Dal secondo tempo di UnaHotels Reggio Emilia vs Happy Casa Brindisi, con il permesso di Davide Draghi, ufficio stampa del team reggiano, sono sceso nei posti più nobili per la stampa, ovvero dietro un canestro, nella fattispecie a centimetri dalla curva biancorossa.
L’intento era assaporare un match da un’ottica per me rarissima, ho un flash, c’era Pozzecco ancora in attività, era con la Fortitudo Bologna, quindi era il 2005, non oltre, e all’epoca misi i tappi nelle orecchie, per l’incitamento era martellante.
Intanto le emozioni, proprio, notevoli. Il piacere di vedere da vicino il basket, con contatti sotto canestro da pallanuoto, il posizionamento sotto le plance dei lunghi, il bel duello fra Mikael Hopkins e Nick Perkins. Ben presto, involontariamente, colgo quel che non avrei voluto, cioè offese dalla curva emiliana ai giocatori di Brindisi. Le riporto non perchè ce l’abbia con i tifosi della mia città ma, come racconto giorno e notte, il mio, di racconto, è come avessi di fronte una partita qualsiasi, è a Reggio Emilia solo per vicinanza e che ci siano i pugliesi è casuale e fin d’ora chiedo scusa al pubblico reggiano e ai più accesi della curva che si sentiranno toccati.
Dunque, una prima frase è goliardica, a Perkins: “Mangia meno”. Non ci sta perchè è più potente che grasso, al contrario di chi scrive. Il tambureggiare a tratti è infinito, dato che Reggio Emilia vince. “A gamba tesa”, ha scritto chi chiama i cori degli ultras. Dal fracasso viene quasi mal di testa. Brindisi che ha sempre molti giocatori validi in campo, storicamente, esce di partita sul –12.
“M…”, urlano a un arbitro, una signora “Fin…”, non il massimo.
“Figlio di p.”, “Ricc…”, non bello. Questo non ricordo se a un direttore di gara o a un giocatore in maglia blu.
Che brutto, dal basket non me l’aspettavo. Non è questione di purismo ma soprattutto in una partita dalla ripresa condotta agevolmente è doppiamente gratuito.
Michele Vitali fa esplodere la curva con una tripla in allontanamento, splendida.
Poi persino la telecamera della diretta su Elevensports viene invitata a non riprendere la curva, da uno dei capi, a torso nudo, e il cameraman tornerà a inquadrare solo a gara finita, per lo sfilare dei biancorossi verso i tifosi. Anche sul +19, un giovane alle mie spalle pronuncia un “Vigliacco. Te’ un vigliac, come dicono a Reggio”.
Ovvio, mi fossi posizionato vicino alla curva brindisina, chissà cos’avrei sentito. Soprattutto, se lo facessi in ogni palasport italiano, per la pallacanestro, però non me l’aspettavo. Al volley, ad esempio, sono stato un pomeriggio intero nel cuore della curva di Perugia e non ho sentito nessuna offesa, a Casalecchio. Parecchi minuti anche in mezzo a Civitanova, nulla.
Sarebbe bello se la pallacanestro si adeguasse, è proprio un fatto di cultura. Nei due video sotto non ci sono tutti gli insulti che ho udito, all’inizio non registravo e a volte stoppavo. Naturalmente, resta anche la bellezza del tifo, della passione, della festa, della musica.
Questa è la curva brindisina, con un centinaio di persone, compresi ultrà che chiamano i cori:
La curva reggiana, splendida, vista da lontano.
Un bel gesto, fra un arbitro e un ragazzo che pulisce il parquet
La festa alla fine, al passare degli idoli dei tifosi
L’arrivo del pubblico reggiano
Un’auto sponsorizzata, di Reggio Emilia, vicino al palasport, nel dopopartita
UnaHotels non va a cena a Taglierè, stavolta, ma a Pizzikotto, dove andava negli anni del primo Menetti
Infine la nostra intervista a Fabio Corbani, apprezzato quando allenò a Cantù, quando stava per scoppiare il caso Gerasimenko…
La storia di Andrea Mezzanotte, uno dei due italiani di Brindisi
E il racconto di Marco Esposito, iniziato da due giornalisti di Brindisi, e proseguito con Marino Petrelli, già firma de Il Messaggero, per il basket, e ora colonna di Supporters magazine. Infine le nostre domande, sulla sua storia