Si è conclusa con la sconfitta in #gara4 nei Quarti di Finale dei Playoff di LBA UnipolSai contro il Banco di Sardegna Dinamo Sassari la stagione 2022-23 dell’Umana Reyer Venezia.
Un’eliminazione, si può comodamente affermare, ampiamente meritata alla fine di quattro partite che hanno visto la squadra di Piero Bucchi letteralmente dominare da #gara2 la compagine oro-granata che si è sciolta come neve al sole fronte alla fisicità e la forza della Dinamo, nonostante il puro orgoglio fiammante di Jayson Granger negli ultimi 2′ della quarta gara conclusa all’ultimo tiro sbagliato dall’uruguaiano; ciò non toglie che Venezia ha terminato una stagione assolutamente negativa e sofferente, commettendo gli stessi errori (orrori?) dell’anno scorso, anzi, peggiorandoli alla chiara evidenza dell’annata conclusa.
Si era partiti con una campagna acquisti di alto profilo…
Nell‘estate 2022 post gara-4 dei Quarti di Finale di Umana Reyer Venezia vs Bertram Derthona Tortona la società oro-granata ha cercato di cambiare rotta con un mercato e con nomi altisonanti, però senza snaturarsi completamente. Sono arrivati gli addii dei senatori Julyan Stone, Stefano Tonut, Austin Daye, Valerio Mazzola, Bruno Cerella, delle due scommesse parzialmente perse Jordan Morgan e Jordan Theodore, oltre a Michele Vitali, confermando solo il capitano e il vice-capitano, Michael Bramos e Andrea De Nicolao, oltre a Mitchell Watt e Jeff Brooks.
Ma è arrivata anche la conferma dell’head-coach Walter De Raffaele che insieme al DS Federico Casarin, e nel segno della Proprietà che porta il nome di Luigi Brugnaro, hanno portato in Laguna giocatori di alto, anzi, altissimo profilo con gli arrivi in ordine cronologico di Riccardo Moraschini, Jayson Granger, Matteo Chillo, Amedeo Tessitori, Derek Willis, Jordan Parks, Marco Spissu, Allerik Freeman e Yankuba Sima.
Tante, tantissime erano le aspettative positive su una squadra che nella stagione del 150° anniversario della società Costantino Reyer Venezia 1872 era partita dall’alto dei propri nomi per essere una seria candidata come alternativa al duopolio Virtus Bologna – Olimpia Milano.
Come noi e la grande “maggioranza degli addetti ai lavori”, avevamo promosso ed eravamo ampiamente fiduciosi sulla campagna acquisti dell’Umana Reyer Venezia che per molti tifosi sui social aveva riscontrato un notevole e diffuso favore. Squadra costruita con un obiettivo principale, quello di andare più in fondo possibile nella 7DAYS EuroCup per una possibilità per nulla remota.
Un cammino deludente e altalenante
E invece la squadra ha totalmente deluso, mancando tutti gli appuntamenti principali. Sono arrivati risultati altalenanti e quasi schizofrenici per una formazione che ha vissuto un girone d’andata molto travagliato, un cammino non proprio eccelso in 7DAYS EuroCup, gli addii in corso d’opera del pivot spagnolo Yankuba Sima e Allerik Freeman e un percorso tra le due competizioni che ha certificato una mancanza completa di serenità all’interno della squadra.
Una mancanza di serenità, si diceva, esplosa nella sesta sconfitta in sette gare nella partita casalinga contro l’Happy Casa Brindisi del lunch-match del 5 Febbraio – con Parks e Granger arrabbiatosi in panchina contro coach De Raffaele – che ha visto al termine della gara l’esonero e la fine dell’Era dell’allenatore livornese quando in quel momento Venezia era 8-10 in LBA (e quindi fuori dai Playoff).
Arriva quindi l’esperienza del nuovo coach Neven Spahija che debutta sulla panchina oro-granata con la vittoria sulla Carpegna Prosciutto Pesaro. E’ subito però eliminazione nel match di Coppa Italia a Torino contro la Virtus Segafredo Bologna nell’esordio in oro-granata del nuovo arrivo Kendrick Ray.
La squadra sotto coach Spahija, eliminata anche dalla 7DAYS EuroCup per mano degli israeliani dell’Hapoel Tel Aviv anche a causa di un record totalmente deludente nel gruppo A nella competizione europea (9-9), a poco poco però si ritrova e, dalla vittoria al PalaOlimpia nel supplementare contro la Tezenis Verona, compie un’ottima rimonta in campionato con otto vittorie nelle ultime nove partite di Regular Season raggiungendo un quarto posto finale, e quindi il fattore-campo nei Playoff Scudetto andando nella serie dei Quarti contro la 5° classificata, la Dinamo Sassari.
