Ebbene sì, c’ero anch’io.
Quindici anni fa avevo già visto i Celtics dal vivo, negli States, in una partita di regular season contro i Magic. Si trattava però di Celtics da minimo storico, la cui notte buia era rischiarata (a tratti, a essere sinceri) dal solo Dominic Wilkins, in un tristissimo fine carriera. A dirla tutta, non era nemmeno a Boston, perchè per motivi oscuri la partita si è giocata nel palazzetto di Hartford (e non fatemi i provinciali che non sanno dov’è!). Per completare il quadretto di tristezza potrei dirvi che pioveva.
In effetti no. Nevicava.
Questa volta invece sono venuti a casa mia proprio loro, quelli forti: Rondo, Garnett, Pierce. Ho dimenticato qualcuno? Quello con quel nome che iniziava con la “A”… NO, non dimentico nessuno.
Sono stato alla partita con mio figlio, 7 anni e una passione insana per il calcio che mi lacera le interiora (se non mi somigliasse così tanto mi giocherei la carta del “l’ho adottato”), che però vivendo in casa con me, almeno conosce a memoria il quintetto dei C’s e ha comunque sviluppato una passione (sana, questa volta) per Rajone nostro. Quando arriviamo al Forum, vede la casetta della biglietteria e mi chiede candidamente: “ma non è un po’ piccolo questo stadio per tutte queste persone?”.
E’ ancora piccolo, ma si farà, le premesse sono quelle giuste.
I biglietti erano per un onesto secondo anello non numerato, arriviamo ad un orario che rendeva al confronto Marty McFly di Ritorno al Futuro un uomo puntuale (citazione “dotta” per chi ha più di ottocento anni), e ovviamente non si vede l’ombra di un posto a sedere. Figuriamoci 2. Il sospetto che gli organizzatori abbiano fatto un filino di overbooking mi sfiora, così come le decine di altre persone in piedi dietro di me.
Ma non ci formalizziamo, e ci sediamo sui gradini. Poi guardo giù, e uno alla volta li riconosco. Il primo è ovviamente Garnett, il più alto, il più secco, il più nero, il più pelato: non ti puoi sbagliare. Poi distinguo una fascia verde e una maglia da cui sbuca un 4: Pierce? No, è Jason “il Camaleonte” Terry, che si è dato alle imitazioni. Rondo con la tuta e senza numeri è irriconoscibile, con quel fisico normolineo. Tranquilli però: tra qualche minuto il riconoscerlo non sarà più un problema. Gli altri sono quasi tutti nuovi, e ci metto parte della partita a fare il matching fra ruolo, stazza, numero, per ricavare chi sono.
Già perchè questi Celtics sono nuovi di zecca: di fatto sono rimasti solo 5 giocatori che abbiano visto il campo lo scorso anno (i big 3 più Bradley e Bass), gli altri sono tutti arrivati in estate.
[b]Istruzioni per l’uso[/b]
Boston contro Milano non esiste come partita di basket in nessuna galassia conosciuta. La finzione che si possa giocare avviene grazie al alcuni fattori:
Ai Celtics importa un pochino meno di niente della partita in sè, quindi non danno proprio tutto tutto (anche se in questo caso, vista la sconfitta rimediata in Turchia, un minimo di impegno in più ce l’hanno messo).
La squadra è tutta nuova, i giocatori cercavano di capire chi fossero i compagni leggendo i nomi sulle maglie quando si giravano.
La forma fisica in cui si trovano i giocatori NBA a inizio ottobre è oltre il livello di guardia dell’imbarazzo: non potendo rimanere nella forma superumana che richiedono i playoffs per più di qualche mese, tipicamente cominciano a entrare in forma verso fine febbraio: giocare oggi, per loro è come se a noi chiedessero di fare due tiri subito dopo il pranzo di Natale, quando ci spostiamo tatticamente dal tavolo al divano, avendo cura di mantenere quella corretta inclinazione che ci permette di evitare di riproporre agli astanti il contenuto rivisitato degli antipasti.
A tutto questo si aggiungano ovviamente i dosaggi omeopatici dei minuti dei titolari, con rotazioni che alla fine si allargavano ad alcuni membri della giunta comunale di Boston.
Il risultato di tutto questo è stata una partita in cui il risultato non è mai stato minimamente in dubbio (anche perchè se no Garnett avrebbe fatto tornare in America i compagni a nuoto), ma non si è mai scavato un canyon umiliante nel punteggio.
Il primo e il terzo quarto sono stati comunque molto piacevoli da vedere, con quella mano santa di Rondo che ci ha intrattenuti nel migliore dei modi. Per quanto riguarda il secondo quarto, la buona notizia è stata che c’era Darkone. Non credo serva che vi dia anche la brutta.
