Questa volta però l’Angelico è andata molto vicina a vincere una partita dominata dai biancoblu per larghi tratti: solo Viggiano e Salyers, con l’apporto dell’ex Jurak, riuscivano a tenere in vita Biella, che, nell’ultimo minuto, ha avuto addirittura la palla della vittoria grazie a un mezzo regalo canturino. Green (autore di una “quasi-quadrupla-doppia”: 9 punti, 9 assist, 9 rimbalzi, 7 falli subiti), e Ortner facevano 0/4 complessivo dalla lunetta, in mezzo Sosa infilava una gran tripla dall’angolo, mentre il rimbalzo a 9” dalla sirena finiva nelle mani di Slaughter: il coast to coast dell’Americano si spegneva nel nulla, sul suo scarico un po’ nel vuoto si gettava Salyers, ma a oltre 9 metri dal canestro. Il tiraccio all’ultimo secondo non premiava oltremodo Biella.
E’ finita come una settimana fa: la squadra ospite a prendersi i meritati applausi dai suoi ultrà, i rossoblu a prendersi quelli altrettanto meritati della propria curva e del palazzo intero. Perché ancora una volta ci si è provato, ma di nuovo si scopre che provarci non basta e forse, a questo punto, non è solo sfortuna. Sia chiaro, la situazione non è affatto critica, ma qualche limite strutturale sta cominciando a pesare parecchio.
Innanzitutto, bisogna rilevare la già paventata coperta corta sotto canestro. Ieri sera Suton ha giocato appena 9′, tutti nel primo tempo. Arrivato in fretta a 3 falli, è stato messo a sedere da coach Cancellieri, senza poi più rientrare. Non si capisce l’esatto motivo di questa scelta, partorita volontariamente dall’allenatore teramano: Suton avrà sì giocato male nei primi 20′ ma, visto il flagello Ortner, battezzato per ragioni tattiche a favore di una maggior pressione sugli esterni canturini, una prova si poteva fare anche nella ripresa. Senza contare che Cantù ha comunque tirato da fuori con ottime percentuali, mentre “battezzare” è diverso da “lasciare libero sotto il ferro”, come ieri è accaduto troppe volte. A parte le scelte tattiche, giocare per forza con quattro piccoli, o con Soragna 4 adattato, non è certo agevole in tutte le occasioni. Inoltre, bisogna purtroppo tornare al capitolo Chessa: il problema crediamo sia di ruolo. Nel momento in cui Sosa sbaglia la partita, come in questo caso nella prima metà di gara, l’esterno sardo non è in grado di sostituirlo, come ha ripetutamente dimostrato in questo inizio di stagione. Il suo momento è chiaramente negativo in senso assoluto, ma rispetto allo scorso anno, in cui era letale nel saltare fuori dai blocchi e prendersi il tiro, ora sembra del tutto spaesato con la palla tra le mani e quattro compagni da orchestrare. Si spera che possa presto riprendersi, ma c’è il sospetto che il progetto su di lui non sia azzeccato.
Passando ai vincitori, Cantù ha dimostrato di essere squadra seconda soltanto a Siena per solidità, almeno in questo momento. Roma si sta riprendendo alla grande ma ha bisogno di ulteriori verifiche, Milano ha un roster superiore ma martoriato dagli infortuni, le altre sembrano un gradino sotto. Trinchieri ha vinto ai punti la sfida tra coach: come ha riconosciuto in sala stampa, Cancellieri è stato bravo ad allestire una rotazione d’attacco in grado di fruttare molti rimbalzi offensivi, cosa che a tratti ha aiutato Biella a restare a galla. Però la zona ordinata dall’allenatore canturino in occasione del gioco offensivo di sistema dell’Angelico ha funzionato benissimo, soprattutto nel primo tempo; senza contare che la macchina da punti canturina ha sempre saputo trovare l’uomo libero sotto canestro o sul perimetro, mentre l’attacco laniero si è spesso perso in un bicchiere d’acqua.
Diciamo che, nel complesso, anche senza Markoishvili e con un pessimo Mazzarino, Cantù ha tirato con il 44% dall’arco e ha servito ottimamente un Ortner sempre solo (21 alla fine per lui), difendendo bene e costringendo Biella al ragionamento a basso ritmo. L’Angelico è comunque riuscita a sfornare un terzo quarto da 23-17, pagando però lo sforzo di una frazione dominata con la minor lucidità in quella decisiva. La voglia e la grinta hanno a lungo sopperito alle percentuali, senza contare due fattori negativi indipendenti: l’arbitraggio del primo tempo, a tratti imbarazzante, e la sfiga citata in conferenza da capitan Soragna: la tripla di Tabu sulla sirena del terzo periodo e le molte palle vaganti finite in mano ai biancoblu, per citare qualche esempio, hanno spostato una montagna in una gara persa di un tiro.
Quel gap tra due squadre diverse per nomi e ambizioni, come ha rilevato Cancellieri, che tanto risalta dalla valutazione di squadra (99 a 79 per Cantù), è stato soltanto quasi colmato da quel “qualcosa” che Trinchieri dice aver dentro Biella. Da questo “qualcosa” dovrà ripartire Cancellieri, con i suoi ragazzi terribili.
Angelico Biella-Bennet Cantù 74-75
Parziali: 19-26; 14-12; 23-17; 18-20.
Progressione: 19-26; 33-38; 56-55; 74-75.
Tabellini: http://195.56.77.210/game/64239.html
WVP: la corona del peggiore va divisa in due, uno per parte. Per Biella va sicuramente a Chessa, che ha minuti, occasioni e tiri, ma non ne imbrocca proprio una. D’altra parte il -10 di valutazione del canturino Mazzarino non è degno del nome di un giocatore che raramente sbaglia una gara in maniera così clamorosa.
Sala stampa
Coach Andrea Trinchieri: Abbiamo avuto dei meriti nel far giocare male Slaughter. Siamo stati eccellenti nel togliere a Biella la possibilità di fare il suo gioco, usando la zona in determinati frangenti. Peccato per il nostro terzo quarto, ma Biella è una squadra che ha dentro qualcosa. Siamo stati bravi a finire la terza frazione sotto di un solo punto. Nell’ultima azione non si doveva lasciar la palla a Ortner, una squadra di alto livello non commette questi errori. E’ stata comunque una bella serata di basket.
Coach Massimo Cancellieri: Sapevamo che avrebbero cercato di controllare il ritmo, non era facile approcciare questa gara. Viggiano e Salyers hanno capito che si poteva attaccare l’area, sono stati i più efficaci. La nota peggiore per noi è che Cantù ha preso 7 dei suoi 9 rimbalzi offensivi nell’ultimo quarto. Non ho niente da biasimare alla squadra nel complesso, Cantù ha altro talento e altri obiettivi. Nel finale si parla sempre di episodi. I tanti punti di Ortner? L’idea era di pressare sul perimetro la miglior squadra del campionato al tiro da tre, battezzando spesso i lunghi della Bennet.
Matteo Soragna: Stare punto a punto con Cantù non è facile. Direi però che anche un po’ di sfiga ci ha penalizzati nei momenti topici, tanti palloni sono finiti quasi per caso in mano a loro e questo pesa molto quando perdi di uno. Dobbiamo ripartire dal fatto che siamo una squadra che non molla mai.
Lodovico Roberto