Chi gioca e sa di pallacanestro conosce questo motto da sempre:”la difesa è il miglior attacco“. In Italia lo sosteneva Giancarlo Primo, Sandro Gamba, Valerio Bianchini ne ha scritto e fatto poemi pratici, Ettore Messina lo ha teorizzato ed applicato fino all’estremo, solo per citare alcuni dei più grandi.
La Cenerentola come la chiamano tutti, di queste Final Four del torneo NCAA 2018, Loyola Chicago, che sabato 31 marzo alle 18.10 ora americana, all’Alamodome di San Antonio giocherà la semifinale con Michigan (favorita come lo erano però tutte le altre avversarie dei Ramblers fino ad oggi) ne ha fatto un culto, un rito, una tradizione. La foto di questo post, scatta da Alex Scarborough di ESPN, mostra un muro dello spogliatoio di Loyola ad Atlanta prima della gara di quarti di finale con Kansas State.
Su quei fogli ci sono non soltanto tutti gli schemi offensivi degli avversari, ma anche tutte le informazioni su ogni singolo giocatore di Kansas St: “è mancino e gli piace prendere la palla così…; quando riceve in questa posizione attenzione perché sposta il piede desto in questo modo…; quando chiamano X i due dal lato destro si muovo verso…; non gli piace guardare il canestro se ha la palla in posizione di 3 con le spalle girate verso…; se rimani verticale quando è vicino al bordo lo metti in difficoltà; è molto veloce nel tiro se palleggia con la sinistra;” e quant’altro possibile compresa età, altezza, peso, statistiche dell’anno in corso e di quelli precedenti.
Lo fanno tutti. Giusto evidentemente gli scout di Loyola sono particolarmente bravi
Informazioni che ovviamente i Ramblers non incamerano in una sola riunione pre partita, e che probabilmente non riescono ad incassare tutte, ma sono lì, sul muro a ricordargli con chi stanno per giocare. E se qualcuno avesse dei dubbi o vuoti di memoria la “lavagna” è li pronta. “Non ho idea se l’assunzione di queste informazioni avvenga per osmosi o per altro – dice Porter Moser coach di Loyola – fatto sta che questa squadra ha abbracciato in pieno questo sistema di preparazione della partita“.
E Bruce Weber allenatore di Kansas State a fine gara dei quarti ripeteva come i Ramblers avessero “messo in ghiaccio i miei ragazzi, impedendogli di prendere un qualunque tipo di ritmo e bloccando l’ingresso in qualunque schema avessimo preparato“. Come se sapessero già cosa gli avversari stavano per fare.
Con questa attenzione, con questo ordine mentale, tattico e psicologico vien da sè, sempre per richiamare il motto dal quale siamo partiti, che l’attacco di Loyola sia una conseguenza naturale: leggero, divertente e sempre con un diverso protagonista. Donte Ingram, senior ha risolto la gara con Miami, Clayton Custer del 4° anno quella con Tennessee, Marques Townes, junior ha pensato di sistemare quella con Nevada e con Kansas State il protagonista è stato un altro senior, Ben Richardson.
Nei Ramblers ognuno è capace di fare un passaggio, un palleggio, un tiro, prendere un rimbalzo, di fare una cosa utile alla squadra perché il gruppo è maturato anno dopo anno e lo staff ha inserito i nuovi in modo veloce e funzionale. Ecco perché è una sorpresa visto il numero 11 di classifica, ma non lo è certamente sul piano della qualità del gioco e della bravura dei suoi allenatori.
Prossima puntata dedicata ai Minnesota Wolverines
Eduardo Lubrano