ROMA – E’ arrivato ieri a Roma Gigi Datome, reduce dai successi personali e di squadra con il Team Azzurro ed è stata conferenza stampa sulle sue sensazioni circa il nuovo ruolo ritagliato su di lui e per lui per la nuova Virtus Roma. Ed oggi si è finalmente aggregato, anche lui impegnato questa estate con la propria Nazionale, Peter Lorant. Roster al completo quindi e questa sera Torneo a Caserta, ormai un classico del pre-campionato delle due squadre rivali da sempre.
Ma a tenere banco ieri sono state le dichiarazioni del Gigi Nazionale.
“Sono restato perchè credo in questa piazza, credo in questa città e perchè voglio smentire chi dice che a Roma sia impossibile costruire qualcosa degno di cestisticamente valido.”
Beh, niente male come dichiarazione d’intenti, considerando poi che Gigi non è certamente un ragazzo avventato, che apre bocca innamorandosi del sentire le frasi che escono da essa, diremmo che questa stagione 2012-13 nasce quindi sotto buonissimi auspici all’ombra del Cupolone.
E che nasca bene lo si può dedurre anche dalla benevolenza con cui sono state commentate dalla stampa specializzata intiera le 4 uscite pre-stagionali sino ad oggi: 4 sconfitte e nemmeno un mugugno, un latrato, niente. Condizione perciò ideale per puntare i piedi sui blocchi di partenza, in perfetto stile 100 metri, e scattare all’impazzata alla ricerca dell’unica cosa che oggi la Virtus Roma insegue: la riconquista del consenso e dell’approvazione dei propri tifosi, sempre troppo spesso sbeffeggiati da prestazioni ed annate ai confini del ridicolo da qui scendeva in campo.
E’ vero che in queste 4 sconfitte han pesato le assenze nel roster (Datome e Lorant su tutti), han pesato la scarsa conoscenza tra i componenti del roster e qualche acciacco di troppo ma si è notato qualcosa di diverso rispetto agli anni scorsi: voglia di lottare, voglia di darci dentro, voglia di cercarsi come squadra, tutti dettagli che sembrerebbero scontati ad inizio stagione ma che a volte determinano poi l’andamento della stagione stessa sin dai primi palleggi e tiri in palestra.
Un rapporto dicevamo da ricostruire tra pubblico e squadra, tra qualche dubbio ma anche con punti fermi. Il dubbio principale è legato ad oggi al ginocchio di Ade Dagunduro, per un ematoma che sembrerebbe non volerne sapere di assorbirsi: se la faccenda dovesse perdurare a lungo per l’ala nigeriana sarebbe previsto un lungo periodo di stop con evidenti problemi in rotazione. Eppoi qualche problema d’integrazione con il gioco europeo per Jordan Taylor ma questo lo si poteva prospettare, un rookie come lui deve avere il tempo di acclimatarsi all’andamento, ai ritmi del basket europeo e soprattutto alla difesa europea dove, gli ha spiegato chiaramente Marco Calvani, se ci si applica bene si vincono le gare.
Le note liete ? Il carattere e la grinta di Phil Goss, forse il giocatore di maggior peso arrivato a luglio con tanto desiderio di riprendersi quel palcoscenico che due anni fa a Varese sembrava avesse conquistato sino a gennaio 2011, poi il declino di prestazioni sino alla mancata riconferma per poi tornare clamorosamente a febbraio di quest’anno, allo scopo di aiutare la Cimberio a raggiungere i Playoffs, centrando l’obiettivo. Un play moderno, capace di guidare la squadra ma di realizzare al tempo stesso un cospicuo numero di punti, una certezza insomma. Eppoi c’è il giovane polacco Alexander Czyz. Ha stupito molto la sua presenza, la sua reattività, la sua capacità di prendere botte e darle ma anche di mettere la palla dentro con frequenza, un tassello fondamentale nello scacchiere di Calvani. Infine, bene anche Bobby Jones che ha cercato di mettere sostanza nei suoi movimenti in campo, portando un buon numero di punti ma regalando anche prestazioni energiche e coraggiose.
Ancora sub judice Lawal, si sapeva fosse un gran saltatore ma ci si aspettava maggiore sensibilità palla in mano, e D’Ercole, forse un pò in difficoltà nella gestione del suo modo di giocare “stretto” da Goss e Taylor. Ma siamo all’inizio, si sa che queste situazioni lentamente scompariranno perchè il settore dei cosiddetti piccoli deve solo trovare i ritmi e la posizione più corretta a seconda della composizione in campo del quintetto. Però dall’ex-cremonese s’aspetta visione e tiro dalla lunga, doti che deve tirar fuori se desidera segnalarsi al suo ex-coach di qualche anno, al secolo Simone Pianigiani, come protagonista in Maglia Azzurra.
Fabrizio Noto/FRED