Mi corre l’obbligo di ringraziare, si diceva una volta, il direttore Fabrizio Noto. Che rischia l’impopolarità, a pubblicarmi, cioè a dare spazio ai miei pensieri, alle mie opere (video) e alle mie omissioni. Perchè, secondo Gian Luca Pasini, firma del volley, della Gazzetta dello sport, io racconto le vite altrui “attraverso la mia lente deformata”. Può essere, sarà anche successo, adesso sto meglio, grazie all’omeopatia.
Noto, catanzarese, intanto mi ha concesso la sua storia in video ed è già tanto, perchè tanti capi con cui ho collaborato o collaboro mai e poi mai lo farebbero, neanche redattori, inviati, corrispondenti, giusto per evitare di essere identificati tramite il mio pensiero imprevedibile. Sempre Noto mi ha passato tutto, compreso pezzi ai limiti. Da querela, mai, ci mancherebbe altro, da 31 anni e mezzo faccio solo giornalismo, non smercio sponsor e marketing, non spaccio per cultura pensieri miei, non introduco amici e amiche ovunque, non sono servo sciocco di nessuno, non porto hostess e bellissimi ovunque, non offro pubblicità, neanche a pagamento. Anzi, pagherei Fabrizio Noto per pubblicare quanto voglio.
Divagazioni a parte, propongo come sempre a vuoto, su stampa nazionale politica, lo sport dei sogni, i campionati dei sogni. Un anno con province povere, con piazze completamente a digiuno di grandi competizione sportive. Immaginiamo una serie A di calcio, oppure tranquillamente di basket, con Aosta e Cuneo, con Imperia e Sondrio, con Belluno e Rovigo, Massa e Carrara, Rieti e Latina, Macerata e Ancona, Chieti e L’Aquila, Catanzaro, Vibo Valentia e Crotone, Medio Campidano e Ogliastra, Torres e Iglesias. Quindi solo con capoluoghi di provincia mai stati in serie A, idem nel volley, anche femminile. Riscriviamo, proprio, la storia dello sport. Piazziamo Isernia ovunque, perchè è la provincia negletta d’Italia, dunque anche nello sport.
Okay, è impossibile, lo so, almeno andiamo a fare amichevoli di lusso, in quegli impianti sportivi, palazzetti o almeno palestre, per fare proselitismo, per avvicinare al grande sport la trentina, forse, di province che non hanno mai vissuto la grande palla a spicchi, fra le 103 che erano o che forse sono ancora in questo benedetto ma assurdo belpaese, diceva Francesco Guccini, 81 anni.
Immaginate, chessò, Gigi Datome giocare a Frosinone, dopo la finale scudetto di Roma nel 2013, rivedere la Brill Cagliari, magari, quasi mezzo secolo dopo, o persino Asti. Meglio, ripetiamo, dove mai si è visto il grande basket, come ad Arezzo.
Ad maiora, promette Massimo Giletti.