L’INEVITABILE DECLINO DEL FRONTE OCCIDENTALE
In una Western Conference che nell’ultimo decennio ha fatto quasi ininterrottamente il vuoto sulla scena delle squadre top della lega, le critiche su come le squadre più vincenti ottenessero questi record così superiori rispetto a quelle della conference che si affaccia sull’atlantico si sono sprecate. Niente di complottistico o nello stile del tutto italico “calciopoli”, intendiamoci, s’è parlato spesso di come a dispetto dell’alto livello dei team di vertice c’era un buon numero di squadre materasso a gonfiare il numero di vittorie delle varie San Antonio, Dallas, Lakers e Phoenix della situazione. Questo non è mai stato il caso della Southwest Division, che oltre ad avere tra le proprie fila i Dallas Mavericks, attuali campioni NBA, e i pluripremiati San Antonio Spurs, ha negli ultimi anni regolarmente portato 4 squadre ai playoff, fornendo sempre squadre e partite di ottima qualità e il livello medio più alto di tutte le division, a dispetto di una Memphis che a parte l’esplosione dell’ultimo anno ha quasi sempre fatto la parte della comparsa in un film dal cast stellare.
Ma come tutte le cose, anche la National Basketball Association è soggetta a cicli, che prevedono ascese e declini, conferme e rinnovamenti, esclusioni ed innovazioni, e sembra proprio che la Southwest in quanto a squadre di vertice, se non l’ha già imboccato, stia per imboccare l’inevitabile viale del tramonto, che sta comunque vedendo a bordo strada sparare gli ultimi fuochi articiali di un mercato tanto breve quanto folle e intenso, tanto ritardatario quanto imprevedibile e talvolta soap-operistico.
C’ERAVAMO TANTO AMATI
“Il mio cuore batte a New Orleans”, furono queste le parole pronunciate da Chris Paul il 30 di Novembre, subito dopo l’annuncio dell’accordo tra giocatori e proprietari che chiudeva la nefasta pagina del lockout e apriva le porte al periodo di free agency e trades, porte che Paul si affrettò a chiudere per poi riaprire con forza non più di 3 giorni dopo, con la dichiarazione della volontà di lasciare New Orleans al più tardi a fine anno e la richiesta di cessione ai Knicks subito dopo. Non ci volle molto perchè tutte le squadre con la possibilità di farlo facessero le offerte più disparate per portare la miglior point guard della lega nella propria città, e la cosa diede vita al caso di mercato che ha animato gli ultimi giorni, con David Stern che ha bloccato non una, ma due trades per portare CP3 alle due sponde opposte di LA, per poi riuscire a strappare le condizioni che più gradivano lui e gli altri proprietari NBA ai Clippers, che si sono visti recapitare Paul in cambio della spedizione nella Southwest della prima scelta di Minnesota al prossimo draft, Al Farouq Aminu, Chris Kaman con contrattone in scadenza a carico ed Eric Gordon, che si appresta a prendere in mano le sorti offensive della franchigia della Louisiana. Il tutto ha avuto effetti collaterali notevoli anche su altre franchige della division: Lamar Odom, che fu di fatto scambiato dai Lakers nella prima trade bloccata, approda ai Mavs in cambio di una prima scelta futura, e va a rinforzare la panchina dei campioni che ha visto andare JJ Barea in Minnesota e Brendan Haywood promosso in quintetto stante la partenza di Tyson Chandler in direzione New York Knicks. Dallas che ha visto partire anche Caron Butler anche lui sulla sponda “Lob City” e arrivare anche Vince Carter da Phoenix, a costruire un reparto esterni di livello assoluto nella caccia al repeat.
Diversi tipi di mercato invece per Memphis, Houston e San Antonio, mercati fatti di conferme, qualcuna voluta e qualcuna forzata. I Grizzlies hanno fatto la mossa che da loro ci si aspettava, hanno blindato Marc Gasol con un contrattone da 58 milioni per 4 anni, confermando così il nucleo giovane che già l’anno scorso li ha portati in semifinale di conference, mentre San Antonio e Houston per cause opposte hanno visto un mercato per ora quasi di immobilismo: per i primi ci sono state voci amnesty clause per l’ormai veterano Richard Jefferson, voci poi non confermate dai fatti, almeno per ora, mentre i secondi dopo aver provato a smantellare tutto inserendo Luis Scola, Kevin Martin e Goran Dragic nella trade di Chris Paul che avrebbe portato Pau Gasol in Texas, non hanno fatto significative mosse di mercato se non quella di firmare la propria scelta al draft Marcus Morris, ala forte dal grande talento offensivo.