Però, come abbiamo visto, la prima partita semplicemente illude la Reyer, e il Banco di Sardegna prende il comando delle operazioni da #gara2 dominando sotto tutti i punti di vista (fisicità, atletismo, gioco e determinazione), ribaltando quindi il fattore-campo e raggiungendo le semifinali battendo Venezia in quattro gare.
Alla luce della conclusione dell’annata, è stata a dir poco una stagione vissuta con agonia da una formazione che in molti dei suoi effettivi ha chiaramente deluso non raggiungendo gli attesi risultati nè in campo europeo, nè tantomeno in ambito della coppa nazionale e del campionato.
Un rendimento fallimentare se messo in proporzione al budget investito in estate dalla società, e per nulla fatto fruttare da chi ha costruito il roster sbagliando la maggior parte dei giocatori chiave.
Dato il rinnovo su base pluriennale di coach Neven Spahija, la speranza è che debba essere costruita una nuova squadra per l’estate 2023 che punti dalla base play-pivot, con l’arrivo di un lungo che sposti gli equilibri della stessa, e altri giocatori che portino quella voglia da “pancia vuota” senza portare dei nomi pesanti e altisonanti che in questa stagione hanno semplicemente mancato le attese.
E se si dà puro affidamento alla formazione della squadra che verrà da parte dell’allenatore croato, si spera proprio di non commettere gli stessi errori di base dell’anno precedente, poco ma sicuro. Una rivoluzione del roster appare inevitabile.
IL PAGELLONE
Marco Spissu 5-: emblema di un nome pesante e di alto profilo che non ha mai convinto completamente in maglia Reyer nonostante il suo curriculum da EuroLeague con la maglia dell’Unics Kazan e l’Italbasket, oltre che dai fasti sassaresi sotto coach Pozzecco. MiniSpi non ha quasi dato l’impressione di rappresentare la squadra causa medie offensive non proprio all’altezza e all’eccellenza del suo nome – per non parlare delle situazioni difensive, una sua problematica sempre tenuta costante, tanto che in certe partite ha rappresentato uno dei problemi principali degli esterni di Venezia. Per certi versi ha dimostrato di essere più una guardia che un play dimostrando poca regia durante l’annata, eccezion fatta per qualche partita. Una delusione, questo è quanto, non era proprio quello che si aspettavano i sostenitori oro-granata.
Amedeo Tessitori 6+: stagione divisa in vari tronconi per il Tex…Sotto coach De Raffaele il lungo della Nazionale non è quasi mai riuscito a trovare continuità di rendimento arrancando dietro Watt e, a tratti, anche dietro Sima in EuroCup, trovando poco minutaggio, poca qualità e quindi poca consistenza, se non in rarissime occasioni. Con l’infortunio di Watt arrivato verso la fine della Regular Season e con coach Spahija, il pivot toscano ha trovato fiducia, tanto minutaggio partendo anche in quintetto base e parecchio carattere sotto-canestro scoprendo anche il tiro dai 6,75. Con i Playoff contro Sassari però, alla stregua di Watt, ha sofferto tanto e non ha mostrato quella solidità che doveva assolutamente arrivare. Il nostro pensiero è che come lungo italiano “Panda” è difficile trovare un altro pari-ruolo libero sul mercato, quindi molto probabilmente rimarrà.
Jordan Parks 7-: a nostro avviso, l’MVP della stagione oro-granata. L’ex Napoli si era subito infortunato procurandosi una lesione legamentosa nell’amichevole estiva del Taliercio contro l’Anadolu Efes Istanbul, ma ha saputo molto bene riprendersi nel corso dell’annata facendo il collante tra esterni e lunghi con difesa, verticalità e molto atletismo. Ha avuto una buona costanza di rendimento tra LBA ed EuroCup, salendo nella seconda parte di stagione, patendo solo nei falli commessi, l’unico suo problema costante. Dovrà essere e sarà confermato, assolutamente.
Kendrick Ray 4: praticamente al livello del brano con cui Paolo Vallesi vinse Sanremo giovani nel 1991…Un esterno che, se giocava all’Igokea con medie non proprio altisonanti, un motivo ci sarà. Arrivato per sostituire Allerik Freeman, l’ha semplicemente fatto rimpiangere per mancanza di attitudine sulle due metà-campo, un’inadeguatezza completa. Ci sarà un motivo se, appena ingaggiato Mokoka, il 29enne nativo del Bronx è stato sempre tribunato da Spahija oppure utilizzato come 11°/12° se partito dalla panchina… Grazie di tutto… ma anche no.

