Se ti capitava d’imbatterti in lui come avversario ti stava sulle scatole perchè lo temevi per i suoi guizzi, per le sue giocate a metà strada esatta tra la follia e la genialità ma se giocava nella tua di squadra, non potevi fare a meno d’eleggerlo a tuo idolo indiscusso.
Questo è stato Gianmarco Pozzecco, al secolo “Il Poz”, letteralmente il tutto ed il suo contrario, l’iperbole che esalta come un canestro a fil di sirena che ti manda in sollucchero diametralmente simile alla desolazione per una scelta sbagliata in campo, un tiro non fatto, un canestro mangiato proprio per eccesso di genio cestistico.
Non esistono nella storia del nostro basket personaggi così piacevolmente controversi che suscitano immediatamente ed istintivamente un sorriso, come se su quell’ovale fosse sempre disegnato lo sguardo assassino di colui che piace. E lui piace, eccome, perchè è simpatico, è genuino e sa farsi benvolere.
Lo abbiamo incontrato alla vigilia di una telecronaca su LA7 e ci ha raccontato diverse cose di sè e ci ha ancora una volta piacevolmente stupito perchè è stato trasparente, sincero e leale come difficilmente capita oggi dove forse, per eccesso di giustificata diffidenza, molti operatori del settore ti guardano con sospetto prima d’aprirsi completamente. E ci ha regalato dei sinceri momenti di se stesso calandosi in un nuovo ruolo, forse non riconosciutogli dalla maggior parte dai media che han preferito osservarlo da una prospettiva prevalentemente gossippara dimenticando spesso che, dietro ogni ragazzo che ama giocare a basket, possa celarsi una persona sensibile, profonda e vera, aldilà di qualche eccesso tipico d’una età frizzante e anti-schemi.
Giudicate voi…..
Gianmarco, innanzitutto partiamo dal tuo illustre recente passato. Sei stato in Italia il primo playmaker un po’ fuori dagli schemi classici che ci vedeva ieri legati ad un modello rigido, cioè il playmaker quasi solo un freddo ingegnere a dirigere le operazioni di gioco, non solo dotato di grande tecnica ma anche di grande fosforo. Con te abbiamo apprezzato un nuovo modo d’intendere il basket nel tuo ruolo e partendo da ciò, quali sono i ricordi più belli ai quali sei legato ?
GP: Dico la verità, ma poi la dico sempre….E ripeterò quello che ho sempre detto in questi anni quando sono stato chiamato a rispondere a questa domanda: la cosa, o se preferisci, il ricordo più bello della mia avventura agonistica è stato il percorso. L’allenamento, l’attesa per la gara, la preparazione fisica e mentale eppoi la vittoria o la sconfitta, sono tutte cose importanti ma relative. La cosa che più ricordo e che ricorderò sempre è l’insieme di sensazioni e di emozioni che ho vissuto “durante” questi anni passati nei palazzetti d’Italia e del mondo. E’ bello vivere per rincorrere i tuoi sogni, lo scudetto, la coppa o le Olimpiadi come nel 2004, le vinci o le perdi è bello ma è ancora più bello avvertire le sensazioni che hai durante queste esperienze. Sudare, correre, sbattersi e dannarsi per andare a canestro o per difendere il tuo canestro, l’adrenalina delle gare che alla fine, quando smetti come me, rimpiangi. E’ chiaro che ci sono prestazioni che resteranno nel mio cuore e spero anche nella memoria di molti sportivi innamorati di basket come la semifinale contro la Lituania ad Atene per le Olimpiadi…Quella Lituania era forse la più forte delle quattro che a mio avviso giunsero alle semifinali…Ho ricordi di quella gara incredibili, quasi cinematografica come partita…Loro sopra di quindici punti quasi subito….Poi ricordo anche le cose brutte, quando mi sono rotto il ginocchio o quando sono stato escluso dalla Nazionale prima dell’Europeo vinto nel ’99 con Tanjevic, sono stato escluso dalla rosa della Fortitudo Bologna un mese prima dello scudetto. Ho vissuto quindi momenti difficili da superare ma alla fine non rimpiango nulla perchè conta il percorso, nel bene nel male. E’ stata la mia vita la pallacanestro ed anche le cose negative alla fine ti aiutano a dare quel qualcosa in più, rialzarsi è forse più importante del capire del perchè sei caduto….
Dopo un periodo che oseremmo definire “sabbatico”, sei rientrato a tempo pieno come commentatore su LA7, quali sono allora adesso le sensazioni che stai provando ?
