Caro Alessandro Martolini,
arbitro figlio d’arte, di Maurizio, che vidi a Reggio Emilia negli anni ’80.
Caro grigio, avrebbe detto il grande Jordan, Aldo Giordani, con le sue teorie sui finitimi, per esempio, i pallini, no, leggendari.
Caro Martolini, mi ricorda, vero? Ci siamo conosciuti a Reggio Emilia, in albergo, al Cristallo, con Mattioli – su vannizagnoli.it c’è l’unica intervista all’arbitro scomparso all’improvviso – e con Denis Quarta, alto quanto un lungo ed arbitro come lei.
Lei era perplesso, al contrario di Mattioli, che mi disse: “La rifacciamo ancora più completa, più bella, questa intervista”. Di certo non avrebbe voluto che la levassi, come lei a Quattro Castella, a un premio Reverberi.
Caro Martolini, bisognerebbe tutti prendersi meno sul serio, a partire da me.
Alessandro, un arbitro dev’essere al servizio dei campioni, non è un campione, non lo erano Vitolo nè Duranti, miti, non era Rigas, il basso greco.
L’arbitro è umano, può sbagliare, ci mancherebbe, il problema è che non vuole rispondere alle domande e neanche raccontare se stesso.
“Fai interviste modello jene”, mi disse. Falso, faccio interviste modello vannizagnoli.it, al punto che Maurizio Bezzecchi non mi accredita di proposito alla supercoppa e alla coppa Italia, da anni; che Claudio Limardi non mi accreditava a Milano neanche quando facevo da Reggio Emilia Tuttosport e ogni volta che potevo Il Messaggero. E in tanti cercano di non accreditarmi, con Alessandro Pediconi a Brescia deve rispettare i tempi, sennò non gli par vero di non accreditarmi, idem Gian Paolo Zaffani a Verona, provato di recente: “Fuori tempo massimo”.
Per non parlare di Jacopo Cavalli, della Virtus, visto a Torino, che finge di avere la tribuna stampa piena. Semplicemente, meglio non avere le mie domande nè tantomeno le mie riprese.
Vede, caro Martolini, il giornalismo vero è quello di vannizagnoli.it, di Claudiopea.it, non le mandiamo a dire, a differenza di troppi servi dei potenti o servili.
Se Pozzecco fa show, ovunque, allora lo fa anche vannizagnoli.it. “Sono Andrea Tosi de La Gazzetta dello sport”, si presenta stentoreo ogni volta che prende la parola il giornalista di Bologna.
E allora io ero molte testate, poi siccome le domande vere non sono gradite, tantomeno nei post partita, i pr si mettono d’accordo per levarmi la parola.
Mitica Gaia Spallanzani, a Reggio Emilia, appunto: “Lasciamo spazio alle televisioni”. Semplicemente, mi disse, non devo obbligare l’allenatore ospite a rispondere a domande particolari. Come quando chiesi al vice di Cremona, subentrato, di Pancotto, Cesare, di cui era vice. “Com’è avere un maestro come egli”.
Ebbene, caro signor arbitro, ieri sera ero in macchina, peregrinavo fra un luogo di racconto e l’altro, pensando agli 85mila euro di affitti e correlati persi in non tanti anni, e ascoltavo radio Rai1, Massimo Barchiesi.
Poi sono entrato a raccontare Pizza e bistrot Love, a Cadè, dove puntualmente mi hanno impedito di riprendere il locale e raccontare chi ci lavora.
Radio Rai, appunto, è in diretta da san Siro, con Cristiano Piccinelli, Inter-Udinese, e poi linea al basket, a Pesaro-Brescia. Barchiesi racconta di un fallo antisportivo che doveva essere fischiato contro Brescia, spiega che Martolini sbaglia e poi dà il tecnico per proteste a Repesa. “Che rischia l’espulsione”.
E verrà espulso nel secondo tempo, per un secondo tecnico, quello l’ho visto, su Dazn.
Martolini, per me Repesa si ama, non si discute, non riproporrò qua la mia bellissima intervista a lui, dopo la robusta sconfitta a Reggio Emilia. Jasmin è un gigante e va rispettato. Se protesta, è perchè ha ragione e lei dovrebbe avere l’umiltà almeno di andare all’instant replay, per rivalutare la decisione.
In generale, quando il pubblico protesta, può avere ragione, quando i grandi protestano, in genere ce l’hanno, sennò non protestano, le pare?
Non serve guardare le partite, essere grande firma nazionale o grande firma locale, com’era Daniele Barilli a Reggio Emilia, Carlino, per fustigare, basta essere intellettualmente onesti.
