Kalinic, Raduljic, Teodosic, Bjelica, Jokic, Milutinov, Nedovic. Sei – o sette come ha detto Danilovic – titolari non c’erano ad Eurobasket 2017 nel roster della nazionale della Serbia. Eppure la squadra di Djordjevic è arrivata in finale ed ha perso l’oro dalla Slovenia per soli 8 punti, 93 ad 85. L’accoglienza che vedete nel video qui sotto, a Belgrado è stata di quelle trionfali, perché una medaglia viene festeggiata comunque, figuriamoci se inaspettata come questa vista l’assenza di tanti giocatori importanti. Non contenti, i dirigenti della Federazione serba, il coach lo ha annunciato, hanno prolungato il contratto con “Sale” fino al 2021…Cioè lavora con calma, dai un’impronta al movimento nazionale, fai crescere i giovani…
Bene, bravi bis. Tutto questo però cosa c’entra con noi ed il nostro triste movimento? Intanto Djordjevic è l’allenatore della Serbia dal 2013 dunque già tre anni nei quali ha raccolto un argento mondiale, un argento ed un bronzo europei, oltre alla partecipazione olimpica a Rio nel 2016. Noi dopo sei anni di Simone Pianigiani, siamo al terzo allenatore in due anni: Pianigiani-Messina-Sacchetti. Dove potrà mai essere la continuità di lavoro e di risultati è tutto da verificare, ma lasciamo perdere e lasciamo soprattutto lavorare Sacchetti.
Poi in Serbia hanno le idee chiare: facciamo giocare i giovani. Nel senso che quelli che meritano li mettiamo in campo subito, se non c’è posto utile in patria lasciamo serenamente che vadano a giocare all’estero, così guadagnano anche dei bei soldi, ma se sono bravi, in campo in Nazionale anche a 19 anni. Ma li abbiamo formati. Non come intendiamo noi con 4, 5 o 3 anni di campionati giovanili, no. Li hanno formati con l’educazione tecnica e sportiva, morale ed emotiva ad essere dei giocatori di pallacanestro. Per capire meglio, ecco un pezzo tratto dal racconto di Nikola Jokic, pubblicato da theplayerstribune.com nell’aprile del 2016, intitolato “Come intendiamo la pallacanestro in Serbia“:
“Tutto era legato ai cavalli per me. Io amavo la pallacanestro, ma quando ero piccolo – intendo fino ai 13, 14 anni – io andavo alle corse dei cavalli, il trotto. Non mi sono mai allenato così tanto a basket. Andavo nelle scuderie perché volevo essere un ragazzo delle scuderie. Quella era la mia vita. Io correvo. Non da professionista. Una volta mi piazzai quarto in una gara. Era un bellissimo hobby per me.
Ho cominciato ad allenarmi seriamente solo al mio ultimo anno nella mia città natale, Sombor. E’ un bel posto. Potete cercarla su Google. E’ nel nord della Serbia. Ho immaginato solo in quel momento che il basket potesse essere la mia vita. Che potesse diventare il mio lavoro e la mia passione allo stesso tempo. Ero consapevole di poter diventare uno bravo. Magari non di arrivare nell’NBA. In Europa però si.”
Qui c’è il racconto completo. Il nostro problema però è quello di pensare di imporre ad una Lega professionistica…(ho molti dubbi su questo termine accoppiato alla Lega A ma facciamo finta…) il numero di stranieri. Ipotesi sembra formulata dal presidente della FIP, Gianni Petrucci per il Consiglio Federale. Per inciso, tra le 11 e le 12 di martedì 19 settembre scorrendo i roster delle squadre pubblicati su legabasket.it risultano 196 giocatori in totale dei quali 83 italiani completi (nati sul suolo italiano) 11 naturalizzati (nati negli USA, Argentina, Polonia, Uruguay, Senegal, Brasile, Albania, Nigeria) e comunque nostri concittadini a tutti gli effetti e 102 stranieri. Ed il mercato non è ancora chiuso, alcuni roster debbono completarsi. Ci sono squadre che hanno 3 italiani ed 8 stranieri, qualcuna anche 7 italiani e 5 stranieri. Comunque i nostri sono meno, pochi ma meno.
Quindi invece di preoccuparsi di quanti stranieri imporre nella Lega A, perché non darsi da fare seriamente per far giocare gli italiani? E perché non stabilire regole per gli stranieri a partire dalla A2 in giù che siano utili a far giocare i ragazzi italiani? Regole che stimolino la concorrenza tra di loro però non che garantiscano il posto in squadra. Regole che assicurino alle società premi in denaro importanti non bruscolini, se fanno stare in campo gli italiani giovani. La Fip ha un budget di 37.120.176 milioni di euro stanziato per il 2017, nel 2016 erano 38.991.632, e qui c’è il documento ufficiale della FIP. A cosa servono questi soldi?
Eduardo Lubrano