Target Center, Minneapolis. I Timberwolves portano a compimento l’opera di avvicinamento agli standard dei Rockets, già avviata senza successo in quel di Houston, e confezionano un’ottima prova di squadra, trascinati da un Butler in versione-leader (28+7+5 ed MVP della serata), riaprendo la serie (121-105, 1-2). Coach Thibodeau, evidentemente, ha bisogno di sentirsi con le spalle al muro, per riuscire a tirar fuori il meglio dai suoi ragazzi e fare onore alla sua fama di specialista difensivo, togliendo ossigeno al sacro fuoco texano attraverso un certosino lavoro di sfiancamento su Harden: 29+7+7, recitano i freddi numeri, ma anche 9/21 dal campo e 4 palle perse, più fedeli testimoni di una partita che non è mai stata sotto il controllo del barba, bensì dei redivivi Towns (18+16) e Teague (23+8), con il determinante contributo del solito Wiggins (20) e di un risorto Derrick Rose (17 dalla panchina). Caliamoci nel vivo del gioco…
Primo quarto. Butler si sente a casa ed è il protagonista (11 punti nel quarto) di una prima frazione in cui i blue mettono subito in chiaro quale sarà il canovaccio della partita: palla in low post per sfruttare il mismatch generato dai continui cambi difensivi dei texani e la taglia mediamente superiore dei propri uomini; studiato contenimento del pick and roll ospite, cambiando prontamente su Harden quando riceve il blocco. Il #13 in rosso, in pratica, non vede mai luce tra sé ed il ferro e innesca il suo spaventoso arsenale solo dalla distanza; i Twolves non concedono nulla e picchiano sodo sotto canestro, mentre Capela non brilla dalla lunetta ed è già timeout D’Antoni (14-11 al 6′). Subentrano Gordon (5 punti in fila) e Gerald Green (due triple consecutive, di cui la seconda in precario equilibrio sulla linea di fondo e con le mani in faccia) a corroborare l’aggressività difensiva dei Rockets e, soprattutto, a dare nuova linfa all’attacco, laddove le retroguardie sono rocciose ed è il talento dei singoli ad illuminare la scena: Houston ne ha di più e più diffuso e chiude il parziale col naso avanti (27-28).
Secondo quarto. È l’ora di Derrick Rose, che scende in campo in spot 2, e di KAT, che non vede l’ora di iniziare a rendere un tanto al chilo in questa serie: se D’Antoni chiama il raddoppio in post basso, per arginare la breccia, Thib risponde con Crawford sul lato debole e con le sortite di Rose, mentre Houston, con Harden in panchina, praticamente non segna più (38-32). Il rientro dello chef, tuttavia, non sortisce la scossa desiderata, perché, a questo punto, irrompe sul proscenio lo schema difensivo che imprime la svolta decisiva al match.
Towns ne è l’attore protagonista e ciò gli vale l’Oscar per la migliore interpretazione e la palma di uomo-chiave della notte. Il pick and roll di James Harden è la fonte del gioco dei Rockets: disinnescare quello significa, per Minnesota, prendere il comando delle operazioni. Con alterne fortune, ma con risultati complessivamente insoddisfacenti, i Twolves avevano già accennato a questo tipo di difesa nelle due gare in Texas, ma il capolavoro si compie a casa: Towns si schiera in posizione di attesa su Harden che ha appena ricevuto il blocco, chiudendo il corridoio di penetrazione; il barba è costretto a deviare e temporeggiare, avvicinandosi al difensore che, senza perdere il contatto con il proprio uomo, va a disturbarne il palleggio allungando il braccio (Rose, in questo caso): che ne nasca una palla persa, una deviazione o un semplice rallentamento della manovra, comunque il gioco ospite è soffocato nella culla! Nel corso del match tutti i turnover di Harden nasceranno così.
Il pallino del gioco passa a Paul, più abile nel ball-handling nello stretto ma, se anche Deng (che permette a KAT di rifiatare) esegue alla perfezione lo stesso gioco, per gli ospiti fare canestro diventa un’impresa (46-36 al 7′). Rose (10 punti e canestri spettacolari, ad esempio rubando il tempo sul primo passo ad Harden o tagliando per giocare l’alto-basso con Towns) tiene vivo l’attacco di casa, generando la doppia cifra di vantaggio. Se, però, Houston ha un problema, tuttavia non è ancora morta: Paul crea, Gordon e Ariza, sfruttando fino all’ultimo centimetro per spaziare il campo, finalizzano, rimontando fino al -1 che accompagna le squadre negli spogliatoi (52-51).
Terzo quarto. Rientra bene Houston: Minnesota commette l’errore di accettarne i ritmi frenetici e gli ospiti, grazie alle triple dal palleggio di Paul e Harden, operano il sorpasso. Il fuoco, tuttavia, ha la paglia come combustibile e l’estintore, al Target Center, si chiama Karl Anthony Towns: riprende le misure al pick and roll avversario, oscurandolo, si apre in show trovando una tripla fondamentale, è rapido ad uscire, in difesa, stoppando la tripla di Anderson, finalmente entra in ritmo anche in attacco, trovando l’and1 che regala di nuovo la doppia cifra ai suoi (82-72 al 10′)! Il tardivo timeout chiamato da D’Antoni non sortisce l’effetto desiderato: il low post di casa è fonte inesauribile di scarichi, da cui nascono triple ad alte percentuali (alla fine i Timberwolves faranno registrare un clamoroso 15/27 nel fondamentale!) di cui beneficiano tutti, dal solito Wiggins, al finale in crescendo di Teague, finanche Deng! Il massimo vantaggio di casa, all’ultimo mini-intervallo, ha il sapore genuino, forte e definitivo di un ammazza-caffè (87-75).
Quarto quarto. Rose e Teague si alternano in spot 2 con Butler at the point: il primo compie sempre le giuste scelte di tiro, il secondo blocca e rolla in pop, fatturando dividendi dall’arco (92-77). D’Antoni si affretta a giocare di nuovo la carta-Harden: umiliato da Deng, che gli ruba palla per poi bruciarlo, con un eurostep, in contropiede. Coach Mike, a questo punto, fa la scelta giusta, abbassando il quintetto con Anderson in posizione 4 e Tucker schierato da centro: le spaziature rifioriscono, con il primo che infila triple ed entrambi che aprono il campo liberando, finalmente, il corridoio al barba, che, in casi del genere, raramente perdona. I reds tonano sotto la doppia cifra di svantaggio, dopo aver sfiorato il ventello. Chi si aspetta un finale adrenalinico, però, resta prestissimo deluso: gioco da tre punti di Teague; airball di Harden, alle cui finte Gibson non abbocca; alto-basso Towns-Rose e scarico per la tripla di Butler; solita difesa sul P&R, palla rubata e tripla da 8 metri ancora di Teague: 108-90 al 7′ e gara ampiamente in ghiaccio. La gestione dei 24” da parte dei padroni di casa trasforma presto il finale in spazzatura, utile solo ad Harden per limare un po’ le statistiche personali, e il punteggio finale rispecchia fedelmente il pieno controllo della gara da parte dei padroni di casa, in un’arena finalmente calda come non mai.
Non è finita: la serie è aperta ed ha ancora parecchio da dire. I lupi, si sa, vendono cara la pelle….