Dopo la furiosa rimonta di gara1 chiusa con una sconfitta per un solo punto la Reyer Venezia sbarca a Londra cercando l’impresa che vorrebbe dire finale.
Impresa che non riesce perché le londinesi si sono dimostrate più forti, più complete e perché hanno sbagliato meno in questa gara di ritorno, decisa alla fin della fiera da una fiammata delle Lions nel terzo quarto.
La squadra di Mazzon ha avuto un paio di occasioni per piazzare un mini break mettendo pressione sulle avversarie ma ha sempre fallito i possessi per farlo sul +3. Da lì in poi le inglesi hanno prodotto un parziale che le hanno proiettate in doppia cifra di vantaggio, quindi non si sono più voltate indietro condannando la Reyer Venezia all’eliminazione.
Cosa possiamo dire di questa partita?
Il primo punto che voglio scrivere (per la seconda volta consecutiva) è che il roster lungo Venezia ce l’ha solo sulla carta, perché alla fine giocano in 7/8 giocatrici le partite che contano e scrivo 7/8 non a caso.
Makurat ha questo problema alla schiena che pare aggravarsi al posto che dissolversi e per questo la sua presenza in campo ormai da tempo è piuttosto incolore. Ora voglio sperare che si possa fermare per risolvere i problemi, altrimenti nei playoff sarebbe una pedina importante in meno.
Sulle altre della panchina: Nicolodi, Gorini e Meldere non sono in rotazione e quando lo sono è solo in situazioni d’emergenza o per pochi minuti e purtroppo Santucci non è ancora pronta.
Di queste nessuna sta giocando secondo il proprio potenziale e dopo mesi fatti a tavoletta potrebbe esserci una minore brillantezza atletica.
Ma soprattutto hanno dato l’impressione (poi confermata dai soli 59 punti), che la Reyer Venezia quando il livello si alza fa molta fatica a giocare e trovare il suo ritmo, che è quello sostenuto e che ha sciorinato fino a qualche settimana fa.
Secondo me questa Reyer più aumenta i possessi e meglio è, con tante giocatrici che ad alto ritmo si trovano a loro agio, meno quando c’è da attaccare la difesa schierata per 40 minuti.
Ma per alzare il ritmo bisogna in primis difendere e Venezia l’ha fatto ad intermittenza. Nei momenti in cui l’interruttore era in on, non è stato un caso che poi anche l’attacco ne abbia giovato.
Ma in definitiva la sconfitta è stata giusta, anche per la mancanza di un piano B con le armi a disposizione di Mazzon che non sono poi molte per variare lo spartito. In questo, molto più completa Londra che ha 3-4 giocatrici di altissimo livello e un più che buono supporting cast.
Gustavson è il manifesto della concretezza, mai una palla sprecata e tanti canestri in taglio che hanno fatto a fette la difesa orogranata ed in sostanza deciso partita e qualificazione.
Winterburn poi con quei 3 minuti nel terzo quarto ha spaccato la partita e comunque ha fatto vedere di appartenere all’elite europea e Fagbenle si è confermata dopo la splendida gara1 come una lunga moderna, capace di fare tutto in campo e di aver lei pure in canna due minuti di trance agonistica che spezzano partita anche di questo livello.
Poi tutte le altre, funzionali alle tre star, tutte molto fisiche e/o atletiche che hanno messo mattoni importanti per la qualificazione alla finale.
La Reyer Venezia quindi non deve avere rimpianti, ha giocato una grande Eurocup (a differenza della sezione maschile) ed ha ancora reso più chiaro il fatto che le manchi poco per primeggiare anche in campo europeo.
Lo dicevamo anche lo scorso anno, poi l’infortunio a Santucci ha colpito duro e per ora la mancanza di Delaere visti i problemi della sua sostituta si sente parecchio.
Io credo che il prossimo potrebbe essere l’anno buono, a patto di pescare però straniere più funzionali e/o dal rendimento più costante.
Ma la stagione continua ed adesso c’è da andare a provare a vincere lo scudetto; penso che le contenders dopo aver visto questa sfida proveranno a copiare il gameplan di Kaltsidou, vista la sua efficacia.
Velo dico già ora comunque, si prospettano playoff incertissimi, anche se prima di arrivarci deve passare ancora un pò d’acqua sotto i ponti.
IL TABELLINO: London Lions 71 – Reyer Venezia 59
LE PAGELLE
Lorela CUBAJ 5,5: due bei movimenti dei suoi ma oggi in difesa non è stata il solito muro, anche se ovviamente il livello delle avversarie era alto.
Francesca PAN 4,5: non riesce mai a trovare lo spazio ed il ritmo giusto per le sue triple, era uno dei punti cruciali del gameplan londinese. In difesa poi spesso combina guai.
Martina FASSINA 5: a lungo fuori o ai margini della partita, troppe perse banali anche in momenti decisivi.
Awak KUIER 4,5: incide pochissimo sia in attacco ma anche in difesa dove i suoi cm non vengono sfruttati: molti sono i suoi demeriti ma anche tanti quelli della squadra. Il suo potenziale rimane inespresso, mai un taglio, mai una situazione di post basso ad esempio dove possa venire coinvolta, nemmeno il tentativo delle 3 lunghe. La fotografia di tutto questo: prima tripla tentata a 25″ dalla fine.
Matilde VILLA 5,5: battezzata da tre punti fa un 2/7 certamente da migliorare in futuro. Le Lions ottengono quel che volevano, ovvero togliere le sue scorribande in area spesso immarcabili. Il ritmo blando della gara non l’aiuta a prendere in mano la situazione ed a difesa schierata lascia che sia Berkani ad inventare.
Jessica SHEPARD 6: in attacco è da 7, sempre piuttosto concreta con i suoi appoggi (anche se un paio di volte, nei momenti clou, si è fatta stoppare), ma in difesa è una tassa spesso salata. Per il prossimo anno fossi la Reyer la lascerei andare, puntando su un altra tipologia di lunga che meglio si adatti alle caratteristiche delle esterne.
Lisa BERKANI 6,5: 1/6 da tre, vero. Ma è l’unica a tentare qualcosa palla in mano, a costo di forzare qualche situazione di troppo.
Anna MAKURAT sv: ho saputo dei suoi problemi alla schiena che vanno aggravandosi. L’avessero detto prima, avrei evitato di darle insufficienze a questo punto immeritate, ma anzi ne avrei sottolineato lo spirito di squadra e il sacrificio. Sta di fatto comunque che la Reyer con la Makurat di 12 mesi fa a mio avviso avrebbe passato il turno.
Giuditta NICOLODI 5,5: peccato per lo sfondo commesso, per il resto non poteva fare null’altro.
Cristiano Garbin
@garbo75
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