Casale Monferrato (AL) – “Quelli tra campo e realtà” verrebbe da dire, giocando sulle parole di Luciano Ligabue. Il campo, sovrano ed inappellabile giudice di questo splendido sport che è la pallacanestro, ha incoronato la Fastweb Junior Casale Monferrato regina di LegaDue. Alla fine di una splendida gara 5, l’unica realmente spettacolare della serie, Casale ha conquistato la Serie A da par suo, giocando il suo basket collettivo. Possiamo dire, senza paura di essere
smentiti, che ha vinto il migliore, sia per il campionato disputato dai monferrini, sia per la prestazione offerta nell’arco di tutti i playoff. Venezia, ottima durante il campionato, è indubbiamente calata in post-season, approdando in finale priva di Alvin Young, l’uomo del decennio, per un’assenza che, a conti fatti, è risultata determinante. Una serie non certo spettacolare, dove a prevalere sono sembrati essere i tatticismi e le contromosse strategiche adottate dalle due formazioni dopo ogni sconfitta. Non è un caso che le due contendenti si siano perfettamente alternate nell’esito delle gare. Le vittorie, di fatto, sono coincise con un calo dell’avversario, apparso inesorabilmente impotente di fronte all’abilità del coach vincitore. Fatto salvo gara 5, dove avrebbe realmente potuto vincere chiunque. I miserrimi 12 punti realizzati in tutto il secondo tempo di gara 3 da Venezia, oppure l’inopinabile 6/29 dai 6,75 di Casale in gara 4, la dicono lunga su come i fattori determinanti per la vittoria di una squadra, siano stati i grandi demeriti dell’avversaria. Niente pathos, insomma, ma senza dubbio uno splendido duello fra due allenatori cui la seconda lega italiana sta decisamente stretta. Fin qui l’esito del campo, ma ora bisogna fare i conti con la realtà. Una realtà dalle sembianze di un “mostro” normativo, ovvero la wild card, che, quasi sicuramente, verrà clamorosamente e giustamente destituita di ogni legittimità, dal ricorso già presentato dalla Reyer alla vigiglia della serie di finale. Questo, unito alla cattiva gestione monetaria di alcune società, contestualmente alla crisi economica che attanaglia gli sponsor, o presunti tali, rimodellarà profondamente la geopolitica del campionato che verrà. In che modo? Semplice. Per ovviare all’insensata wild card, “WC” per gli amanti degli acronimi e dei doppi sensi, probabilmente si allargherà la Serie A a 18 squadre, promuovendo Venezia, sconfitta in finale, e, per non giocare in 17, si procederà ad un ripescaggio. Quest’ ultimo vede in lizza, tra le altre, secondo i parametri di storicità, bacino di utenza e capacità dell’impianto di gioco, anche la tremebonda Reggio Emilia, a rischio retrocessione fino all’ultima giornata, la morente Rimini e la matricola Forlì, salvatasi solo all’ultimo, davanti proprio a
Reggio Emilia, grazie ad una classifica avulsa che ha condannato Verona. Già Verona, che nel frattempo prenderà in LegaDue il posto di Casalpusterlengo, il cui presidente vuole giocare a Codogno, dove c’è passione sì, ma non la capienza regolamentare per la lega professionistica. Non stupitevi poi, cari lettori, se in LegaDue non vedrete più nè Veroli nè Rimini. Non certo perchè Veroli versi in condizioni disperate, tutt’altro, ma semplicemente perchè se il titolo della moribonda Rimini valesse l’annessione alla Serie A, i ciociari sarebbero pronti ad acquistarlo partecipando, così, al primo campionato nazionale. Il nuovo che avanza potrebbe anche essere peggio. Basti pensare a Trapani che, neopromossa in LegaDue, potrebbe non riuscire a trovare i soldi necessari per ripianare i debiti ed iscriversi al prossimo campionato. C’è poi da salvare Udine, un pezzo di storia del basket nostrano, che il solo accostare alla parole fallimento o compravendita di diritti sportivi, fa letteralmente accapponare la pelle. Solo 11 delle 16 squadre aventi diritto si sono di fatto iscritte al prossimo campionato di Legadue e altre ancora potrebbero mancare all’appello, qualora qualche società del piano di sopra non riuscisse a far quadrare i conti. Vi risparmiamo poi, per brevità, la telenovela Fortitudo, sospesa tra lo sciacallaggio del titolo sportivo del Basket Club Ferrara, e l’acquisizione di quello della Pallalcesto Amatori Udine. A questo punto però, una domanda sorge spontanea: ma che fine ha fatto l’inappellabile sovranità del campo?
Massimo Framboas