Mentre sessantacinque squadre di college combattevano furiosamente per ottenere la qualificazione alle Final Four di Atlanta, a Louisville, Kentucky, i migliori liceali dAmerica si riunivano per la più importante manifestazione ad inviti per giovani promesse del basket: il McDonalds All American. Con questo evento, che apre una stagione ricca dinteresse, gli scout di tutto il mondo hanno potuto vedere, riuniti sullo stesso campo, i talenti che più probabilmente nei prossimi anni lasceranno un segno nella storia di questo sport. LAll American è, per il grande pubblico, la prima vera vetrina per un cospicuo numero di ragazzi di cui tutti sentono parlare, ma che, per diverso tempo, pochi hanno realmente visto giocare; ma è allo stesso tempo una partita capace di dare soltanto indicazioni confuse, vaghe, sulle reali capacità dei singoli partecipanti, per via della natura stessa dellevento. Per questo proveremo qui ad offrire una panoramica il più possibile completa sullelite dei liceali americani pronti ad affacciarsi al mondo collegiale, cercando di analizzarne pregi e difetti e, se possibile, indagarne le prospettive per la prossima stagione.
Kevin Love, PF/C, 6-9, 255 lbs
Università scelta: UCLA (firmato)
Sono ben tre anni che questo ragazzo dellOregon è nel mirino di Ben Howland e del suo assistente Kerry Keating: tre anni che lo staff dei Bruins ha speso decisamente bene, se pensiamo che Love, dopo aver brevemente valutato le opzioni offerte da Duke e UNC, ha firmato molto presto per il college di Los Angeles. Ma cosha, insomma, di tanto speciale questo ragazzo? Oltre ad una corporatura massiccia, sulla quale ha lavorato in maniera eccellente negli ultimi anni arrivando ad una condizione davvero invidiabile, ed una tecnica sopraffina, di cui parleremo, Love ha prima di tutto una cosa che non si compra e non si impara: un ottimo cervello. Figlio del giocatore NBA Stan Love, Kevin racconta daver passato linfanzia, mentre gli altri guardavano i cartoni animati, a studiare le partite del padre ed apprendere il gioco. Cresciuto, ha lavorato incessantemente in palestra per migliorarsi, dimostrando una straordinaria capacità di individuare i propri difetti e compensarli con lallenamento. Sarà lesempio del padre, sarà lo sconfinato amore che da sempre ha nutrito per il gioco, ma raramente capita di vedere un liceale muoversi in campo con la sua maturità, trasmettere tanta fiducia ai compagni, far sentire good vibrations al pubblico (ah, non ve lavevo ancora detto? Il fratello di Stan Love è Mike Love, cantante dei Beach Boys e zio di Kevin).
Tecnicamente, si tratta di un centro di grande energia, che ama il contatto e non ha mai paura di sporcarsi le mani a rimbalzo e finire di potenza sotto canestro; in post è una presenza imponente, ma fa valere la sua tecnica tanto quanto i suoi muscoli. Sono altre, però, le cose che lo rendono davvero unico: una capacità, inaudita in un ragazzo della sua stazza e della sua età, di leggere le situazioni (ad esempio i raddoppi in post basso) e sfruttarle con passaggi perfetti per i compagni; mani straordinariamente educate, con raggio piuttosto ampio (non disdegna neanche loccasionale tripla, come ha mostrato al McDonalds), votate ad una selezione di tiro intelligente, del tutto priva di forzature; letture di maturità invidiabile, in attacco e difesa, che unite alle sue risorse fisiche gli sfruttano tantissimi intangibles in ogni partita. Eppure il suo vero e proprio trademark è un altro: il più preciso ed immarcabile outlet pass attualmente in circolazione (a tutti i livelli). Non stupitevi se lanno prossimo diversi giocatori dei Bruins si lanceranno velocissimi in contropiede vedendolo andare a rimbalzo: con mani da quarterback li troverà senza difficoltà a quindici-venti metri di distanza per un canestro facile.
Inevitabile, a questo punto, cercare il rovescio della brillante medaglia Love. Diversi critici fanno notare come questo ragazzo sembri a tutti gli effetti fatto e finito il che, per quanto non possa essere considerato un male, lo tiene al di qua di quel mostruoso upside che sembra caratterizzare molti dei migliori prospetti della sua classe. Un atletismo non al di sopra di ogni sospetto ed una certa lentezza nel marcare i 4 lontano dal canestro sono a tuttoggi i maggiori punti interrogativi su questo giocatore, il cui impatto, almeno a livello collegiale, è comunque garantito.
A UCLA troverà un allenatore che gli darà pane per i suoi denti (Kevin ha recentemente dichiarato di voler migliorare molto in difesa non ti preoccupare ragazzo) ed una squadra reduce da due brucianti sconfitte con Florida in due Final Four consecutive. Se Collison dovesse decidere di trattenersi un altro anno sarebbe sicuramente una coppia straordinariamente efficace, e non dovrebbe sorprenderci vedere la colonna degli assist del playmaker innalzarsi sensibilmente, grazie alle transizioni lanciate dal nipote del Beach Boy. In ogni caso i Bruins si candidano a seria indiziata per le Final Four per il solo fatto di essersi assicurati questo ragazzo, non dubitate in proposito.
