In attesa – ormai contrassegnata da piena crisi di astinenza: ho speso del tempo a guardare ragazzini messicani sul pittoresco campo di Holbox, spingendomi ad un aberrante “beh, quello non è male, si muove un po’ come Gallinari”. Giuro… – del campionato, il mondo della palla a spicchi torna a volare in Europa: dopo la brillante tournée della nazionale, tocca a Cantù portare il gonfalone tricolore nelle qualificazioni preliminari di Eurolega.
La formula è insidiosa assai, come può esserlo una final-eight di soli 4 giorni, che oltretutto per Cantù e per le altre della parte bassa del tabellone significa la prospettiva (auspicata) di tre partite in tre giorni. Come se non bastasse, il qualifying round piomba a settembre: tra mercato in corsa e nazionali in giro per le qualificazioni agli europei, c’è gente che in spogliatoio si guarda intorno cercando facce conosciute; sicché potrebbero sorprendere squadre magari meno strutturate, ma con nucleo che sa a chi e come passare la boccia, soprattutto nei molti momenti caldi di una competizione del genere.
Non è comunque una lotteria, ma un torneo per chi ha attributi, energie e voglia. Insomma, una specie di Highlander Trophy, “ed alla fine ne resterà una sola” anziché le due dell’anno scorso.
Certo, Cantù gode del fattore campo; e se è vero che il PalaDesio non è il Pianella, è anche vero che la stagione scorsa ha insegnato sia la “mobilità” del popolo biancazzurro sia la sua capacità di trasferire entusiasmo alla squadra anche su un parquet di cui i giocatori non conoscono per nome proprio tutte le mattonelle. E poi, quando si hanno 20 ore tra una partita e l’altra, meglio passarne qualcuna nel letto di casa che in albergo.
Per chi, soprattutto fuori dal Cantucky, non potrà godersi lo show dalle poltroncine del PalaDesio, promessa copertura televisiva di Sportitalia. Ultimo passaggio europeo della TV in chiaro, considerato che Sky – pentita dall’abbandono del pianeta basket, NBA esclusa? – si è ripresa i diritti europei per le prossime due stagioni. Anche per questo, c’è da sperare (ok, speranza non condivisa da mogli e fidanzate…) in una copertura totale dell’evento, e non solo delle partite più importanti, così da poter godere appieno di un torneo prevedibilmente di gran pathos.
Che poi, chi lo vincerà, questo torneo di tutto rispetto, metterà sì a posto i conti per una parte della stagione, tra incassi extra e diritti TV, ma dovrà anche tornare subito a rimboccarsi le maniche (metafora inappropriata anzichenò, parlando di basket. Vabbé). La sorte ha infatti riservato, all’uscita dall’Highlander Trophy, un gironcino facile facile: scorrere una lista con Pana, Real, Khimkhi e Fenerbahce (ah, sì, poi c’è l’Olimpia Lubiana) è un po’ come essere dipendente dell’acquario e pescare la pagliuzza che dà diritto a pulire la vasca degli squali…
La grande favorita, stando a commenti più o meno specializzati, è l’Unics Kazan che l’anno scorso piombò alle top16 di Eurolega, sorprendendo anche Siena sul suo campo. Il roster appare in effetti sontuoso, annoverando Mire Chatman, Marco Banic, Kelly Mc Carty, Terrell Lyday, Chuck Eidson, oltre a Veremeenko, e Kaimakoglou; é però cambiato molto, anzi praticamente tutto, visto che dall’anno scorso restano solo Mc Carty, Lyday e Veremeenko: bisognerà vedere se il mitico Aza Petrovic, che occupa il prestigioso quanto (in caso di insuccesso) scomodo pino, saprà trasformare questa jammin’ band in una squadra; ché, altrimenti, si rischia di passare presto dalle presentazioni ai saluti…
A fermarli ci proverà la prima sera il Ratiopharm Ulm, non esattamente tra le potenze europee, ma con struttura che qualche insidia, in gara singola, la può pure presentare, a partire da quell’Allan Ray visto a Roma e Ferrara e capace di fiammate ustionanti per gli avversari.
