Prima di tutto i fatti. Carmelo Anthony non sarà più un giocatore dei Denver Nuggets, e prima o poi tutti sapevano che sarebbe accaduto. La scelta ormai era ristretta tra New York e New Jersey, come avevamo anticipato su queste pagine in tempi non sospetti (qualcuno continuava a fantasticare su altre possibili destinazioni, tipo i Lakers…) con la bilancia del gradimento di Melo decisamente pendente verso la squadra di Mike D’Antoni. Così è stato: Anthony, Billups, Carter, Shelden Williams e Balkman ai Knicks; Gallinari, Chandler, Felton, Mozgov, la prima scelta del 2014 e le seconde scelte del 2012 e 2013 ai Nuggets. Sulla scia New York manda anche Anthony Randolph e il contratto di Eddie Curry ai Minnesota T’Wolves in cambio di Corey Brewer.
Qui New York – Sul credere che l’arrivo di Carmelo Anthony, da parte di Walsh e D’Antoni, sia davvero il tassello mancante per dei Knicks proiettati ai playoffs, ma non certamente come una delle favorite nella corsa al titolo, non abbiamo dubbi. Visti i giocatori inclusi nella trade, soprattutto! GM e coach erano combattuti proprio per questo da mesi. La convinzione della necessità di affiancare un altro All-Star a Stoudemire era evidente, ma non con il rischio di smantellare nuovamente una squadra che stava cominciando a trovare una sua chimica, pur tra alti e bassi, strisce vincenti e perdenti, di breve durata, ma costanti dalla prima palla a due di questa stagione. Se spinti dal proprietario Dolan hanno deciso alla fine di procedere con lo scambio, significa che l’idea è proprio questa: erano i giocatori presenti a roster la causa del sali/scendi di cui sopra. Io non ne sono sicuro, per niente! Sì, forse avrei preferito vedere La La Vazquez in prima fila a fianco di Beyoncè invece che a sgomitare con Spike Lee. O probabilmente mi sento partecipe e ferito dal “tradimento” di D’Antoni nei confronti del Gallo. O più semplicemente mi chiedo: non è, come ho sempre pensato, il sistema del coach del West Virginia che favorisce gli sbalzi di risultati?
Tecnicamente non devo aggiungere nulla sulle qualità che Melo si porta dietro, soprattutto nella metacampo offensiva. Billups fornisce esperienza e un’ulteriore alternativa nella lotteria su chi si prenderà l’ultimo tiro di una gara decisiva nei playoffs. Ma alla stessa gara decisiva bisogna arrivarci, qui sembra che si costruisca una casa partendo dal tetto… Il resto è contorno, senza sottovalutare l’arrivo da Minnie di Brewer che avrà potenzialmente molto più impatto dei vari Anthony Carter, Williams e del cavallo di ritorno Renaldo Balkman. In definitiva lo scambio non convince, se il tutto finirà qui. Molto più senso avrebbe se a Stoudemire e Anthony – prima o poi – verrà aggiunta una terza punta di diamante, magari una certa point-guard col numero 3 che al momento veste ancora la casacca dei New Orleans Hornets… Pronto a riparlarne al momento giusto.
Qui Denver – Il piano è chiaro, chiarissimo: liberarsi di alcuni contratti, gravosi di loro, di una superstar scontenta, di alcuni veterani che hanno dato il loro contributo ma che hanno ampiamente dimostrato, ad oggi, di non poter portare più in là di quel che han fatto la franchigia del Colorado. Largo ai giovani – una cosa che apprezzo sempre – e attenzione: se quello di D’Antoni è considerato ormai il basket più…spregiudicato, non dimentichiamoci che il “7 seconds or less”, “run&gun” o chiamatelo come vi pare, a livello NBA, nasce proprio tra le montagne rocciose con Doug Moe, e Coach Karl ne è un estimatore assoluto.
Arriva Felton che ha dimostrato di essere un solido giocatore di pick’n’roll e buon difensore sulla palla, adatto ad alzare il ritmo partita ma anche a controllarlo. Si giocherà il posto con il talentuosissimo Ty Lawson. Gallinari e Chandler sono perfetti per il sistema (quindi mi richiedo: perchè liberarsene?) con Danilo sempre più attaccante totale, per quanto considerato più per il tiro da fuori che allarga le difese, che per la sua versatilità. I Nuggets cercavano anche un’ala piccola e prevedendo di non trovarne sul mercato o nei prossimi draft (dove poter sfruttare le tante scelte che offrivano i Nets) hanno preteso l’inserimento di Chandler nel pacchetto, insieme al centro Mozgov, al momento un solido, fisicamente parlando, back-up per Nene.
Non sembrano poter finire qui i movimenti in casa Denver, se è vero che la dirigenza sta provando a liberarsi di Al Harrington e del suo contrattone, oltre a cercare di piazzare Nene che sarà free-agent la prossima estate e che gradirebbe sondare il mercato. Si dice che i Rockets potrebbero essere una destinazione gradita, dovendo sostituire Yao a centro area.
Tra i due litiganti… Il terzo non gode. E il terzo in questo caso è Mr. Prokhorov. L’owner russo dei Nets ha provato in tutti i modi a prendere Anthony. Lui e la sua delegazione, comprendente Jay-Z, non hanno saputo raccogliere i favori dell’ex Syracuse, e anche i Nuggets hanno preferito la “pazza idea” dei Knicks, e i loro giocatori, tanti, buoni e subito, alle future prime scelte messe in palio da New Jersey. Prokhorov è convinto di poter portare due superstars entro il 2012 nella nuova arena di Brooklyn che verrà inaugurata proprio in quella stagione, quando un’altra caldissima estate di free-agency (Dwight Howard e Deron Williams tra i probabili disponibili) ne farà da succulento antipasto. Per ora si cerca solo ulteriore spazio sotto al cap, e il primo a fare le valigie potrebbe essere Devin Harris, destinazione Portland.
Andrea Pontremoli