Doppio turno di Eurolega questa settimana e seconda trasferta di fila per una Olimpia Milano in crisi che dopo il disastro di Berlino si appresta a giocare nella calda Belgrado in un dei palazzi più grandi e con il pubblico più caloroso e canterino (da brividi i 5 minuti pre partita con 20mila persona a cantare a squarciagola).
Ed inaspettatamente, ma fino ad un certo punto, i biancorossi sono riusciti a spuntarla giocando un buon secondo tempo dopo che nei primi venti minuti il Partizan senza faticare più di tanto ma solo sfruttando le tante falle della difesa meneghina stava controllando la gara, seppur con un vantaggio minimo.
Tanti gli spunti forniti da questi 40 minuti: innanzitutto il Partizan era ed è l’avversario migliore che l’Olimpia potesse incontrare essendo una squadra completamente rivoluzionata, con equiliibri ancora da trovare, un paio di infortunati ed un santone come coach che comunque miracoli non ne può fare.
Anche come caratteristiche Milano si accoppia bene con i serbi, che non hanno un centrone alla Tavares, tanti esterni con l’uno contro uno nelle gambe ma poca capacità di lettura delle situazioni: ed è proprio questo difetto ad aver ribaltato l’esito della partita quando sapientemente Messina ha proposto una zona adattata sulla quale si sono schiantati i vari Carlik Jones e Ntilikina.
Infine, molto semplicemente, la classifica generale dopo 9-10 partite già rispecchia fedelmente i valori in campo ed il fatto che il Partizan stesse sul fondo con sole due vittorie in compagnia degli altri bianconeri della Virtus è abbastanza sintomatico sullo stato delle cose.
Non si può parlare di crisi perché le aspettative comunque non erano altissime nel pre stagione, ma la difficoltà palese a vincere credo sia sotto gli occhi di tutti.
In questa partita comunque sono tanti i meriti di Milano, che dopo un primo tempo in cui ha alternato buoni spunti dalle individualità con fesserie offensive e difensive quasi da non credere per un team di così alto livello.
Come detto la zona ha aiutato ad ingolfare il motore belgradese, ma anche delle scelte chiare e nette di coach Messina.
Il panchinamento di un Dimitrijevic che è più giocatore da 3vs3 che da 5vs5 (che poi nemmeno, nel 3×3 i palleggi inutili sono banditi), con tanti uno contro uno abbastanza forzati, perse banali ed una difesa che definire porosa non rende l’idea, a confronto suo Mannion, che rimane uno degli ultimi della pista, sembra Micheal Cooper.
Anche Bolmaro è stato accantonato nei momenti clou, forse più perchè Mannion e Brooks stavano andando bene che per reali demeriti, di certo come scrivo da un po’ va rivisto il suo ruolo all’interno della squadra. Basta considerarlo un play, non lo è. E’ un esterno moderno con gambe al tritolo che ha un tiro ondivago e se non attacca dritto per dritto il canestro tende a fare confusione.
Le istruzioni per l’uso sono quindi complicate, io lo userei come agente difensivo ma sempre affiancato da 1 o 2 portatori di palla, non dev’essere lui ad imbastire l’azione.
Poi, Ettore ha asciugato le rotazioni dando però fiducia ad un rientrante Diop che ha messo a segno canestri decisivi col senno di poi, il fischiatissimo Mirotic si è finalmente caricato la squadra sulle spalle e tutto il supporting cast ha finalmente reso la squadra solida nell’ultimo quarto.
Quella è la strada maestra da cui ripartire, l’ultimo quarto al Pionir. La crisi sembra quindi sventata, ora arriverà Freddie Gillespie a sostituire un ingaurdabile McCormack a dar manforte sotto canestro ed anche se io avrei preferito un intervento in un altro reparto l’ex Bayern potrebbe dare una bella dose di energia ad un settore lunghi che spesso va sotto atleticamente.
Lo vedremo giovedì quando al Forum arriverà il Maccabi Tel Aviv che ha appena cambiato il coach e che, come purtroppo sappiamo, è costretta a subire la situazione internaazionale di Israele. Le premesse per ripetere una buona prova, vincere e continuare la scalata in classifica ci sono tutte, una sconfitta però certificherebbe che questo gruppo ha nel dna un’incostanza cronica.