GP: Sono molto contento di essere rientrato in questo mondo che avevo trascurato negli ultimi due, tre anni e le sensazioni sono di due tipi, ben distinte. La prima è che riprendere questo ruolo di commentatore mi ha fatto ritornare a tutti gli effetti nel vivo del mondo della pallacanestro, un ruolo che ripeto mi rende molto felice, mi mancava tutto ciò che ruota attorno a questo universo, il basket è stata la mia vita e non posso dimenticarlo. La seconda invece è che mi fa molto piacere collaborare con questa emittente, LA7, dove c’è molta professionalità, molta competenza ma al tempo stesso c’è un’atmosfera informale, familiare direi e questo per me è basilare. A mio avviso si deve essere sempre professionali ma senza essere troppo “seriosi”, ci deve essere spazio sul lavoro anche per l’amicizia, la goliardia ed invece queste caratteristiche stanno scemando nel nostro mondo.
A questo punto sbilanciati sull’esito di questo campionato, come andrà a comporsi la griglia delle Final Eight di Coppa Italia, nonostante manchino ancora diverse gare e sempre alla luce di quello che hai visto finora da bordo campo ? Ed in proiezione il campionato….
GP: Il bello di questo campionato è che da anni c’è un equilibrio molto elevato. Partiamo da quelle due, tre formazioni che conosciamo tutti, Milano, Cantù e Siena che ovviamente hanno un ruolo, un peso superiore rispetto alle altre. Poi c’è un equilibrio marcato dove tutte potrebbero staccare il biglietto per la Coppa Italia ma se devo citare una squadra che ho visto giocare da bordo campo e che al momento sta bene a ridosso delle 3 citate è Varese. Mi ha stupito molto come gioca, non è una squadra di fenomeni ma è tosta, molto tosta, gioca senza pressione, in un modo che oserei direi spensierato. Le squadre di Charlie Recalcati son così, poi lui è un fenomeno a mio avviso per come riesce a scaricare di responsabilità i suoi giocatori. Mi fermo qui per la Coppa Italia perchè, ripeto, c’è molto equilibrio e non ho la palla di vetro. Per il campionato invece è palese che quest’anno Siena non dovrebbe più “spadroneggiare” nonostante Milano stia attraversando una crisi di gioco e d’identità e Cantù si trovi più a proprio agio in Eurolega che in campionato, la sua egemonia non è più conclamata anche se resta la più organizzata, la più concreta e che a mio avviso parte in pole perchè sono ancora i più bravi.
Parlando proprio dell’EA7, ti saresti atteso questo balbettio di Milano così marcato ? Si poteva immaginare un livello di difficoltà alto nell’amalgamare così tanti bravi giocatori in poco tempo ma pochi avrebbero potuto prevedere un livello qualitativo di gioco così basso dopo quasi due mesi dall’inizio della stagione…
GP: Beh, è tutto vero quello che hai detto. Hanno avuto poco tempo per conoscersi, tutti giocatori di grande talento ma assieme per la prima volta, eccezion fatta per Fotsis e Nicholas, ex Pana. Inoltre a quanto hai sottolineato va anche detto che Scariolo ha allenato la Spagna nel periodo pre-campionato perchè impegnato nell’Europeo e questo si è fatto sentire. Fabrizio Frates è un ottimo coach ma quando manca il “Capo”, non è la stessa cosa e questo handicap a mio avviso Milano lo sta pagando proprio nelle situazioni difficili. Quindi è come se Milano non avesse iniziato come tutti gli altri, poi anche due o tre coincidenze sfortunate, come ad esempio la sconfitta contro il Partizan. Accade di subire un’eclisse mentale durante la stagione anche se clamoroso, non c’è molto da stupirsi, se Milano avesse vinto quella gara avrebbe ancora concrete chances di passare il turno. Poi mi sconcerta sentir dire che il Gallo è un bene che se ne sia andato perchè così si potrebbero trovare meglio alcuni equilibri…..Sono senza parole, il Gallo è un giocatore pazzesco, però dopo aver sentito Scariolo lui stesso ha detto che il fatto di sapere che un giorno Danilo se ne sarebbe andato ha forse condizionato la testa di tutti quanti, Danilo in primis perchè sapeva che non doveva diventare poi così determinante…..Lo so, è un discorso strano, me ne rendo conto, non siamo abituati a dover parlare in questi termini per il nostro campionato dove, per il nostro basket, probabilmente la soglia dell’impegno mentale è limitato alla sfera del gioco, dovremo cominciare a capire che le sollecitazioni vanno considerate a 360°…
Durante una recente intervista Ettore Messina è stato molto critico nei confronti di chi abbia accolto nelle proprie squadre questi giocatori dell’NBA senza un progetto tecnico annuale preciso, condividi questo pensiero ?
GP: Ho letto in questi giorni che un paio di giocatori di Denver, onestamente non ne ricordo bene i nomi, giocheranno un anno intero in Corea oppure in Cina. E’ un’anomalia questa situazione, poi quello che dice Ettore è sempre estremamente azzeccato. Egoisticamente vivendo a Milano mi son potuto godere Gallinari e credo che questo sia bello per chi ama il basket.
Fabrizio Noto/FRED