Insomma, una Southwest che non vede equilibri molto variati rispetto alla passata stagione, anche se la perdita di Chris Paul significherà probabilmente mandare una squadra in meno ai playoff.
READY, AIM, FIRE
Come appena detto, nulla di nuovo sul fronte occidentale, o quasi: gli obiettivi di queste squadre non possono che essere gli stessi dell’ultima stagione. I Dallas Mavericks, così come i San Antonio Spurs, sentono il tick tock dell’orologio scorrere molto velocemente, e il tempo stringe per provare gli ultimi assalti al titolo, caccia che ha visto gli speroni dimostrare tutta la loro età nell’ultima stagione con la seconda eliminazione al primo turno degli ultimi 3 anni, questa volta da parte dei giovani leoni Memphis Grizzlies guidati da Zach Randolph e Rudy Gay. Ed è proprio Memphis, visto il suo nucleo giovane, la squadra con più margini di miglioramento del gruppo: andare oltre le semifinali di conference raggiunte nell’ultimo anno non sarà facile, ma una squadra in crescita non può per natura puntare a un peggioramento della propria posizione, quindi l’obiettivo minimo sarà confermare l’ottavo piazzamento a ovest e superare il primo turno.
New Orleans invece dovrà affrontare la ricostruzione, passo naturale per chi ha ceduto la propria stella per puntare sul futuro. Difficile arrivare ai playoff nella loro situazione, con una squadra ancora oggi tutta da costruire e buchi a roster enormi, compensati solo dalla futuribilità di un progetto che vede il prospetto di una prima scelta altissima e il proprio miglior giocatore avere 23 anni: obiettivo post season, ma con ampi spazi per giovani e tempo per crescere.
Stessa situazione per Houston, che ha appena visto il ritiro annunciato di Yao Ming, con l’aggravante di non avere un nucleo giovane su cui puntare, a dispetto di una base di giocatori solidi e con esperienza. Anche per loro difficile raggiungere il Nirvana ad aprile, ma non possono non puntarvi.
SHINE ON YOU, CRAZY DIAMOND
Come detto, questa division è probabilmente sul viale del tramonto, ma anche se arrivasse la notte domani ci sarebbero stelle molto belle da ammirare.
L’MVP delle ultime finali, il Mosè tedesco Dirk Nowitzki, si affaccia alla stagione con il periodo di riposo più lungo a lui mai concesso da quando è entrato tra i professionisti, con rinnovata voglia di vincere e uno stile di gioco che potrebbe non farlo risentire dell’età più di tanto: i suoi fade away non stanno perdendo di efficacia col tempo, e gli ultimi playoff giocati da assoluto protagonista hanno mostrato da parte sua un killer instinct che i più credevano ormai lui non possedesse. Difficile dire di non aver appena visto la sua miglior post season di sempre ed ancora più difficile dire che questo non sia probabilmente stato il punto più alto della sua carriera, ma l’uomo da Wurzburg ha ancora tanta benzina nel serbatoio e probabilmente, vista la partenza di Chandler, ancora più minuti a disposizione per dare fuoco alle polveri e bruciare retine.
D’altro canto, gli Spurs rispondono da par loro: non hanno magari una stella luminosa quanto quella teutonica, ma il trio Parker-Duncan-Ginobili è lontano dall’arrendersi a un’egemonia germanica. Sempre più problemi fisici ad accompagnare gli ultimi 2, ma per loro vale lo stesso discorso fatto per Dirk: tanto tempo per riprendersi dai propri acciacchi, con l’anguilla di Bahia Blanca che è stato molto tempo in terra natia a godersi riposo e famiglia, rifiutando tra un allenamento e l’altro le sirene bolognesi di cui s’è tanto parlato. I 3 danno ancora un mix di fisico, esperienza e imprevedibilità che non potrà far altro che rendere il declino della città di Fort Alamo tanto lento quanto dolce e godibile per noi spettatori.
Gli Hornets invece, per quanto dai destini in bilico, quest’anno hanno qualcuno da lanciare: Eric Gordon, lontano dall’ingombrante ombra di Blake Griffin è atteso a una stagione che dirà molto delle sue prospettive come giocatore. 23 anni, carta bianca e una squadra in mano per una guardia che ha fatto della sua fisicità un punto di forza, unendo una buona varietà di soluzioni offensive ad un uso del corpo magistrale nel crearsi spazio per i tiri e finire le penetrazioni in maniera efficace, guadagnando “and 1” a raffica e dimostrando un gioco dalla media che è già il suo punto di forza. Nell’ultima stagione è passato da 16 punti segnati di media a 22, riuscirà ora da prima punta a confermare i miglioramenti?