Statistiche al McDonalds All American: 13 pt, 6 r, 3 a, 6-10 FG, 1-2 3pt, 20 min. Partita solidissima, senza pretese di protagonismo, illuminata da occasionali lampi di genio cestistico. Chiaramente non il suo palcoscenico ideale, ma ha saputo risplendere anche qui.
O.J. Mayo, PG/SG, 6-5, 210 lbs
Università scelta: USC (firmato)
Eccoci qua, a parlare del più discusso, amato, odiato, osservato giocatore di high school da Lebron James a questa parte. Ebbene sì, il giorno è arrivato, finalmente O.J. Mayo varcherà il cancello di un ateneo. E ammettiamolo pure, non certo dellateneo che ci aspettavamo! Le storie sul suo reclutamento sono ormai celebri: il suo misterioso messaggero a colloquio con Tim Floyd, la scelta di USC per motivi di marketing, OJ non dà il suo numero in giro, sarà lui a chiamarti, la gestione autonoma delle borse di studio tutte storie che abbiamo letto e riletto, magari scuotendo la testa con disapprovazione o ridacchiando divertiti. Ma descrivono davvero del tutto questo singolarissimo talento? Probabilmente no. Ragazzo girovago e con un complesso rapporto con lo studio, Mayo si è guadagnato fama e acclamazione molto presto, da quando, mentre ancora frequentava leighth grade (più o meno corrispondente alla terza media) debuttò nel circuito di basket delle high schools. Gradualmente, tuttavia, si è formato un forte partito dopinione contrario ai suoi modi da stella, alla sua presunzione, al suo carisma, che ha sostenuto che, tutto sommato, Mayo valga meno di quanto non prometta. Ma daltra parte molti di quelli che lhanno conosciuto vi parleranno di un ragazzo educato ed attento, che risponde yes sir e no sir a testa alta, pretendendo di essere trattato da adulto e dimostrandosi straordinariamente consapevole delle sue capacità e dei suoi obiettivi. Sia come sia, Mayo è indubitabilmente un giocatore dal talento debordante, e questo è deve necessariamente essere il punto di partenza di qualunque analisi.
OJ è cresciuto fisicamente molto presto, stabilizzandosi in un corpo di 6-5 agile ed atletico, assolutamente pronto sia al ruolo di 1 che al ruolo di 2, anche in ottica NBA. Solitamente descritto, in prospettiva, come una point guard, ha giocato gran parte della sua carriera da 2 puro, con il principale compito di sfruttare le sue doti di macchina-da-canestri. Eppure, diligente nel suo piano di conquista del mondo, il giovane Mayo ha compreso la necessità di evolvere il suo gioco tanto che nellultima stagione, e negli scintillanti allenamenti al McDonalds, ha mostrato tutte le sue doti nellimpostare il gioco e giocare per i compagni. Tecnicamente cè ben poco da dire, perché questo ragazzo sembra saper fare letteralmente tutto: micidiale tiratore da tre (anche, anzi, soprattutto da distanza NBA) è capace di prendere un tiro in pressoché tutte le situazioni di gioco, come dal palleggio, sugli scarichi, dopo una finta, in allontanamento, marcato; in penetrazione possiede il primo passo dei migliori slasher, la capacità di finire con il contatto, lenergia di schiacciare nel traffico; ottimo ball handler, ha dimostrato, se vuole, di essere un playmaker più che accettabile, con sprazzi di vera classe anche in fase di assistenza ed insospettabile lucidità; difensivamente è ottimo in uno contro uno, mentre non sembra avere particolare senso per la difesa di squadra.
Limiti? Difetti? Beh, ci sarebbe quel carattere…, dirà qualcuno.Vero, eppure, per quanto possa non risultare particolarmente simpatico, appare ormai evidente a molti che quel carattere potrebbe essere proprio il suo maggior punto di forza. Per il resto deve migliorare nella comprensione dei meccanismi del gioco, in attacco deve imparare a non cercare sempre il canestro o lassist, in difesa cosa vuol dire ruotare, aiutare. Ma queste cose Tim Floyd avrà modo di insegnargliele certamente.
USC arriva da un torneo per certi versi sorprendente, con leliminazione della Texas di Durant (casualmente, proprio la squadra star-centered che i Trojans rischiano di diventare lanno prossimo) e lonorevole sconfitta contro i Tar Heels dopo almeno trenta minuti di basket superbo, ma per la stagione ventura si prepara a salutare il senior Taj Gibson. Mayo non sarà, dunque, un predicatore nel deserto, ma di certo la squadra rischia di sbilanciarsi pesantemente in direzione del suo contributo offensivo. A coach Floyd il piacevole, complesso compito di gestire la situazione ed orchestrare un sistema da Final Four. Non sarà davvero facile.
Statistiche al McDonalds All American: 12 pt, 3 r, 1 a, 3 to, 3 st, 4-17 FG, 1-9 3pt, 3-4 ft, 23 min. Chiaramente la sua peggior prestazione in carriera, nulla da dire. Dopo tre giorni di dominio assoluto negli allenamenti, con lodi sperticate di tutti gli scout presenti, OJ entra in campo con in testa una sola cosa: segnare, vincere lMVP. Forza, sbaglia, ri-forza, ri-sbaglia, si intestardisce, sbaglia ancora. I 12 punti sono frutto di ennesime forzature, perlopiù nel secondo tempo, per aggiustare un po le statistiche. Non preoccupatevi, si rifarà nelle altre manifestazioni.