Volevo andare a casa di Tonino Zorzi, a Gorizia, abbastanza lontano, da Reggio Emilia, ma avevo grandi motivazioni. Non ho fatto in tempo e non è la prima volta, del resto il coach aveva 88 anni.
Qui semplicemente propongo la mia chiacchierata fatta un anno fa, con il figlio Maurizio.
Era caldissimo, a Reggio Emilia, e sicuramente già avevo il diabete, evidenziato dalle analisi un mese e mezzo fa. E lì ero nel parcheggio della casa dove sono cresciuto, in quel contesto dove ho perso 85mila euro in 6 anni, di mancati affitti e dintorni.
Lì il domenicano butta via senza chiedere persino i miei ricordi, compreso un servizio di piatti di mia mamma. Erano i tempi in cui leggevo Superbasket e temo che, magari prima di lui l’inquilino albanese, abbia buttato via le mie raccolte.
Da ragazzino impazzivo per lo sport, calcio, basket e da lì il giornalismo. Studiavo Superbasket e fra i protagonisti c’era il paròn, nella generazione dei Taurisano, dei Sales, di Sandro Gamba e Toni Cappellari, di Giancarlo Sarti e di Santi Puglisi, di Peterson e Bianchini e di una infinità di tanti.
Dal ’95 inizio a scrivere per Il Gazzettino e da allora non ho mai smesso, magari 3 mesi senza, ora, ma poi 4 articoli in 10 giorni. I tempi in cui preparavo magari 4 contributi al giorno non torneranno più, per il quotidiano del nordest, ma quando ero abbonato, per tenere i miei articoli, almeno per vederli, c’era la leggenda Zorzi, a scrivere.
Lui, di sicuro senza ghostwriter, per l’amicizia sicuramente con Luigi Maffei e con il compianto Beppe Donazzan. Il Gazzettino, dove ebbe una rubrica per anni anche Claudio Pea, fa parte dell’aristocrazia del giornalismo e non a caso dava spazio a questo guru della panchina, un gigante.
Qui, invece, ricordava Gustavo Tolotti. Proprio il paròn, non troppi mesi fa. E’ stato un grande onore ascoltarlo.