Nella parte alta del tabellone la seconda sfida mette contro Le Mans e Donetsk. I finalisti del campionato francese rilanciano su questi schermi l’ormai esperto Khalid El-Amin, lustri fa vincitore NCAA – d’accordo, se dai blocchi ti esce Rip Hamilton fare il play è più semplice. Ma volete mettere le smorfie di Khalid, alla Arnold e “che diavolo stai dicendo Willis” (per i non più giovanissimi)?- e poi girovago ovunque in Europa con esiti altalenanti, anche per la tendenza fisica non proprio slim.
Considerando anche che i francesi hanno completamente rifatto la squadra rispetto all’anno scorso, non sembra che possa esserci molta partita con i campioni ucraini del Donetsk, che presentano invece una fila di nomi di tutto rispetto, con Doron Perkins già apprezzato (e sfortunato) a Cantù, D’Or Fisher, Ramel Curry e perfino il local Darius Songaila, firmato con un contratto di due mesi che sembra ritagliato su misura per il Qualifying round: “portaci in Eurolega, e poi torna pure negli iuesei”. Tutto sommato, sollievo per Cantù che siano dall’altra parte del tabellone, e che la prevedibile semifinale Kazan-Donetsk dovrebbe drenare energie a fiotti anche alla vincitrice; che poi non è così eretico puntare sugli ucraini.
Nella parte bassa, i campioni cechi del Nymburk non sembrano particolarmente attrezzati, rischiando di fare la vittima sacrificale contro Ostenda, singolare sintesi tra anima USA (occhio a Brent Wright ed al confermato Matt Lojeski, affiancati da Wesley Wilkinson) e spina dorsale slava, con Drobnjak, Dusan Djordjevic, Mario Stojic (visto in Italia a Treviso fino al 2003) e Veselin Petrovic, sintetizzate dal veterano ed unico belga di rilievo (a memoria) nella storia del basket, il nostro buon e vecchio amico Tomas Van Den Spiegel.
Prima di pensare ad Ostenda, comunque non insuperabile, Cantù dovrà saltare i bulgari del Lukoil, guidati dalla bandiera locale Todor Stoykov e con gli USA Darryl Watkins, Devin Green e Brandon Heath, protagonisti di camei in NBA ed apparentemente non memorabili. Salvo sorprese, la prima sera Trinchieri dovrebbe soprattutto dosare risorse ed energie, “gasando” nel contempo l’ambiente in vista di semifinale e –speriamo- finale.
Nel frattempo, le altre italiane attendono, tifando di sicuro per Cantù: non solo per doveroso campanile, e non solo per l’importanza in campo europeo di un movimento ben rappresentato, ma anche in ottica campionato; come visto bene l’anno scorso, infatti, partecipare all’Eurolega “pesa” eccome, sicché conta che i rivali non siano alleggeriti dal dazio. Nell’attesa, si preparano anche per i rispettivi gironi. Siena ha un compito obiettivamente abbordabile: a parte il Maccabi, le altre sembrano per lo più di seconda fascia, con Malaga totalmente rinnovata ed Alba Berlino, Prokom e Chalon Sur Saone che non appartengono né all’aristocrazia europea, né ai “nuovi ricchi”.
Più complicata invece la situazione per Milano, che del resto nei sorteggi era inserita nel quinto gruppo di preferenza su sei: i campioni dell’Olympiacos (mitica la battuta di Basile, “l’anno scorso sembravano un gruppo di scappati di casa, e invece…”), Caja Laboral Vitoria, Efes e Zalgiris Kaunas, oltre al sempre imprevedibile Cedevita Zagabria.
Ma ci sarà tempo per parlarne, dopo il qualifying round…
Maurizio Zoppolato