Virtus Roma salva. Finalmente.
Sempre difficile avere uno sguardo lucido e freddo nelle analisi sulla Virtus perché #alcuornonsicomanda.
Una serie di mosse sbagliate, di errori manageriali e tecnici non comune, che hanno portato a una stagione, non solo al di sotto delle aspettative, ma spesso al di sotto anche del limite della decenza.
Ora mi auguro si riparta con uno spirito e un piglio rinnovato.
Cosa ci aspetta? Non lo so.
Cosa vorrei? Lo so bene.
Una società solida patrimonialmente, con un assetto proprietario non più legato ad una sola persona.
Un organigramma scarno ma chiaro con perimetri di responsabilità ben definiti: una Funzione che si occupi degli aspetti societari-commerciali e una Funzione sportiva che si focalizzi sulla costruzione della squadra, di una squadra che sappia proporre una pallacanestro solida.
Un campo di gioco moderno, adeguato al 2018; strutture di allenamento che consentano una stagione serena e lo sviluppo di un settore giovanile che, oltre a essere visto come “assolvimento di un obbligo federale”, sia un reale serbatoio di alimentazione per la prima squadra.
Una società che sia in grado di catalizzare l”attenzione dei tantissimi praticanti di pallacanestro su Roma: tra attività federale e attività degli enti di promozione sportiva, il Lazio ha un bacino di praticanti sterminato.
Occorre riuscire a intercettarli.
Per il bene della Virtus.
Per il bene del basket su Roma.
Giorgio Rovacchi