“Non appena è uscito il calendario, sono subito andato a vedere quando avremmo giocato contro l’Eurobasket”. E’ così che, fugando immediatamente ogni dubbio sull’attesa di questa prima partita da ex della sua giovanissima carriera, Davide Alviti si avvicina alla sfida di domenica, che vedrà appunto di fronte Tortona ed Eurobasket, la sua squadra attuale e quella in cui è cresciuto.
“In questa società ho trascorso cinque anni che mi hanno formato, come ragazzo prima ancora che giocatore. Credo che vivere questa partita sia gratificante per me come atleta, ma anche per loro che hanno raggiunto questi livelli e senza dubbio giocare contro la squadra che ti ha formato è la sensazione più bella che si possa provare”.
Soprattutto se rappresenta, fin da piccolo, la prima tappa di un’esperienza di vita in cui la pallacanestro recita solo una parte, seppur la più importante. Perché l’approdo in via dell’Arcadia rappresenta per Davide, che vive con la famiglia ad Alatri, già a 15 anni una serie di notevoli sacrifici, come partire da casa ogni giorno, spesso in treno, per raggiungere Roma ed allenarsi con i compagni:
“Era un grande rischio, ma anche un po’ di sana incoscienza giovanile mi ha portato a fare questo passo, ne ero consapevole ma allo stesso tempo non era semplice, però devo dire che tutti questi sacrifici mi hanno portato, un passo alla volta, a raggiungere questi livelli, che considero sempre un punto di partenza”.
Così, a 19 anni, anche la sfida con la Serie B in quella squadra che, strada facendo, ha finito per stupire tutti, fino alla finale persa con Rieti:
“Sarà davvero difficile trovare una squadra così affiatata e compatta come quella, devo dire che mi è davvero
dispiaciuto lasciare alle spalle quella annata perché mi sono divertito, ma sono soprattutto cresciuto molto sia mentalmente, che come giocatore. Ringrazio tutti coloro i quali hanno vissuto con noi quella stagione, senza i quali non sarei mai riuscito intanto a raggiungere la serie A2”.
Già, perché la giovane ala ora in forza a Tortona, ha ancora bene in mente tutti i momenti di un campionato inaspettato, vissuto con la sfrontatezza che si confà ad uno spensierato gruppo di ragazzi, ma anche con la maturità di riconoscere l’aiuto ed il sostegno di chi gli è stato a fianco:
“Potrei stare a parlare due ore di quella squadra, con Giulio (Casale, ndr) che mi riportava a casa la sera, ad esempio, ma davvero tutti sono stati per me importanti, come Davide e Federica, per il tantissimo tempo che hanno dedicato a lavorare con me, compagni e dirigenti di una stagione esaltante anche a livello giovanile”, ed il contatto quotidiano con icone del basket nazionale quali Tonolli, Bonora e Righetti, che ne hanno rappresentato un’inestimabile fonte di ricchezza:
“Rigo l’ho conosciuto quattro anni fa, quando giocava ancora alla Virtus e per la carriera che aveva alle spalle non mi aspettavo potesse nascere un legame anche fuori dal campo. Invece ancora adesso, ogni Estate, lavoro in un posto che lui stesso mi ha suggerito e dove si allenava lui da giovane, seguendo un programma a cui tutto lo staff mi ha indirizzato”.
Un punto di “rottura” col passato ed un approdo al mondo dei professionisti coinciso, sulla stessa strada percorsa dai
giovani venuti dopo di lui, con la possibilità di una crescita costante al fianco di giocatori che hanno scritto le pagine più importanti del basket nazionale:
“Avere la possibilità di allenarsi e giocare insieme a lui, come sicuramente vale per Malaventura e il resto della squadra, è una forte spinta emotiva a dare il massimo e cercare di imitarli, dato che incarnano perfettamente l’ideale di giocatori professionisti dentro e soprattutto fuori il campo. Per questo spero che anche gli altri ragazzi del vivaio sfruttino questa chance, con il consiglio di inseguire il proprio sogno e non fermarsi, invece, al primo ostacolo”.
Una maturità per certi versi sorprendente, se si guarda ad una carta d’identità che recita 20 anni ancora da compiere (5 Novembre 1996), ma denota una personalità già definita ed una chiarezza di idee che lo portano anche a mettersi in discussione ogni giorno:
”E’ per me un po’ l’anno decisivo, quello in cui capire se essere carne o pesce, considerando sempre queste esperienze come un punto di partenza per migliorare, dando sicuramente sempre il massimo, al netto dei fattori esterni che possono influire”.
Dopo la stagione dello scorso anno con la canotta di Mantova, che l’ha portato ad essere eletto come miglior Under 22 della Final Eight di Coppa Italia a Rimini, la tappa successiva si chiama quindi Tortona (14 minuti di impiego medio nelle prime due sfide), una squadra giovane e vivace, che ha già vinto le prime due partite di campionato:
”E’ molto presto e tutto da www.eurobasketroma.it decidere, come squadra dobbiamo dimostrare ancora tanto, ma abbiamo tutti una grande fame e voglia di arrivare dentro, con la possibilità, essendo una squadra molto giovane, di poter essere anche più aggressivi ed intensi in allenamento. Lavoriamo tutti con grande motivazione e predisposizione al lavoro, consapevoli della possibilità che ci è capitata”.
E che ora vedrà proprio la Roma Gas & Power provare ad interrompere l’imbattibilità di una delle sole due squadre ancora a punteggio pieno ad Ovest, con un occhio a quello che questa stagione potrà regalare a lui, ed anche all’Eurobasket:
“Come sempre cercherò di fare del mio meglio, mentre auguro all’Eurobasket di fare una grande stagione, perché è quello che meritano ed inseguono da anni. E’ una società ideale dove crescere da un punto di vista sia umano che tecnico e non posso che nuovamente ringraziare tutti, dal primo all’ultimo, perché senza di loro non sarei mai qui adesso”.
Pronti, per ora, per una sfida dal sapore già speciale, senza escludere, chissà, che un domani le strade possano tornare ad incrociarsi.