“If they’re playing great, they’re a better team, OK?” Gara 2 è riassumibile in queste poche, semplici, parole proferite da coach Collins nella conferenza stampa post match. Philadelphia non è mai riuscita a giocare il proprio basket e ha visto scappare gara 2 sin dalle prime battute. Miami ha fatto quello che doveva, ovvero anestetizzare i ritmi del match, giocare a metà campo con giudizio e costringere gli avversari a tiri dal perimetro.
I numeri non sono tutto ma… Philadelphia sbaglia 24 dei primi 30 tiri dal campo e, all’intervallo, la frontline arriva con 10 punti. Le stelle Brand e Iguodala nei primi 24 minuti portano alla causa un misero 8 alla casella punti e, dal secondo quarto di gara 1 al secondo di gara 2, Phila ha tirato con 32-105, che diventa un imbarazzante 48-141 se includiamo anche la seconda parte del secondo episodio. Iguodala è a quota 4-15 dal campo e 9 punti, anche se c’è da ammettere che sta facendo un lavoro eroico nel marcarecercare di limitare James. Il problema di fondo resta Brand che non può difendere contro Bosh ed in attacco è quantomai avulso dalla manovra.
Il meno big dei three. Per quanto possa sembrare strano nella squadra di LBJ e Wade, il giocatore che più fa male alla difesa dei Sixers è Chris Bosh. In post basso domina a piacimento contro Brand che non può tenere le sue esecuzioni in semigancio ravvicinato, e soprattutto deve onorare un jump shot chirurgico che permette a CB1 di muoversi nelle pieghe della difesa avversaria e martellare la retina. Potrebbe essere più sfruttato nei comfort spots vicino a canestro contro Brand, ma quello che sta facendo sia a rimbalzo, che dai sei metri è il rebus che farà perdere ancora qualche notte a coach Collins.
La storia ci insegna che le sue percentuali e la sua incisività potrebbero scemare con l’aumento della posta in palio, ma sino a qui sta giocando una sontuosa serie.
Difesa vuol dire vittoria. Tutto si può dire di questi Heat, tranne che non siano allenati difensivamente. Per chiari ordini di scuderia Sixers, l’inizio di partita ha visto Holiday attaccare forsennatamente l’anello debole Bibby per generare qualche situazione favorevole, ma dopo un paio di canestri dell’ex UCLA si è spenta la luce. Quando poi è entrato Joel Anthony a dare quel pizzico di pepe in più in vernice, l’area è diventata tabu per i Sixers che, confinati a squadra perimetrale, si sono dovuti rifugiare in qualche jumper di Turner (non proprio la specialità della casa) per trovare qualche punto. L’unica via di vittoria per Phila sarà quella di replicare l’intensità difensiva di inizio gara 1 per andare in campo aperto e prendere fiducia in attacco.
Miami dall’altra parte del campo ha almeno due mismatch ad azione pronti ad accadere e permettere loro di giocare sotto-ritmo, significa vedere tiri piedi per terra con metri e metri di spazio per Bosh, Ilgauskas e Bibby, oltre alle solite scorribande dei due frombolieri.
Se si gioca a metà campo questa serie finisce 4-0 e con potenzialità di scarti considerevoli anche in Pennsylvania, se invece il campo si allunga, Phila può almeno accampare qualche pretesa di non-cappotto.