La vicenda che da giovedì 13 aprile scorso coinvolge l’Openjobmetis Pallacanestro Varese rischia di porre un grosso punto di domanda, l’ennesimo si potrebbe dire, su come venga gestita la pallacanestro nel Belpaese sia in ottica federale, sia da parte degli stessi club che partecipano alla massima competizione nazionale e che dovrebbero pertanto muoversi in base a dettàmi, usi e consuetudini possibilmente vicini al professionismo.
Facciamo prima però un breve riassunto di quanto accaduto per comprendere realmente di cosa si stia parlando e di cosa ci sia in ballo.
L’Openjobmetis Pallacanestro Varese tesserava nell’estate della stagione agonistica 2019-20 il giocatore Milenko Tepic per avere maggiore esperienza nel roster secondo i desiderata di coach Attilio Caja. Tutto s’interrompeva però dopo 3 partite di campionato con il taglio di Tepic.
In un secondo tempo e sfruttando il lodo, Milenko Tepic intentava causa alla Pallacanestro Varese reclamando una parte di contratto non saldata e, lo scorso 25 ottobre 2022, Tepic vinceva l’arbitrato che riconosceva l’inadempienza del club Varese condannandolo ad un risarcimento di circa 100.000€ al giocatore. La conferma di questa sentenza esecutiva spiegava pure il perchè in questa stagione Varese abbia ricevuto dalla FIBA un blocco temporaneo al mercato.
Così, lo scorso dicembre 2022, la Pallacanestro Varese saldava la sua posizione debitoria con Milenko Tepic con sblocco del mercato e chiudendo una vicenda come, purtroppo, diverse altre vissute in passato.
Ma allora dove sarebbe l’irregolarità che il tribunale federale della FIP attribuisce al club lombardo?
Semplice: questa estate, in sede di iscrizione a questo campionato LBA 2022-23, la Pallacanestro Varese avrebbe depositato una documentazione nella quale ometteva esistenza o presenza di situazioni debitorie in essere con tesserati e, come da regolamento federale, anche solo un lodo di un singolo giocatore implica che il club non possa iscriversi al campionato.
Pertanto la penalizzazione di 16 punti in classifica da scontarsi in questa stagione (originariamente sarebbero stati 24…), sarebbe arrivata solo giovedì 13 aprile scorso perchè giunta al termine delle indagini del tribunale federale.
Una mazzata non indifferente dunque per la Pallacanestro Varese del nuovo corso iniziato lo scorso gennaio ’22 con Luis Scola al comando e Michael Arcieri a caccia di talenti da mettere in campo per proiettare lo storico club lombardo nella prossima stagione di nuovo in Europa, a patto però di qualificarsi per i Playoff 2023, dettaglio che appare a dir poco complesso con solo cinque gare da giocare, cioè dieci punti in palio e con la Germani Brescia ad oggi occupante l’ultimo posto utile (l’ottavo), e proprio con 22 punti!
Lo stesso Luis Scola ha ribadito poi di nutrire massima fiducia e rispetto nei confronti degli organi giudicanti della FIP ma è ovvio che l’obiettivo di Varese testè ricordato andrebbe a farsi benedire qualora la penalizzazione andrebbe confermata dopo la presentazione del ricorso, per non parlare della possibile retrocessione in Serie A2!
Il ricorso…Eh sì. Varese lo presenterà poggiando le proprie ragioni su…
“…Ribadisce che l’irregolarità formale che le è stata contestata non è stata commessa dai propri dirigenti. E in ogni caso, l’irregolarità contestata non ha generato alcun vantaggio per la Società; non ha inciso in alcun modo sull’iscrizione al campionato in corso; non riguarda i rapporti con gli attuali tesserati, bensì con un ex giocatore.
La Società Pallacanestro Varese ha peraltro saldato tutte le pendenze dovute già da molti mesi.
Alla luce di tali evidenze, la sanzione ipotizzata per la suddetta eventuale irregolarità di carattere amministrativo risulta sproporzionata e tale da alterare il risultato sportivo e compromettere lo stesso futuro della Società.”
Chiaro. Ma a rendere il tutto ancora particolarmente complesso sono i tempi del ricorso, una vera e propria comeptizione contro il tempo.
Partendo dal presupposto che i Playoff 2023 inizieranno sabato 13 maggio, la Pallacanestro Varese avrà in mano le motivazioni della sentenza del tribunale federale dopodomani, cioè lunedì 17 aprile (un vero record di velocità averle avute in così breve tempo, quasi un miracolo!), e gli avvocati varesini dovranno dare il meglio di se stessi per presentare il ricorso in tempi rapidi, il che si tramuterebbe intorno al 3 o 4 maggio sfruttando i 15 gg. che usualmente occorrono per generare un documento privo di falle giuridiche.
Ma a questo punto risulta evidente che generare un processo con sentenza definitiva entro il 13 maggio appare a dir poco utopistico! Quindi un bel pasticcio in salsa cestistica tralasciando poi altri temi che porterebbero dalla riduzione della penalizzazione (molte volte in passato è finita così sebbene Luis Scola abbia dichiarato di volere la cancellazione tout court stessa), fino all’iscrizione per la prossima stagione, dando per scontato che la Corte d’appello accolga il ricorso di Varese.
Chi vi scrive infatti non è un esperto giurista ma se la sentenza non darebbe soddisfazione al team lombardo, il grado successivo sarebbe presentare ricorso al Collegio di Garanzia dello Sport. A questo punto però i tempi andrebbero oltre questo torneo 2022-23 e qui è d’obbligo fermarsi nell’ipotizzare quanto potrebbe accadere.
Di conseguenza l’Openjobmetis Varese deve nel frattempo provare a vincerle tutte e cinque le gare restanti in calendario, fin da domani a Trieste ed appellarsi letteralmente a quanto descritto prima.
Certo, desta stupore che la dirigenza varesina non abbia scrupolosamente dichiarato quanto in pendenza all’atto d’iscriversi quest’estate al campionato 2022-23, una leggerezza o una dimenticanza che rischia adesso di costare molto, molto cara.
Non tralasciando però di stigmatizzare l’endemica lentezza delle indagini che han portato a questa clamorosa decisione e che getta adesso delle nubi a dir poco dense su Varese, sul campionato ma che conferma come sia probabilmente troppo soggettiva l’idea di professionismo e professionalità applicate allo sport in Italia da ambedue le parti in causa.
Potremmo infatti elencare casi su casi accaduti negli anni scorsi (avete dimenticato, ad esempio, l’iscrizione al campionato LBA 2020-21 con relativo ritiro dal campionato nel dicembre ’20 da parte della Virtus Roma?), che testimoniano come purtroppo il sistema burocratico e regolamentare in seno alla FIP ed alla stessa LBA abbia un’impellente necessità di certezze e, al tempo stesso, di regole chiare in tempi rapidi appellandoci noi sì ad un riscontro oggettivo di professionismo e professionalità che invece in Italia sembra molto avere le sembianze dell’Araba Fenice.
Sullo sfondo quindi un quadro a tinte sbiadite nel quale i protagonisti, a torto ed a ragione e senza parteggiare per l’uno o per l’altra parte, si calano in uno scenario poco edificante se ci si appella al professionismo e che indurrebbe, si spera, ad una profonda riflessione prima ed all’assunzione di un deciso cambiamento di rotta dopo. Si spera…
Fabrizio Noto/FRED
@Fabernoto