Caro Martolini, esco dalla lezione di etica a lei e la do idealmente a tutti gli arbitri. In due, in tre, non importa, arbitrare è difficile, in molti sport, serve pazienza, ascoltare, servirebbe il Var in tante decisioni, in tante discipline.
Nel dubbio, si ascolti tutti, si ascolti chi protesta, soprattutto se non lo fa per teatralizzare, come Dan Peterson e il compianto e bravissimo Franco Casalini.
Cari arbitri, nel dubbio sbagliate a favore delle piccole squadre e non delle grandi e avrete il rispetto dei più.
Esiste un problema arbitri a livello mondiale, in Italia il livello non è poi così male ma deve migliorare.
Ero a Torino mercoledì e giovedì, pubblicherò con calma il videoraccontone di quei due giorni, ero dentro il palaAlpitour il primo giorno, ho ascoltato insulti agli arbitri, a Pesaro, da parte dei tifosi di Varese. Gente che scattava in piedi a ogni fischio, così non va bene. Mai insultare, mai, neanche dalle tribune.
Servirebbe il Var per sbugiardare chi dalle tribune insulta a più non posso, perchè sia multato – lui, non la società – e magari riceva il daspo.
Mai trascendere, nei toni, neanche a caldo.
Il punto, però, è l’autocritica, sul campo. A me piace la compensazione. Se un arbitro si rende conto di avere involontariamente penalizzato una squadra, è giusto che rimedi, sbagliando due volte, è fondamentale incidere il meno possibile sul risultato finale, non rispondere alle reazioni di chi magari ha ragione, non dare falli tecnici a vanvera, non penalizzare lo spettacolo.
L’arbitro non deve mai, ripeto, mai, essere protagonista. Semmai deve cacciare i furbi, ovvero come faceva Dan Peterson, cercava il tecnico per capovolgere l’arbitraggio e la partita, in trasferta.
Bisognerebbe che tutti facessero interviste, non che si fermasse solo vannizagnoli.it o chi fa approfondimento. Reggio Emilia neanche fa più conferenze stampa, la vigilia, non con Antimo Martino, non con Attilio Caja, non con Dragan Sakota, non con i giocatori. Solo dopopartita e solo al tavolo, con traduzione, qualcuno poi si ferma in diretta con l’ex Teletricolore.
Bisognerebbe, Martolini, che la sua categoria si fermasse, che non fosse inseguita da vannizagnoli.it all’esterno del palaBigi, verso il taxi.
Perchè mai, Martolini, se non in casi eccezionali, io chiederei della partita, ma bisognerebbe arrivarci, a entrare nel merito, a spiegare decisioni e atteggiamenti, il basket dovrebbe dare l’esempio, al calcio e non solo.
Soprattutto, cari fischietti, io racconto storie, vorrei raccontare le vostre tutte in lunghe, omaggiare i vostri personaggi, le professioni, le famiglie, raccontare la magia della direzione, pregi e difetti, narrare la preparazione, atletica e tecnica, spiegare come ci si prepara, la concentrazione, chi è l’addetto alle multe. Trent’anni fa, a Carlino Reggio, scrivevo di basket e Daniele Barilli mi incaricava di leggere le statistiche e anche le decisioni del giudice sportivo, arrivavano multe, alla Reggiana, per gli aeroplanini di carta che arrivano in campo.
Mah, secondo me si ferisce di più con le parole. Io posso anche insultare uno steward, se mi impedisce di registrare, se mi fa uscire dal palasport come giovedì sera, perchè non esiste che venga a dirmi che devo uscire quando c’è ancora pieno di giornalisti e di organizzatori, ma insultare un arbitro, un giocatore, non si fa, mai, e dev’essere punito, soprattutto nella pallacanestro.
Tornando a noi, caro Martolini, di recente ci siamo sentiti, per caso, su radio Anagni, mi ha fatto piacere, appunto, dialogare con lei grazie all’amico Paolo, di professione netturbino, non giornalista. Quando ci rivedessimo, a Reggio, vorrei raccontare la sua vita, ricordare bene il papà, raccontare gli altri due in terna, narrare l’osservatore arbitrale, aumentare e migliorare la cultura dell’arbitraggio. Perchè senza arbitri non c’è sport e senza un buon arbitraggio non c’è una buona partita. Va migliorata la cultura del pubblico e anche voi siete fondamentali, in questi, con le vostre decisioni, che non devono essere impopolari, a prescindere.
Con l’ammirazione di sempre e grazie. Vannizagnoli.it, show