande capacità comunicativa fin dal passaggio di consegne dalla storica proprietà, Giorgio Bottaro, direttore generale del club giallorosso, sta gestendo con abile maestria una situazione veramente delicata. Non semplice, in piena campagna abbonamenti, far digerire ai tifosi anche solamente 5 partite da dover disputare in una location anomala come Cesena.
Da sempre, infatti, i supporters giallorossi sono tuttalpiù abituati a recarsi al PalaCattani di Faenza, anche se a denti stretti. Ma si sa, al cuor non si comanda. Dopo una mesata di consultazioni estive, però, la scelta di Bottaro, dettata dai costi disumani del PalaDeAndrè, è caduta sul capoluogo malatestiano suscitando non pochi malumori. Soprattutto dopo la conferenza stampa di questa estate, nella quale, in totale ed apprezzata franchezza, lo stesso Bottaro comunicava alla città la necessità del club di guardare con oculatezza a tutte le spese, mercato compreso.
Non un passo fuori posto, quindi, per il direttore generale di Ravenna. Che nessuno dovesse gridare alla sorpresa di fronte ad un mercato non certo faraonico, in una stagione che, per giunta, introduce la riforma dei campionati con relativo aumento delle retrocessioni. Tutto bene, compresa la conferenza stampa con l’annuncio ufficiale della scelta del campo per il momentaneo esilio, alla presenza dell’amico Morganti, presidente del Volley Club Cesena, squadra militante nelle minors del volley femminile e gestore dell’impianto, e dell’Amministrazione Comunale di Cesena.
Già. Cesena. Appena reduce dalla fuga dei Tigers di Serie B a Cervia. Una storia di pochissimi anni, che ha vissuto della fiammata della finale di Coppa Italia e la mancata promozione in A2 per un solo canestro in gara 5 di finale playoff. Stagione 2018-19. Poi un repentino declino per un amore che, a parte i pochissimi tifosi fedelissimi e tuttora comprensibilmente amareggiati, in città non è mai scoccato. In questo contesto va visto l’entusiasmo dell’Amministrazione e, soprattutto, del gestore dell’impianto, che può tornare ad inserire un nome alla voce entrate del proprio bilancio.
La comunicata volontà di Giorgio Bottaro di eleggere come campo di gara il vetusto Carisport, che vide l’Ahena Cesena vincere lo scudetto e alzare al cielo la Coppa dei Campioni femminile, ha spinto i protagonisti a rilasciare dichiarazioni in merito a progetti faraonici di unificazione del basket cittadino e di propaganda cestistica nelle scuole, per avvicinare, di nuovo (?), i ragazzi al basket. Tutto grazie alla momentanea presenza catalizzatrice dell’OraSì Ravenna.
Orbene, posto che, a Cesena, società come Nuova Virtus, Cesena Basket 2005 e Livio Neri, sono da anni attive nella proposizione della pallacanestro, chi ha confidenza con questi progetti sa benissimo che 5 partite non possono rappresentare un tempo sufficiente per promuovere, realizzare e raccogliere i frutti di questa attività. E qui arriviamo a parlare di incongruenza. Progetti come quelli nelle scuole, richiedono più stagioni per poter dare i loro frutti. Lo sa bene Ivana Donadel, campionessa d’Europa, che condivide con la pluridecorata Mara Fullin, la gestione del basket femminile targato Nuova Virtus Cesena. Così come lo sanno benissimo tutti i dirigenti delle società a tutti i livelli e di tutte le discipline sportive. La promozione nelle scuole è una semina, che richiede fatica, disponibilità, passione e soprattutto tempo. Tanto tempo!
Tempo che pare non esserci, vista la temporaneità della presenza del Basket Ravenna a Cesena. Ma allora qui qualcosa non torna. O forse sì. E torniamo alla chiarezza e alla capacità di Giorgio Bottaro di cui sopra. Inconcepibile pensare ad un sondaggio esplorativo su Cesena, per capire se possono sussistere condizioni per un futuro trasloco definitivo. Più facile pensare ad una classica operazione d’immagine, da parte dell’Amministrazione di turno, cui lo sport tanto si presta, in scia alla fatica dei tanti operatori che dello sport ne fanno una passione totalizzante e, quando fortunati, un lavoro.
Frambo