Sabato 6 e Domenica 7 marzo.
Oggi Domenica, Nevzat, è un pochino in ritardo per uscire e si decide di non usare la metropolitana, ma un mini-bus.
Questi mezzi di trasporto sono piccoli bus da 14 posti, gestiti da privati che pagano annualmente una licenza per un determinato percorso cittadino.
Il costo del biglietto varia dai 3,50 ai 4,50 TL (0,50/60€) a seconda del tragitto.
Attendiamo 5 minuti alla fermata ed all’arrivo saliamo attraverso l’unica porta centrale.
Non si potrebbero trasportare viaggiatori in piedi, ma siamo in 25…E come potete vedere dalla foto, sono installati corrimano e supporti verticali per reggersi durante il viaggio!
E vi assicuro…BISOGNA REGGERSI…con questo autista pazzo!!!
L’uso del clacson, sembra importante quanto sterzare per evitare le altre auto, ma dopo l’ennesima strombazzata, il clacson si blocca e viaggiamo per un paio di minuti, tra le risa dei viaggiatori, come una ambulanza a sirene spiegate!
Dopo una serie di telefonate a qualcuno che potesse aiutarlo, l’autista ferma il mezzo: scende, apre il cofano e strappa i fili elettrici collegati alla tromba, che finalmente rimane in silenzio.
Risale con le mani nere di grasso, e ricomincia la corsa. Impieghiamo soli 20 minuti, invece dei normali 40 e la fermata è proprio davanti alla scuola che ospita la nostra palestra…Meno male…
Ritorniamo però in metropolitana.
Incamminandoci verso la stazione, vengo sorpreso da un clacson di un automobilista, molto nervoso, che fremeva al semaforo.
Istintivamente reagisco con un veneto “..Eh… to mare vàca!!”…Al che i ragazzi turchi mi guardano, e si mettono a ridere, chiedendomi cosa avessi detto!
Dopo la traduzione in inglese, non riuscivano a smettere di ridere e con accento turco ora possiamo dire che abbiamo due “neo-veneti”!!
Settimana dal 9 al 15 Marzo
Inizio oggi la cronografia settimanale invece che giornaliera. L’attività cestistica procede regolarmente.Vi aggiornerò di come evolvono le cose.
I turchi sono molto patriottici. Ovunque ci sono le rosse bandiere turche: appese dalle finestre, su intere facciate di palazzi. E dove non c’e la bandiera turca, c’è l’immagine di Kemal Atatürk, eroe nazionale e fondatore della Turchia moderna.
Atatürk (letteralmente “Padre dei Turchi”) fu il cognome, assegnato esclusivamente a lui con apposito decreto che nel 1934 il Parlamento in base alla “Legge sul cognome”, attribuì a Mustafa Kemal quando egli fece adottare regolari cognomi di famiglia, assenti nella tradizione turco-ottomana.
Atatürk fu il primo presidente della Turchia, nel 1923.
Diede vita a una serie di riforme fondamentali di stampo occidente. Abolì il califfato, riconobbe la parità dei sessi (negli anni 20!), istituì il suffragio universale e la domenica come giorno festivo, adottò l’alfabeto latino, il calendario gregoriano ed infine il sistema metrico decimale.
Le riforme di Mustafa Kemal avvicinarono decisamente la Turchia all’Europa. Si registrarono però fenomeni di repressione delle opposizioni e pesanti violenze contro i curdi.
Sebbene voglia associarsi ad Atatürk, il corrente leader Erdogan non è ben visto da tutti.
Anche Erdogan ha tappezzato le città con la sua foto, ma più di qualcuno lo chiama “Il diavolo”, per via della sua politica oppressiva nei confronti della stampa, per il colpo di Stato (da molti indicato come una sceneggiata per poter avere poteri più repressivi), all’intervento militare in Siria.
A proposito di Stampa, l’altro giorno, mentre aspettavo la metropolitana ho voluto vedere se la Turchia avesse dei contagiati dal famigerato Covid-19.
Ho trovato un articolo “Perché il Corona Virus non può affliggere la Turchia” in cui si rimarca con orgoglio che la Turchia non avesse contagi, e si spiegava che
“ il Governo Turco è stato molto veloce nel istituire controlli, mentre la lentezza dei governi Europei ha contribuito all’espansione del contagio. Controlli termici a tutti i passeggeri in arrivo, un piano di disinfezione giornaliera di tutti i mezzi pubblici ( bus, treni, metro, aerei ,traghetti) e delle merci in arrivo, rendono sicura la Turchia.