QUANDO LO DICO IO… QUANDO LO DICO IO…
E’ con le celebri parole di Giucas Casella che ironicamente si va a fare l’unico incantesimo comune a tutti gli NBA fan, i pronostici team by team, della division presa in oggetto. Vediamo un po’ che dice la sfera magica…
DALLAS MAVERICKS : i campioni giocano forte, spendono molto e puntano al bis, ma in questa sessione di mercato più degli eclatanti arrivi pesano soprattutto le dolorose partenze. Vince Carter sarà un degno sostituto di quel Caron Butler che non ha partecipato per gran parte della corsa al titolo, e Lamar Odom arrivato quasi gratis darà dimensioni nuove a una Dallas che presumibilmente praticherà molta small ball con lui da 4 e il tedesco da 5, ma tra queste dimensioni non v’è quella fatta tutta da fisico, intensità, rimbalzi, difesa e stoppate che lo pterodattilo Tyson Chandler garantiva ad ogni allacciata di scarpe. Non è un caso che i texani abbiano vinto proprio con il suo arrivo, e non c’è certo bisogno che io vi dica quanto queste sono necessarie per avere una squadra competitiva fino in fondo, anche se in una Western Conference che vede i Lakers indebolirsi in vista della corsa ad Howard e San Antonio invecchiare inesorabilmente non centrare le fasi finali della stagione sarebbe comunque delittuoso, Thunder permettendo.
Previsione: Conference Finals
SAN ANTONIO SPURS : come già detto, il tempo scorre, e per quanto forti e solidi gli Spurs non possono rallentarlo. Nelle ultime stagioni i risultati nella post season sono stati costantemente sotto le attese, con eliminazioni clamorose in serie a discapito di regular season di assoluta qualità, e vuoi la situazione salariale, vuoi un appeal sul mercato che è inversamente proporzionale all’età di Tim Duncan, gli speroni non sono riusciti né a ringiovanire la squadra né a rinforzarla in maniera significativa, anche se con il sistema Popovich non mancheranno gli sconosciuti portati alla ribalta da un organizzazione ancora senza paragoni nella lega. Basterà questo ad arginare la crescita delle concorrenti?
Previsione: Conference Semifinals
MEMPHIS GRIZZLIES : con un’età media che si aggira sui 25 anni, è probabile che i Grizzlies saranno tra le squadre meno danneggiate da una stagione che vede un’inusuale concentrazione di partite nei già alti standard NBA, il tutto abbinato ad un roster che per ora è stato confermato in toto dopo il miracolo dell’eliminazione degli Spurs nell’ultimo anno. Non molto da dire, eventuali miglioramenti passano dalle mani di Rudy Gay, Marc Gasol ed eventualmente OJ Mayo: per l’ultimo si parla attualmente di cessione ad Indiana, gli altri due invece pur facendo stagioni di ottima fattura non fanno vedere progressi significativi da un po’, e la vedo dura che Z-Bo faccia altri upgrade rispetto a quello enorme dell’anno passato.
Previsione: Playoff, First Round
HOUSTON ROCKETS : cantiere aperto, e roster che molto probabilmente subirà a breve stravolgimenti. Acclarata la volontà di non tenere questo gruppo di giocatori per la ricostruzione, è impossibile dire con quali giocatori i Rockets finiranno la stagione, certo è che si tratta dello stesso gruppo con cui la città dei Texans l’anno scorso non è arrivato ai playoff, e che con il solo Kevin Martin, Kyle Lowry e Goran Dragic a dare una parvenza di futuribilità al progetto non si vede la luce in fondo al tunnel, il tutto a meno che non si scopra improvvisamente che Hasheem Thabeeth ha in realtà qualcosa a che fare con il basket pro.
Previsione: 35 w, lottery
NEW ORLEANS HORNETS : ancora non ha finito di piangere Chris Paul, e la città del jazz si ritrova buttata nell’inferno della ricostruzione con ancora svariati posti liberi a roster. Va detto che dalla trade Paul s’è preso il più possibile, e che l’arrivo di Chris Kaman, se rimane in salute, potrebbe essere stato sottovalutato da molti. Ad oggi gli Hornets presentano un probabile quintetto che contiene Jarrett Jack, Gordon, Ariza, Okafor e Kaman, con Carl Landry ad uscire dalla panca insieme ad Aminu, Pondexter e il nostro Marco Belinelli. Le previsioni a lungo termine dipendono da in cosa si trasformerà il pick di Minnesota, quelle a breve non sono delle più rosee, ma va detto che si sono visti gulag molto peggiori…
Previsione: 30 w, Lottery
Gabriele Masulli