Credits Alessandro Scarpa/ pagina Facebook Reyer Venezia
Michael Bramos 6: problemi cervicali l’hanno attanagliato nella prima parte di stagione e, se vogliamo dirla tutta, anche l’età non più fresca che ne ha limitato efficienza sui due lati del campo, anche se la sua solita pulizia nel tiro dall’arco il capitano oro-granata l’ha sempre dimostrata oltre a tanti dettagli non da boxscore come la classe e la tecnica. Ha avuto una super serata a Bursa in 7DAYS EuroCup, poi per ciò che concerne il resto della stagione il “greco” di Harper Woods ha avuto classici up&down di un’annata apparsa sufficiente per i motivi citati prima. Alla fine un minutaggio basso e una condizione non proprio ottimale nelle ultime due uscite nei Playoff l’hanno difatti escluso dalle rotazioni. Se questa è stata la conclusione della sua splendida avventura in maglia Reyer di 8 stagioni (da meritare assolutamente il ritiro della maglia n°6 che solo le leggende come lui meritano), solo il tempo ce lo dirà… A meno che, con la nascita del terzogenito, non abbia già già deciso lui stesso di comune accordo con la società di smettere. Ed è quello che probabilmente accadrà…
Riccardo Moraschini 5: sia chiaro che cercare di giocarsela dopo un anno di inattività non è semplice per nessuno quanto ritornare ai ritmi di gioco che un coach di Serie A pretende. Ma il voto non è tanto dedito a questo, quanto a quello che il Morasca non è proprio riuscito a fare, o almeno questa è l’impressione, durante l’anno, soprattutto nella metà campo difensiva altalenando molto le sue prestazioni, ma anche in quella offensiva. Arrivato alla Reyer in estate per cercare motivazioni nuove soprattutto dopo l’assurda “vicenda del doping” già detta e ripetuta, sotto coach Spahija ha perso il minutaggio e la fiducia che aveva con WDR, soprattutto nei Playoff con due partite da 6′ di utilizzo. Squillo di stagione i 23 punti con 30 di valutazione nel match casalingo contro Trento, per il resto troppe partite sottotono portando misero fatturato. Difficile, molto difficile rivederlo la prossima stagione con la maglia dell’Umana Reyer Venezia…
Andrea De Nicolao 6,5: obiettivamente ha rappresentato la cazzimma, l’umiltà e quel carattere oro-granata che a tratti si è visto durante la stagione… uno dei senatori e uomini fedeli di coach De Raffaele, che, appena arrivato coach Spahija, ha visto nettamente il suo utilizzo calare relegandosi a 11° uomo anche senza vedere in più di un’occasione il parquet, soprattutto nelle prime due partite dei Playoff contro la Dinamo. Se rimarrà (data la poca confidenza con Spahija) e dato il probabilissimo addio di Bramos, sarà con tutti gli oneri del caso il nuovo capitano Reyer facendo da “classica chioccia” ai compagni di squadra e trasmettendo loro cosa voglia dire essere attaccato ai colori oro-granata.
Jayson Granger 4: arrivato dal Baskonia con tutti i valori ragguardevoli di leadership e grande visione di gioco, l’esterno uruguaiano ha semplicemente deluso le attese giocando una stagione, come tanti altri suoi compagni del resto, di parecchi up&down, ma con quei picchi negativi che hanno fatto stropicciare gli occhi ai tifosi oro-granata nel senso negativo del termine. Non può e non deve la prestazione finale da 30 punti in #gara4 contro Sassari nei Playoff cancellare un’annata disastrosa dal parte del nativo di Montevideo. Difese mostrate a tratti da TelePass, giocate molto superficiali abbinate a quella mancanza di leadership attribuitagli che solo in rare occasioni si è notata, come per l’appunto #gara4 negli ultimi due minuti, cercando di mostrare quell’orgoglio assopito per gran parte dell’annata e farsi confermare alla Reyer, ma un conto è pungere con il tiro da fuori, un altro è riuscire a penetrare dando quel vantaggio per i compagni. Doveva illuminare di fatto il gioco dei compagni di squadra, in realtà si è dimostrato un giocatore mediocre, senza esplosività, difensivamente indietro, senza creare aiuti per i compagni. Dipende tutto da coach Spahija la sua conferma o meno per l’anno prossimo, ma noi l’idea ce la siamo già fatta.
Matteo Chillo 5,5: che dire…Per molti tifosi sui social e sul sito Reyer.it è stato il vero e proprio MVP, grottescamente e paradossalmente s’intende, della stagione reyerina. Arrivato per “fare il Valerio Mazzola di turno”, Normalito ha segnato complessivamente 12 punti nei suoi spezzoni di partita (con il picco di 7 punti nel derby contro la sua ex Treviso) fra le competizioni facendo sempre e costantemente il 12° di turno nelle rotazioni. Mai una polemica, mai una protesta da parte sua, ma tanti limiti dimostrati capendo che non è il suo livello. Andrà via dopo quest’esperienza.