Ciononostante sono stati costruiti 20 nuovi ospedali ed aumentati i posti letto negli ospedali, e fino a 100.000 posti letto, sono già pronti…Non come in Cina. I turchi sono molto attenti all’igiene personale e se anche leggermente influenzati, rimangono sempre a casa, finché non passa.
Al contrario della Cina, i Turchi non mangiano animali selvatici o quelli domestici, come cani,gatti, serpenti. Non consumano neppure creature marine come gamberetti, granchi o aragoste. Mangiano soprattutto fagioli, grano e cereali.
I turchi mangiano in maniera più salutare rispetto alle altre genti del mondo.”

Una visione di Bayrakli
Comunque, nonostante la evidente propaganda di Stato, oggi mercoledì 11 marzo hanno trovato il primo turco contagiato!?!?
Ieri Venerdì 13 marzo (!), il governo ha stabilito di chiudere le scuole per due settimane.
Quindi oggi, Sabato, si sono presentati pochi ragazzi all’allenamento e suppongo sarà lo stesso domani.
Da lunedì, anche la nostra attività si dovrà fermare.
Si comincia a parlare del virus, e sinceramente non mi fido molto dell’informazione governativa.
Se la sosta dovesse protrarsi, comincio a domandarmi il mio ruolo qui… Se dovessi tornare in Italia oggi, non saprei sinceramente il tragitto da seguire, visti i molti collegamenti cancellati dalla Turchia al resto dell’Europa.
Vedremo all’inizio della settimana, con la già indetta riunione plenaria.
Settimana dal 16 al 22 Marzo
Oggi è Martedì 17, sono andato al piccolo supermercato nella via centrale. Ho preso il necessario per degli spaghetti al pesto ed al ritorno mi sono fermato in una pasticceria che si affacciava sulla via con dolci invitanti.
La Baklava è un particolarissimo dolce tipico della Turchia e della Grecia, ma in generale di tutta l’Europa dell’Est.
E’ a base di pasta fillo e tanta frutta secca come mandorle, noci o pistacchi. Questo è uno dei dolci che mi ricordano la cultura araba. E’ un dolce che potremmo definire mieloso, in quando molto dolce.
Altro dolce, che vedo proposto da molti venditori è il Halka tatlisi.
Sono ciambelle fritte, a base di burro, semola e amido di mais. Appena fritti, gli anelli sono immediatamente bagnati in un dolcissimo sciroppo freddo, che li rende croccanti.

Agrodolce
Specialità di Izmir è invece la “bomba” (scritta veramente così) che come vedete dalla foto in basso a destra è un biscottone con all’interno una crema di cioccolato, simile ad una Nutella più densa.
Siamo fermi.
Le scuole sono chiuse, la nostra attività sospesa, ma il campionato di basket continua a porte chiuse, nonostante le richieste di sospensione da parte di giocatori ed allenatori.
Si comincia a vedere qualcuno con mascherina.
Personalmente non credo molto nell’efficacia di queste mascherine; in particolar modo di quelle che vedo qui, che non sono altro che veline di tessuto, con l’elastico.
Anche la via dello shopping, qui a Bayrakli, si è adeguata e molti vendono gel disinfettanti per le mani e acqua di colonia al limone (che viene tradizionalmente già usata sulle mani).
I contagiati aumentano di giorno in giorno. Mentre qualche giorno fa erano meno di 200, oggi Giovedi 19 marzo, sono già più di mille.
Alì mi ha raccontato di due gruppi di fedeli che si erano recati alla Mecca, sono tornati con diversi infetti…Un gruppo è stato controllato e messo in quarantena, l’altro non è stato controllato e si teme abbia esteso il contagio.
Come per la Russia, si crede comunque che le cifre date dagli organi governativi non siano attendibili. Intanto circola voce che nel week-end che in tutta la Turchia verranno poste in essere misure simili a quelle già in effetto in Italia.
