Se volessi essere davvero cattivo inizierei chiedendo: chi ha autorizzato alcuni dei nostri azzurri a non cantare l’inno di Mameli? Come si permettono questi signorini di fare una cosa del genere? Chi non prende provvedimenti è peggio di loro…Ma siccome non sono cattivo non lo scrivo, lo so è una mia fissazione, parliamo della partita…
La Germania, una modesta ma razionale e determinatissima Germania, è ad Istanbul con una gara di anticipo perché ha battuto l’Italia nella “fantasmagorica partita” di spareggio per, leggete leggete 61 a 55…E noi? Come sapevamo da tempo dobbiamo aspettare l’ultima partita, con la Georgia mercoledì 6 settembre per conoscere il nostro futuro in questo Eurobasket 2017.
Partita d’altri tempi, venticinque anni fa quando in Grecia si giocava lo “slow basket”, cioè con un controllo del ritmo lento lento, esasperato. Occupazione fisica dello spazio grazie alla grandezza di alcuni giocatori, visuale oscurata sotto canestro, idee chiarissime su cosa e come fare per provare a vincere: tiriamo da tre ma senza esagerare, diamo la palla sotto ai nostri lunghi, giochiamo dei bei pick and roll centrali visto che l’Italia non li sa difendere e magari anche qualche back door che anche quelli ci vanno di lusso, toh pure con la difesa schierata. Ah, naturalmente corriamo appena si può, in contropiede. Banale? Forse ma efficace.
L’Italia di contro, ha dato la sensazione di non poter esprimere un gioco diverso da quello espresso sin qui: il tiro da tre. Non perché sia incapace di fare altro, semplicemente perché non ci sono attori in grado di fare altro. O meglio ce n’è solo uno, Gigi Datome, un predicatore nel deserto. I direttori d’orchestra – contro i tedeschi è stato messo in campo anche Cinciarini per disperazione – non sono all’altezza e non ingannino le cifre di Filloy, frutto di giocate da “Gaucho” vero e proprio, bravo senz’altro ma non funzionale ad un gioco di squadra, i lunghi non reggono l’impatto fisico con gli altri a questo livello. Non c’è nessuno in grado di tenere l’ uno contro uno specie nel settore degli esterni, non c’è una panchina che sappia reggere l’urto di partite di questo genere, spesso le giocate offensive sembrano improvvisazioni e le letture difensive lasciano ben più che a desiderare. Inoltre ed è l’unica domanda che mi permetto di fare a coach Messina: la Nazionale ha un piano B o C? O la pochezza del materiale umano non consente alternative, dunque è bene limitarsi a cercar di fare una cosa sperando di fare bene quella?
Primo quarto. Andamento lento perché la Germania composta da gente alta e grossa ha scelto di giocare a ritmo basso, così che la contesa inizia con due canestri da tre, Belinelli per noi – e chi altri se no? – e Tadda per loro. Poi per l’Italia si apre una fase insolita – dopo circa due minuti e mezzo di 0 punti per tutte e due – con un paio di canestri da due, un contropiede di Belinelli ed una sontuosa linea di fondo di Melli che ci portano sull’8 a 3. Non è una fuga perché Schroder e Tadda quando mancano circa 5 minuti rimettono le cose in parità e questa volta l’ingresso di Folloy per Hackett non produce effetti importanti: la partita si trascina con pochissimi canestri e qualche errore di troppo da una parte e dall’altra. Messina richiama in panchina Datome e Belinelli per gli ultimi 150 secondi, Fleming (coach tedesco) cambia addirittura tutto il quintetto ma non ci si schioda da una totale parità nemmeno quando Aradori mette un parzialino di 5 punti, 17 a 14 perché in chiusura di tempo Voigtman servito da Schroder fa 17 a 16.
Secondo quarto. Schroder, con un canestro e due liberi in due minuti e 56 secondi, porta avanti la Germania, 17-20, per far capire che ha deciso di alzare i giri del motore. Poi nulla fino ai due liberi di Melli a meno 6’18” che sigla i primi due punti del quarto per noi dalla lunetta. Replica Theis da 3, anzi da 4 perché Cusin gli frana addosso e manda l’ala teutonica anche in lunetta. Sono stati giocati 4 minuti e 38 secondi e siamo 19 a 23 per loro con la sensazione che la partita possa scivolarci dalle mani perché in attacco facciamo diversi errori ed in difesa c’è un pò di fatica a leggere le traiettorie di Schroder. Però anche la Germania non è che combini un gran che così Gigi Datome ci riporta in parità con cinque punti, 24 pari e poi Belinelli avanti sul 27 a 24. Ancora pochi canestri, qualche forzatura da fuori, poi Datome fa 29 a 27 ed Hackett sulla sirena subisce l’1vs1 di Schroder che manda tutti al riposo lungo sul 29 pari.
Terzo quarto. La Germania accelera, non il ritmo sia chiaro, ma la qualità se così si può dire, delle sue giocate. Perché la difesa italiana non tiene più un primo passo di un tedesco e Schroder ne approfitta per distribuire palloni ai suoi tiratori anche se negli assits veri e propri il migliore dei nostri avversari risulterà essere il centro Johannes Voigtmann, 25 anni tra pochi giorni, 209 centimetri, dal Baskonia, con 5 (e 7 rimbalzi con 12 punti). Non a caso proprio lui scava il solco di tre punti, 33 a 36 sul quale la Germania a metà tempo comincia a costruire la sua vittoria perché da lì, l’Italia anche se si riavvicina una volta ad un punto con Melli, 37 a 38, e poi a due nel quarto periodo con Filloy e Melli, non riesce più ad pareggiare. Il colpo definitivo al morale già sotto i tacchi dei nostri arriva dopo tre errori consecutivi in attacco di Filloy, Aradori e Belinelli perché quando si va di là i tedeschi dall’angolo destro della nostra difesa piazzano una tripla micidiale perché è quella del 37 a 41. Belinelli da uno su due dalla lunetta ed il piccolo Lo penetra tranquillamente in terzo tempo bruciando Cusin che non può arrivare in tempo su un piccoletto lanciato a mille che ha lasciato sul posto il suo diretto avversario: 38 a 43 dopo 30 minuti.
Quarto periodo. Cinciarini in campo perché anche l’esperimento Hackett-Filloy è fallito ma c’è una fiammata dei nostri che ci porta sul 45 a 47 con Aradori-Filloy da 3-Melli. Stop. Capolinea. L’Italia si ferma qui. Barthel mette la tripla del 45-50 e Schroder silenzioso ma letale padrone del campo subito dopo piazza due liberi che fanno 45-52, sette punti in una partita così lenta e con un punteggio così basso sono una montagna. Per farlo servirebbe un leader che la Germania ha perché dal 50 al 61 finale, 7 punti sono di Dennis Schroder e solo 2 di Theis, mentre per noi il solo Filloy si sbatte per rimpinguare…lasciamo perdere. Speriamo nella Georgia.
Ecco il laconico commento di coach Ettore Messina:”Stasera abbiamo meritato di perdere per aver giocato una partita mediocre contro un avversario molto disciplinato. Fin dall’inizio abbiamo avuto fretta e questo è strano perché di solito siamo una squadra molto paziente. Nell’intervallo abbiamo anche avuto modo di parlarne ma poi nel terzo quarto ci siamo fermati a soli 9 punti. Come ho già avuto modo di dire, non eravamo fenomeni dopo le due vittorie e non siamo brocchi ora dopo due sconfitte. Domani è un altro giorno e c’è ancora una gara da giocare”.
Eduardo Lubrano