Jeff Brooks 6-: che dire del lungo originario del Kentucky? Ha avuto sì discrete partite con lavoro sporco nella metà campo difensiva, ma altre con pochi picchi offensivi degni di nota. Il solito Jeff in pratica, che partendo dalla panchina dietro ha cercato quasi sempre di portare il suo mattoncino sotto-canestro con muscoli e intensità, ma che davanti non ha eccelso rispetto alla stagione precedente mancando sempre in qualcosa, cambiando poco passando da un coach all’altro. Ha avuto il lampo eccelso nel match casalingo vinto contro Milano ad altre partite meno appariscenti. Comunque sia, sarà difficile la sua conferma.
Derek Willis 5,5: ha avuto un avvio di stagione ottimo, poi è calato visibilmente. Arrivato per non far rimpiangere Austin Daye nel ruolo di “4”, il nativo americano ha avuto una stagione di up&down totali soffrendo tanto nella difesa schierata avendo buon rendimento solo in transizione, in più ha avuto poca costanza durante l’anno alternando partite insufficienti ad altre positive mostrandosi un leone in gabbia senza essere servito adeguatamente. Al netto di ciò, la Reyer dovrà pensarci molto dalla sua permanenza o meno per l’anno prossimo…
Mitchell Watt 5,5: si può proprio affermare, senza odor di smentita, che dopo sei stagioni Mitch ha terminato la sua esperienza in maglia Reyer, purtroppo disputando dei Playoff francamente troppo insufficienti soffrendo il livello di fisicità contro Ousmane Diop, ma non solo…Patito il problema muscolare con la lesione alla coscia destra a metà Aprile, non ha mai dato l’impressione sotto coach Spahija di risultare determinante se non nel derby stra-vinto contro Treviso nell’ultima di RS. Il suo squillo è stato senza dubbio il canestro della vittoria sulla sirena contro Napoli al PalaBarbuto, difensivamente ha mostrato i suoi classici limiti contro pari-ruolo più atletici e fisici aggiungendoci dell’indolenza, anche se ha evidenziato le classiche giornate in ufficio nei suoi movimenti in post basso nell’area colorata. Il giocatore originario dell’Arizona verrà comunque sempre ringraziato e ricordato dai tifosi oro-granata per le sue annate (col senno di poi, meritava assolutamente l’MVP della LBA 2018-2019 al posto di Drew Crawford, ma questo è un altro discorso…), tanto che dopo Ratko “Rascio” Radovanovic non si vedeva un pivot così determinante e performante sotto-canestro con la canotta oro-granata in Serie A per tanti anni. Ma è tempo di cambiare…
Adam Mokoka 5,5: giunto per sopperire nella carente difesa del reparto esterni e per tentare di portare quella qualità di gioco sui due lati che Ray non dava assolutamente, la guardia francese è arrivata a stagione in corso non potendo aiutare in EuroCup causa il tardo arrivo nel tesseramento. Nelle nove partite disputate in oro-granata – causa anche il grave problema al polso che l’ha messo ai box per qualche partita -, Mokoka non ha purtroppo rispettato le aspettative con basse percentuali nel tiro dall’arco e ai liberi giocando per lo più i match di intensità difensiva ma non facendo la differenza contro i pari ruolo avversari, faticando nelle costruzioni dei tiri e coi problemi di falli che lo hanno ben presto estromesso dalle contese.
Yankuba Sima SV: il famoso centro strutturale che WDR non ha proprio saputo ben inserire nella squadra. Il lungo spagnolo non ha MAI trovato la fiducia dello staff tecnico, giocando maggiormente quei pochi minuti che ha messo piedi in campo in EuroCup e trovando pochissimo spazio in campionato. Meritava di più, ed il suo taglio è stato il segnale, come i risultati sul campo, di un aumento di scetticismo e di malumore dei tifosi Reyer sui social contro De Raffaele nel corso della stagione… Con Spahija avrebbe trovato più minutaggio? E perchè non è stato sostituito da un pari-ruolo?
Allerik Freeman 6: pensare che l’esterno USA ex CSKA Mosca originario della Virginia era di fatto partito a “bomba” in stagione con lo squillo dei 32 punti nella trasferta perdente di Pesaro, ma quel che dava davanti alla lunga dietro ha sofferto troppo nel contesto fallimentare di esterni che nel reparto hanno sofferto nell’inizio stagione sotto la guida di De Raffaele. Partita dopo partita il giocatore ha perso la fiducia del coach, difensivamente ha sempre più arrancato e ha salutato la compagnia all’indomani della sconfitta di Scafati dove aveva giocato appena 4′… Ci ripetiamo ancora una volta come con Sima: col senno di poi, come sarebbe andata la sua esperienza con coach Spahija?