Mentre in Italia vengono stanziati 10 Milioni di Euro da parte del Governo per mettere in piedi il Comitato per Roma2024, in Spagna, paese culturalmente e socialmente abbastanza vicino al nostro e nello specifico a Barcellona, si annuncia il “via” alla nuova casa del FC Barcellona Lassa, una struttura polifunzionale che verrà chiamato Nou Palau Blaugrana e che conterrà ben 12.000 spettatori.
La struttura sarà adiacente al Nou Camp della sezione calcistica e ospiterà anche altri eventi come l’hockey a rotelle in cui il club catalano eccelle da anni. La motivazione principale che spinge ad edificare questa nuova struttura è, a seguito di quanto dichiarato Jordi Bertomeu lo scorso martedì nella presentazione “urbi te orbi” del nuovo progetto, dell’aumento del pubblico per le gare di pallacanestro di Euroleague.
Il tutto va ad inserirsi in una città, Barcellona appunto, che non è certo priva di strutture adeguate ad ospitare eventi al chiuso di rilevanza nazionale ed internazionale.
“Con l’annuncio di oggi da parte del club FC Barcelona Lassa, vediamo ancora una volta come un aumento della domanda tra gli appassionati dell’Eurolega ed il miglioramento della condizione economica dei nostri club stanno creando opportunità come questa per facilitare nella crescita nel lungo termine”, ha detto Jordi Bertomeu, presidente di Euroleague Basketball ed amministratore delegato, che ha partecipato alla presentazione arena.
“I tifosi, ovviamente, sono al centro di ogni impegno come questo, e possiamo essere certi che sia coloro che frequentano i giochi a Nou Palau Blaugrana che il pubblico televisivo avrà una esperienza di qualità superiore da godere.”
Già. Ma il Barcellona Lassa non è la sola entità che ha fatto passi avanti in questa direzione. Infatti la decisione di costruire una nuova arena per il Barcellona Lassa
risponde alle stesse tendenze di mercato che hanno visto diverse squadre di Eurolega aggiornare o, se preferite, adeguare od addirittura costruire arene più ampie e meglio attrezzate nelle ultime stagioni per rispondere all’esigenze di media e tifosi.
Come se non bastasse il Barcellona ha rilevato un aumento della vendita dei biglietti per le gare di Eurolega, una crescita costante in ciascuna delle ultime ultime tre stagioni consentendo inoltre ai propri fan vari pacchetti di acquisto degli stessi, potenziando anche l’area ospitalità per rendere i tempi morti delle gare sempre più appetibili, dettaglio che ovviamente sarà rafforzato nel Nou Palau Blaugrana. Perciò appare lampante che investire nei palazzi dello sport sia un imperativo categorico, meglio se l’obiettivo è orientato sulla qualità.
Queste considerazioni perciò dovrebbero far riflettere chi dirige e governa da lustri, se non quasi da decenni, la nostra pallacanestro evitando sempre di rimbalzare le responsabilità dell’immobilismo infrastrutturale degli impianti alla politica ed alla burocrazia. Non si può chiedere o pretendere spazio a favore di media e sponsor se non si comincia, fattivamente e definitivamente, un percorso di deciso taglio con la logica del passato, dove il settore pubblico è sempre, costantemente organo primario nelle decisioni in questo ambito a favore o sfavore di attività private.
Se i vertici della nostra pallacanestro si adeguassero a questo cambio di rotta, partendo dalla Fip come organo facilitatore e non solo come mero strumento di controllo delle poltrone, muovendo anche quelle sinergie che gli sono concesse all’interno delle strutture politiche-decisionali, allora sì che anche nel nostro Paese potremmo parlare di rinascita concreto del nostro basket soprattutto di base, non d’elite perché le strutture buone in Italia le abbiamo, dal PalaRuffini di Torino all’Adriatic Arena di Pesaro. Ma sono a macchia di leopardo, manca nel nostro Paese un progetto globale a carattere nazionale che affronti defintivamente questo delicato tema anche sociale oltre che sportivo, affinché si possa vedere domani più di qualche giovane talento sbocciare tra i 250.000 tesserati che popolano oggi il mondo dei campionati ai più vari livelli in Italia.
E’ un auspicio, un’esortazione, un invito a chi di dovere, con la speranza che si faccia realmente quello che si dice di voler fare a parole. La buona fede c’è tutta, ora sarebbe il caso di alimentarla con azioni concrete.
Fabrizio Noto/FRED