IL TABELLINO – PARTIZAN BELGRADO – OLIMPIA MILANO 81-88
DIAMO I NUMERI
26 – i minuti di Pippo Ricci in campo, e fino alla tripla importantissima di tabella avrebbe rischiato il 4,5 in pagella se l’Olimpia avesse perso. Invece ha vinto anche grazie a lui, che incarna l’esempio di come e di cosa deve fare un gregario in una grande squadra. Poi ha sempre lo spirito giusto, da capitano vero, e per me rappresenta l’ideale successore di Cinciarini, l’ultimo Capitano con la C maiuscola, per come lo intendo io.
1 – i punti al minuto di Diop, decisivo in questa partita con quei tre canestri non banali. L’ex Dinamo Sassari piace un po’ a tutti per l’atletismo unito ad un certo q.i. cestistico, certo usato da centro in Eurolega contro i bestioni di 2,15 si deve arrangiare ma io consiglio ad Ousmane di continuare a migliorare il suo tiro da 3, perché il suo step definitivo lo farà spostandosi in ala forte. Deve però avere un tiro da fuori affidabile ed abituarsi a muovere i piedi in difesa, ma sono certo che non sarebbero entrambi grossi problemi. Infine, Diop è la dimostrazione che anche in Serie A2 ci sono tanti ottimi giocatori che facendoli crescere gradualmente possono arrivare a giocare e ad incidere nella massima competizione europea. A buon intenditor…
2 – i punti in ben 20 minuti di un irriconoscibile Iffe Lungberg. A prima vista guardando solo questi 40 minuti questo matrimonio non avrà un lieto fine, forse c’è incompatibilità tra il danese e il modo di vedere il basket di Zele. Classico esempio di come per andare dal Dio denaro si lasci una situazione tecnica ed ambientale ideale, a Bologna, per ricercare non so cosa per trovarsi con il classico pugno di mosche in mano. Certo, a differenza di altri e di noi comuni mortali il 27 del mese ha di che consolarsi…
218 – i centimetri di Pokusevsky, scelto in un recente draft alla numero 17 da OKC e che in campo ieri mi è parso un Gregor Fucka che non ce l’ha fatta. Il draft non è una scienza esatta e lo sappiamo e l’adattamento al basket europeo dopo 4 anni nella NBA è ancora in corso, quindi mi aspetto grandi miglioramenti nei prossimi mesi da parte di questo giocatore inusuale (per questo mi incuriosisce) nel telaio, per come gioca e nelle skills che ha.
7 – gli assist di Nico Mannion che coincidono anche con il suo voto in pagella. L’ex varesino è stato un fattore, perché se riesce a puntare con costanza il canestro diventa una brutta bestia da fermare, anche a questo livello. Certo poi con impianti difensivi diversi e più efficaci di solito casca l’asino, ed è qui che il figlio di Pace deve fare uno step in avanti, altrimenti passerà la stagione alternando buone e cattive partite a seconda del tipo di squadra che ha davanti.
4 – i minuti di McCormack in campo. Potrei fermarmi a commentare non la sua prestazione, bensì la sua esperienza milanese con un “Bah!”. Onestamente faccio fatica a capire come sia potuto arrivare a giocare, e bene, in Eurocup ma certamente sarà capitato in un contesto adatto a lui. A Milano è un pesce fuor d’acqua, in attacco sembra abbia visto un pallone da pochi giorni ed in difesa pare un mio vecchio compagno di squadra al quale dovevamo dire sempre dove doveva andare, infatti lo soprannominavamo TomTom perché aveva bisogno di un navigatore. Il buon David forse è ancora peggio, o forse in macchina ancora ha le carte cartacee……
SALA STAMPA
Ettore Messina
“E’ stata una bella vittoria, ovviamente importante in una competizione così difficile in cui abbiamo perso un paio di partite già vinte. Imporsi qui contro una buonissima squadra, ovviamente ben allenata, davanti a 20.000 persone non era facile.
E’ stata una partita giocata con grande spirito di sacrificio, abbiamo mosso la palla, distribuito 21 assist, che sono tanti, abbiamo difeso. Credo che concedere 16 punti nel quarto periodo in cui tante volte abbiamo perso sia stato fondamentale.
Sono contento per i ragazzi, perché hanno risposto bene ad una sconfitta durissima come quella di Berlino, appena tre giorni fa. Come squadra sappiamo che avremo alti e bassi, con tanti rookie per questa competizione, ma se stiamo insieme e continuiamo a lavorare sono convinto che arriveremo anche ad essere più continui.
Il duello con Obradovic? Ho il massimo rispetto per lui, non solo per la sua incredibile carriera, ma per la persona che è. E’ un collega sempre rispettoso, vinca o perda, ha sempre grande classe”.
CRISTIANO GARBIN
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