Sul quarto periodo preferisco non dilungarmi, per decenza.
[b]Preziose indicazioni sulla stagione[/b]
Passo adesso rapidamente in rassegna i protagonisti, cercando di capire da quanto fatto vedere in questa partita come andrà la stagione dei Celtics (sì, lo so, avevo finito le interiora di uccelli da leggere, e così per le mie previsioni mi sono dovuto affidare a segni un po’ meno attendibili…).
[b]Rondo SuperStar[/b]
È partito con un 4 su 4 dai 5 metri. Anche mio figlio mi guardava sospettoso chiedendo spiegazioni. Se dovesse tenere percentuali e sicurezza al tiro anche solo paragonabili nella prossima stagione, si potrebbe tranquillamente evitare di giocarla. Per il resto, abbiamo potuto vedere quasi tutto il campionario del 9 biancoverde: dipsy doo, acrobazie, palleggi incrociati, sottomani con angoli non omologati dalla fisica, finte e rifinte, un assist da sdraiato per terra (l’ultimo che ricordo aver fatto cose del genere era Magic), a un certo punto si è perfino trovato in ginocchio in mezzo all’area con quattro uomini intorno: con la massima naturalezza ha sondato le possibilità di passaggio e poi … ha scelto quella che non c’era. I Celtics di quest’anno, sicuramente per tutta la RS, ma probabilmente anche dopo, sono nelle mani di questo ragazzo: non necessariamente questo ti fa dormire tranquillo, ma potrebbe andare decisamente peggio di così.
[b]Kevin Garnett[/b]
Non si è nemmeno sfilato le pantofole. A inizio partita è venuto verso di noi, si è picchiato il petto col pugno, il suo gesto classico per aprire le partite: cuore! E quello è bastato. Non ha fatto veramente nient’altro, qualche rimbalzo e 3 o 4 tiri dalla sua piastrella, tutti rigorosamente fuori. Ma vederlo picchiarsi il petto comunque mi ha emozionato. Speriamo solo che per la prossima stagione ci dia anche qualcos’altro.
[b]The Captain and the Truth[/b]
Se il bigliettone è potuto uscire dal campo senza reale necessità di una doccia, non è che Pierce avesse proprio bisogno dell’ossigeno. Avrà toccato sì e no 10 palloni, ma ha messo 15 punti. E lo ha fatto in puro stile Pierce. Il più classico è stato un tiro, il SUO tiro, quello dai quattro metri con l’uomo addosso: una leggera finta con un pelo di un orecchio, seguita da un più marcato movimento della cistifellea, crea quei due centimetri di separazione che gli bastano per insaccare il suo tiro. Poi ovviamente le triple, e un pregevole canestro in contropiede, con la palla fatta sparire lungo il corpo e poi fatta riemergere per il sottomano vincente. Praticamente è come capitan America: progettato per dominare l’NBA negli anni 50, è stato ibernato in un blocco di ghiaccio per 50 anni, e poi messo a giocare con quelli di oggi: non c’entra niente con loro dal punto di vista atletico, ma glielo vai a spiegare tu che non può dominare una partita?
[b]Jeff Green: il giocatore barometro[/b]
Questo è quello che ci si aspetta da lui quest’anno, di essere quell’arma tattica in più che lo scorso anno è mancata. Quel 3 che gioca da 4 tattico a fianco a Garnett, fondamentale contro Miami sia perchè allarga il campo, sia perchè fa rifiatare il Capitano, sia perchè può provare a stare fisicamente in difesa con James. La grandinata di triple e i 18 punti finali dovrebbero far ben sperare, ma io sinceramente sono rimasto abbastanza deluso. Certo, sa tirare le triple sugli scarichi (bisogna vedere come se la cava sottopressione, non avendoci mai provato), e l’hang time in penetrazione è abbastanza impressionante. Quello che però mi ha lasciato deluso è stata la palese incapacità di battere l’uomo. Più di una volta si è trovato in punta con la palla in mano, con i compagni che gli facevano largo, e un difensore che probabilmente era meno feroce di quelli che si troverà nei PO; aggiungiamoci che ha giocato solo nel secondo e quarto quarto, quindi con compagni più scarsi che lo invitavano a prendersi responsabilità, e avversari di livello inferiore. Ecco, in questo contesto indubbiamente favorevole, specie per uno che torna dopo un anno di inattività ed è atteso a grandi cose, mi sarei aspettato che divorasse il suo uomo e che andasse a schiacciare a difesa schierata. O almeno che ci provasse. E invece ogni volta, dopo istanti che sembravano eterni nei quali palesemente cercava di farsi venire qualche idea su come superare il suo difensore, senza però trovarne, puntualmente passava ai compagni fuori dall’arco. Insomma, non mi aspettavo Dwayne Wade, ma nemmeno la versione timida di Scalabrini con meno ball handling.