In televisione ho visto spot che ricordavano alla popolazione, in maniera semplice ma efficace, come proteggersi dal contagio. Io sono partito dall’Italia un mese fa, ma non ricordo di aver visto sulle reti italiane una cosa simile, semplice, ma di grande utilità per tutti.
Ieri mattina, nonostante un vento freddo c’era il sole, e sono uscito per una passeggiata sul lungomare che dista da me solo 5 minuti a piedi.
I pescatori sul pontile, credo siano li solo per trovarsi e fare due chiacchiere. In tutte le passeggiate fatte in questi giorni, non li ho mai visti prendere niente…
Con il porto di Izmir, dall’altra parte della baia, l’acqua non è affatto pulita. Non vedo grande attenzione verso l’ambiente, come molti di noi abbiamo in Italia.
Ci sono grandi canali di scolo, che sono fogne a cielo aperto in diversi punti della città.
Non oso pensare a come sarà poco piacevole passarci vicino, una volta che arriverà il caldo estivo.
Qui ho notato una grande passione per gli animali. A parte quelli che vivono con i propri padroni, ci sono cani e gatti ovunque.
I cani (seppur mi sembra identificati con targhette all’orecchio), sono randagi, ben nutriti ma liberi di sdraiarsi ovunque e crogiolarsi al sole. Non ti disturbano, ed addirittura spesso non si alzano dalla strada, neppure per le auto.
Lo stesso vale per i gatti, accarezzati dai passanti che per loro hanno allestito piccole cucce per ripararsi dal freddo e dallapioggia.
Ma la cosa stupefacente è che cani e gatti si ignorano completamente!!
Giovedì 19 marzo.
Il tempo non promette nulla di buono. Rimango a casa.
A casa sua invece torna Nevzat, il secondo fisioterapista, in attesa della ripresa degli allenamenti. Non lo biasimo. Lo farei anch’io se solo potessi viaggiare in maniera agevole.
Molte nazioni hanno chiuso le frontiere. Chissà che giri sarei costretto a fare per arrivare a Venezia!
L’idea di una quarantena in casa, come in Italia, mi spaventa. Non per il fatto di dover rimanere in casa, ma per il fatto che essendo qui, non ho tutte le cose di casa mia che mi avrebbero impegnato le giornate.
A me infatti piace stare a casa (mia), e fare lavori manuali, dal giardinaggio al bricolage. Qui purtroppo sarei costretto ad essere legato al mio fedele laptop ed a Netflix (servizio che a parere mio merita un premio Nobel…).
Vedremo…
Intanto comincio un corso online elementare di lingua straniera…Turco? Direte voi… No..Islandese.
Per carità, anche il Turco ha il suo fascino, con l’influenza araba e persiana ed altro…
A proposito di lingue, il sacchetto della spesa (qui ancora non biodegradabile), lo chiamano Poşet e si pronuncia POSCET, dal francese pochette. Altra parola francese è pardon, usato come in italiano. Con tutto questo francese, ho dovuto indagare …
A cavallo tra Ottocento e Novecento il francese a Istanbul e nella Turchia era diffusissimo e perfino la burocrazia utilizzava il francese al posto del turco.
La diplomazia ottomana manteneva tutta la corrispondenza interna al ministero (cioè, tra la sede centrale e i vari consolati e ambasciate sparsi per il mondo) esclusivamente in francese!
Ai fini dell’ottocento, il governo turco ottomano mandò addirittura un gran numero di studenti, con borsa di studio in Francia. Dovevano acculturarsi e poi trasmettere, tornati in patria, le conoscenze acquisite nella Francia della Belle Epoque.
Ancora oggi si vedono facilmente le influenze francesi nelle parole antrenör per entraineur (allenatore), enflasyon per inflation, nostaljik per nostalgique, boksör per boxeur (pugile), egzotik per exotique, konferans per conférence, kuaför per coiffeur, asansör per ascenseur, kapasité per capacité (capienza, sui traghetti), banliyö per banlieu (periferia).
Insomma, moltissime parole prese in prestito dal francese, soprattutto quelle che hanno in qualche modo a che fare con la modernità: parole prese dal francese, ma trasformate nella grafia in base alle esigenze del sistema fonetico ottomano e poi turco.
Interessante.
Intanto il muezzin, diverse volte al giorno, chiama dal minareto della moschea, i fedeli alla preghiera…In arabo.
Lino Frattin