Tanto per dar torto a tutti quelli che non più di un mese fa davano le due squadre per morte, i vecchi leoni tirano fuori una signora partita, fatta di difese allo stremo e attacchi che se non fosse per Rajon Rondo sarebbero tra i più canonici visti nella storia recente della lega, con esecuzioni rigide e contropiede cercato poco, con Mike Brown e compagine che sorridono alla vista dei centimetri del loro settore lunghi (Gasol e Bynum 41 punti e 31 rimbalzi in coppia) confrontati alla sterilità di quello avversario, che può contare su un solido KG ma anche su un alterno Brandon Bass, apparso aoramai a suo agio nel sistema dei Celtics ma anche un po’ spaesato quando la partita si è decisa. La partita ha preso subito la piega che i Lakers volevano, con giochi a due veloci che hanno visto Gasol esibire subito le sue doti di passatore con la nonchalance che gli compete in tutti i suoi due metri e sedici di sapienza, e con il 12 a raccogliere gli inviti e convertirli a canestro con facilità, il tutto per il piacere di Kobe che se n’è stato silente per buona parte del primo quarto. Ciononostante son stati i Celtics ad andarsene avanti per primi, sfruttando la scelta di LA di tenere Fisher su quel Ray Allen che sta tirando fuori l’ennesima stagione eccellente, permettendogli di sfruttare i suoi centimetri per esibire la solita, maestosissima meccanica di tiro: era solo il preludio a una partita che sarebbe stata per tutta la durata dei suoi 48 minuti più overtime una prova di nervi e assente di inerzia, con le panchine a tirare i fili per ostacolare le mosse degli avversari.
METTA WORLD DEFENSE E chi in queste situazioni c’è sempre sguazzato è l’uomo col nome ballerino, che sembra, dopo 1 mese e mezzo abbondante di stagione regolare, aver trovato la sua dimensione all’interno della squadra di Mike Brown, una dimensione che agli esteti non piacerà ma che è vitale all’interno di una squadra che vuole vincere quanto quella di chi pensa solo a far paniere: una dimensione fatta di fisico, provocazioni, colpi proibiti, rabbia e difesa su Paul Pierce, a cui è stato appioppato da quando ha minacciato con due canestri consecutivi di far andare in fuga i verdi a metà quarto periodo. Da lì in poi il capitano non ha più preso un tiro, e questo la dice lunga sull’impatto che ha avuto Metta sulla partita, un impatto con cui il box score (che resta comunque impietoso: 2 punti in 34 minuti venuti in contropiede dopo una palla rubata ai danni di Rondo) ha poco a che fare. Il cambiamento del #15 è simbolo di quello che sta per ora portando Brown ai Lakers: meno libertà offensiva ma anche maglie più strette in difesa e ritmi più controllati (ecco, magari Metta sul controllo ha ancora un po’ da lavorare…), con la palla spesso servita in post alle torri per usare il vantaggio fisico e buttare spesso la partita in una sfida psicologica dove una squadra in cui militano Kobe Bryant, Derek Fisher e che mette contro agli avversari la belva ex kings non può che partire avvantaggiata, e sembrano già un po’ lontani i tempi in cui li si dava per morti per la vittoria finale…
TROVA L’INTRUSO… E mai il giochino è stato più facile. In una partita che s’è giocata perlopiù ai 2 all’ora e fatta di esecuzioni al millimetro, chi non poteva essere a suo agio è senz’altro Rajon Rondo, e non è certo la prima volta in stagione: spesso fuori controllo e incomprensibile ai suoi compagni di squadra, l’impatto negativo sulla sua partita è stato molto più impietoso di quello che dicano le mere cifre, soprattutto le sole 3 palle perse non rendono l’idea di quanto la stagione stia sembrando difficile, tra infortuni e trade rumors, per l’alieno del Massachussets. In sua assenza i C’s hanno recentemente ingranato e si sono ripresi da una striscia di sconfitte che aveva subito fatto dire ai più che questo gruppo ha ormai fatto il suo corso, ma se le voci di scambio stanno a significare che i Celtics non vogliono basare su Rondo il proprio futuro, siamo sicuri che un giocatore così diverso dai suoi compagni sia adatto anche solo per un’ultima corsa al titolo? Quello che è certo è che ad oggi pure in quella che è una delle squadre più in forma dell’NBA Rajon stona come un maccherone in un risotto, e chissà che un Gasol non ci stia meglio di lui nella squadra di rivers…
Gabriele Masulli