[b]Jason Terry[/b]
Il Jet parte in quintetto, e apre le danze rimediando uno stoppone a centro area, seguono alcuni airball, poi finalmente trova la via del canestro e aggiusta le statistiche. Sostanzialmente, chi se ne frega, che lui sappia fare canestro creandosi il suo tiro, e che probabilmente lo farà anche nei momenti caldi della stagione lo dò per certo. Se l’è guadagnato. Quello che appare invece drammatico è l’atteggiamento difensivo. Ora, è chiaro che se il suo soprannome è “il Jet” e non “il Guanto”, un motivo c’è. Che tu però possa permetterti questo atteggiamento difensivo nella squadra di Rivers e Garnett, ho qualche dubbio. Le ginocchia non si sono mai piegate, nella sua metà campo passava il tempo a chiedere ai compagni se per caso avessero visto il suo uomo, così, giusto per curiosità. Mancano tanti mesi, ma credo che potenzialmente sia questo il maggior problema che ci può essere nell’inserire in squadra Terry.
[b]Sullinger[/b]
Tutto considerato, molto bene il ragazzo. È piccolo (per il ruolo) e non salta (in assoluto), ma questo si sapeva. Però è evidente che si muove bene a rimbalzo, ha un ottimo senso della posizione e in attacco usa ottimamente il corpicione, angolandolo correttamente per crearsi quel pertugio verso il canestro per poter finire pur senza saltare; qualche tiro è entrato, qualcuno no, ma per un rookie in una partita di esibizione conta il giusto. Il mestiere di usare il corpo per crearsi spazio, e la cattiveria nell’andare verso il ferro sono cose che invece sarebbe complesso costruire da zero. È da capire se farà da cambio a Garnett o partirà in quintetto a fianco a lui: sicuramente comunque è una bella aggiunta. Sostanzialmente è tornato Big Baby, ma costa 3 soldi.
[b]Darko Milicic[/b]
Nell’ultimo scorcio d’estate Danny Ainge ha raccattato su una panchina di un parco anche il buon Darko. Conoscendo l’uomo, quale attività (probabilmente illegale) facesse in un parco, sarebbe da approfondire…
Comunque Milicic è fra noi, e anche in questa partita d’esibizione ci ha chiarito subito cosa può portare alla causa: stoppate, stoppate e stoppate. Anche a rimbalzo può dare una mano, specie in difesa, pur non muovendosi esattamente come una pantera. In attacco invece l’imbarazzo è di stretta attualità. Non un singolo movimento è stato avvistato, e anche quando si trattava solo di finire sotto canestro, lo si è visto sbagliare cose inaccettabili. Strano per un giocatore comunque decorosamente scolarizzato cestisticamente, sembra più un problema di scarsa concentrazione che di scarsa tecnica. Comunque un bel corpicione da piazzare in mezzo all’area a fare la faccia brutta, ruolo che Fab Melo sembra (almeno per il cameo fatto domenica) ancora troppo acerbo per interpretare.
Ultima nota di costume: mi ricordavo Milicic come un giocatore lungo e filiforme, oggi ha una conformazione fisica che ricorda più che altro quella di Mr Incredibile (quello del film Pixar), con gambette smilze, pancetta e due braccioni di dimensioni ragguardevoli; probabilmente qualcuno per scherzo gli ha scambiato il DVD de “Gli Incredibili” con quello del suo preparatore atletico. Probabilmente questo qualcuno giace ora in fondo a un fiume avvolto nel cemento.
[b]Titoli di coda[/b]
Al palazzetto c’erano (molte) più maglie verdi che dell’EA7.
Siamo sempre in Italia: era proprio necessario mettere i Celtics (non la Polisportiva di Brescello di Sotto) la stessa sera del derby?
E ancora peggio: è possibile che la gente (tanta) fuggisse dalla suddetta partita (qualcuno anche a fine primo tempo) per andare a vedere questo derby?
E un’ultima nota per la sempre perspicace ATM (per i non milanesi, trattasi dei nostri trasporti pubblici): ma se sai che alle 8 di domenica sera ci sono circa 6000 persone (il forum ne tiene 11500, mi sembra ragionevole pensare che la metà fosse lì in metro) che tutte insieme devono prendere la metropolitana, è proprio così impossibile pensare di prevedere 2 o 3 treni speciali in rapida successione, per permettere che defluiscano umanamente? Evidentemente no. Classico arrembaggio all’italiana, con la gente strapigiata che quasi cadeva dalle balconate sulle rampe di scale. Io sono stato molto forunato e ho dovuto aspettare solo una ventina di minuti.
Voglio emigrare.
Vae Victis