Manca poco più di una settimana all’inizio ufficiale della sua nuova stagione e la Dinamo Sassari è già costretta a reinventarsi in corsa. Causa il pesante infortunio di Eimantas Bendzius, infatti, la squadra sarda si è dovuta subito rituffare nel mercato, in un periodo nel quale i pezzi più pregiati sono ormai accasati da tempo, il GM biancoblu, Federico Pasquini, è riuscito lo stesso a strappare in pochi giorni una firma dal peso specifico non indifferente: l’ala Alfonzo McKinnie.
Il nativo di Chicago, classe 1992, prima di giocare stabilmente in NBA, però, ha dovuto fare la più classica delle gavette, partendo veramente dal basso.
Uscito dal college di Green Bay, Wisconsin, con numeri non proprio da All American, 7 punti, 5 assist di media e due gravi infortuni al menisco, non viene scelto al Draft del 2015 e decide di mettersi subito in gioco andando addirittura nella seconda divisione del Lussemburgo con gli East Side Pirates, non proprio la crème de la crème del basket europeo.
Lo shock iniziale è forte: unico americano e straniero in una squadra di semi-professionisti che si allena una volta a settimana. In uno scenario come questo ovviamente domina a mani basse e nel suo primo anno da pro fa registrare 26 punti a partita.
L’anno successivo torna in America, non negli USA, bensì in Messico con i Rayos de Hermosillo che porta fino alla finale del campionato, diventando la stella della squadra.
Tornato nella sua Chicago nell’estate del 2016 si mette in gioco nei playground dei tornei 3×3, andando persino al mondiale di Cina dello stesso anno vincendo la medaglia d’argento con gli Stati Uniti. Qui viene notato dall’assistente allenatore dei Chicago Bulls, Randy Brown, che lo chiama per fare le selezioni nella società satellite dei Bulls, militante nella vecchia G-League, dovendo pagare persino 175 dollari d’iscrizione(!).
Chiusa la stagione con 15 punti di media e la presenza nell’All’Star Game della lega di sviluppo, mette il suo nome ufficialmente nei radar dei GM dell’NBA, dopo i primi minuti e i primi punti con i Toronto Raptors, arriva la grande chiamata dei bi-campioni in carica dei Golden State Warriors nell’ottobre del 2018, con stelle del calibro di Curry, Durant, Draymond Green e Iguodala.
Con la squadra di coach Kerr le cose funzionano fin da subito, ritagliandosi sempre più spazio nelle rotazioni e piazzando la sua prima doppia doppia in NBA, 19 punti e 10 rimbalzi, proprio nella sua Chicago contro i Bulls. Chiude la stagione regolare con 4.7 punti, 3.4 assist in 15 minuti di media, arrivando a giocare persino le Finals, perse per 4-2 contro i Raptors, con 8 minuti e 2 punti segnati di media.
Poi un lungo girovagare in NBA, tra Cleveland, Los Angeles Lakers, di nuovo Chicago, prima di tornare in Messico nella scorsa stagione.
Un atleta polivalente, che ama attaccare il ferro e capace di condurre la transizione come pochi altri, difficilmente potrà sostituire Eimantas Bendzius, out per quasi tutta la stagione dopo il grave infortunio al tendine d’Achille patito negli ultimi mondiali, perché hanno due ruoli completamente differenti.
La Dinamo perde perciò la stazza e le percentuali fantastiche del lituano dai 6 metri e 75, ma con l’arrivo di McKinnie ci guadagna in esplosività ed imprevedibilità, vista l’irrisoria facilità con cui salta l’uomo in palleggio chiudendo molto spesso con l’affondata al ferro.
Bucchi sarà chiamato a rivedere la conformazione della squadra pensata in estate, con Treier e Charalampopoulos che dovranno dividersi il ruolo di 4, cercando di sostituire al meglio Bendzius e McKinnie nel ruolo di 3, con la speranza che l’americano arrivi quanto prima, visto permettendo, già per la prima gara in LBA della prossima settimana, in casa contro Napoli.
Nel frattempo la Dinamo si era già cautelata, aggregando al gruppo l’ala olandese Dylan Van Eych, l’anno scorso in A2 a Chiusi, per mantenere l’intensità degli allenamenti alta, viste le assenze anche di Charalampopoulos e Tyree, quest’ultimo infortunato già da quasi un mese.
Una pre-season complicata per Bucchi che almeno in queste ultime gare di preparazione ha potuto riavere a disposizione almeno il play Cappelletti, presente già nel torneo di Tel Aviv, che ha visto la Dinamo arrivare terza dopo la sconfitta all’overtime con l’Hapoel Gerusalemme (83-75) e la bella vittoria in rimonta per 90-89 contro i greci del Promitheas.
Sempre contro una squadra greca terminerà ufficialmente la preparazione estiva dei sassaresi: stasera infatti ha dovuto capitolare contro il Peristeri di coach Spanoulis nell’andata della Miners Cup di Carbonia, 52-75 in una gara in cui i biancoblu hanno sbagliato tanto e segnato con il contagocce, appena 17 i punti messi a referto nel secondo tempo.
Senza anche Ousmane Diop, fuori per un affaticamento, la squadra sassarese non ha avuto le energie e il tonnellaggio per reggere l’urto con quella di Kill Bill Spanoulis, con quest’ultima che ha praticamente ipotecato il 1° Trofeo di Carbonia visto il +23 che la Dinamo sarà costretta a ribaltare nella gara di domenica sera.
Insomma la stagione è alle porte, ma neanche la positiva firma di Alonzo McKinnie non basta per far diradare i nuvoloni neri di una preparazione che ha portato più dubbi che certezze, oltre che sciagure!