Siamo alla stretta finale.
Mentre le squadre playoffs bound cercano di dare gli ultimi ritocchi al record, per assicurarsi la migliore posizione nel tabellone playoffs, Arenas si infortuna rendendo ancora più appetibile il già ricercatissimo accoppiamento con i suoi abbordabili Wizards, Wade si appresta al grande ritorno e Kobe macina record e performance allucinanti (ma non sempre efficaci), diamo un occhio fintanto che cè tempo alle squadre che la post season la vedranno solo in tv.
Per chi temesse unanalisi completa delle 14 squadre probabilmente escluse, stia tranquillo, parlerò solo delle più divertenti.
[b]Atlanta Hawks[/b]
Perdere è unarte. Richiede abnegazione, spirito di sacrificio, anche una certa fantasia.
Certo, tutti sono capaci di perdere. Ma perdere continuamente, stagione dopo stagione, in modo sempre diverso, e con la possibilità (grazie al meccanismo del draft) di avere sempre ottime scelte, non è affatto facile.
Ed ecco allora i professionisti indiscussi della patacca. Gli Hawks non vedono i playoffs da quando il loro 2 titolare, Steve Smith, era una delle prime 7-8 guardie della lega. Se vi state chiedendo chi sia Steve Smith, vuol dire che avete già capito da quantè che gli Hawks non giocano una partita a fine aprile. Per una partita a maggio dobbiamo ritornare al pleistocene, quando il Dominiquesaurus Rex evoluiva dalle parti della Georgia.
Ci avevano illuso a inizio stagione, ma ormai li conosciamo, non ci caschiamo neanche più.
Il roster è giovane, talentuoso, e se per un attimo dimentichiamo che esistono anche i due ruoli sotto, abbastanza interessante. Joe Johnson è ormai una (disperata) stella NBA. Lunico più solo di lui è Garnett, ma sembra che per il bigliettone i 100 anni di solitudine scadano questestate.
Johnson questanno ha potuto contare sullaiuto sempre più sostanzioso di un Josh Smith che ha fatto vedere grandi cose (oltre alla presenza frequente nell top ten di NBA Action). Sembra che il fenomeno da baraccone si stia tramutando in un giocatore vero. Sarebbe interessante poterlo testare in una squadra vera, come terzo violino, forse fra qualche anno addirittura secondo.
Laltro in crescita è Marvin Williams. La notizia è buona fino a un certo punto. Oltre a giocare nello stesso ruolo dei primi due (swingmen tra 2 e 3, ma se no non saremmo ad Atlanta), la sua crescita è oggettiva rispetto alla stagione precedente. Ecco, questa è lespressione chiave: rispetto alla stagione precedente. Per infortuni e per evidente immaturità lanno scorso è stato inguardabile, roba da prendere da parte il GM che lha scelto e obbligarlo a sottoscrivere un contratto a vita con gli Hawks: è chiaro che quando trovi leccellenza, devi conservarla
Questanno le cose vanno meglio, anche se con una seconda scelta assoluta, in un draft con (fra gli altri) Deron Williams e Chris Paul, quando in squadra non hai niente che assomigli a un play, si poteva fare oggettivamente meglio.
Io sono fiducioso, e voglio dare fiducia ai ragazzi: già da adesso vi dico che secondo me i Falchi non andranno ai PO nemmeno il prossimo anno, tenendo così aperta una delle strisce più imbarazzanti dello sport professionistico.
Insuperabili.
[b]New York Knicks[/b]
Ecco. Ci siamo.
Di cosa vogliamo parlare? Di una squadra inguardabile per ¾ di stagione? Di una squadra guerriera che ha mancato i playoffs di un soffio, dopo aver quasi fatto il colpaccio a Dallas? Di una stagione segnata irrimediabilmente dagli infortuni? Del peggior GM di sempre (o sarà peggio quello degli Hawks? Beh, ci devo pensare un po su)? Della squadra in crescita che farà sfracelli lanno prossimo?
O semplicemente del modo peggiore possibile di investire 117 mln di dollari allanno?
NY è tutto questo e, ovviamente, moltissimo altro.
In quest ultimo mese ci ha dimostrato che un branco di giovani giocatori affamati, che costa in un anno come Francis per una partita, vince più partite dei costosissimi e permalossissimi titolari.
Non che avessimo bisogno che qualcuno ce lo spiegasse.
La partenza di Francis è ormai legata solo al reperimento di un amante del genere (a dire il vero non facile da trovare), quella di Richardson al capire se qualcuno se lo piglia con quella schiena.
Tra i confermati per il prossimo anno, il primo è Marbury, che secondo me assomiglia sempre di più ad un Iverson dei poveri.
Trattasi infatti di playmaker di taglia ma non di mentalità, inaccoppiabile con altri giocatori, e che rende in modo fantastico se lo circondi di 4 fabbri e gli dai la squadra in mano. A Phila, con lAI originale, lhanno data su dopo 10 anni, con una finale raggiunta, un fegato così e nessun anello: difficilmente nella grande mela si potrà ridere con la sua pallida imitazione (se infatti anche Coney Island Finest può farne tranquillamente 40-50 in una partita, difficilmente può farne 30 di media come il collega). La stagione in corso lha visto tornare su buoni livelli, ma sinceramente non mi sembra luomo che ti porta al titolo.
Giusto una chicca: nel finale della gara persa coi Mavs il nostro, pressato, passa la palla oltre la metà campo a Balkman, ma il passaggio e pigro e il compagno è fuori posizione, così Terry intercetta Dallas vince la gara. Commento del Marbury: cosa volete, son ragazzi, devono ancora imparare tanto.
Viva viva il nostro intrepido condottiero, che lotta in mezzo a noi.
Laltro pilastro della ricostruzione è Curry, ripudiato da Chicago per problemi cardiaci, il ragazzo sembra stare benone, e con lapprossimarsi del ritiro di Shaq sta avanzando prepotentemente la sua candidatura a miglior centro della lega che sia nato in un paese privo di Grandi Muraglie.
Peccato solo che si rifiuti di giocare in difesa, e che se il tuo attacco non è esattamente quello dei Suns, lasciare al tuo uomo dai 30 punti in su a sera non è il massimo
Grande assente del rush finale, ma sicuro protagonista il prossimo anno sarà Crawford, infortunatosi proprio quando si era affermato come punto di riferimento (soprattutto a fine partite) dei suoi.
Secondo me (per quanto detto prima) non può giocare con Marbury (che infatti ha iniziato a giocare molto meglio da quando il compagno si è infortunato), e alla lunga la cosa inizierà a pesare.
Per la posizione di ala piccola solo punti di domanda: la grande speranza, Channing Frye, ha deluso, come il neo arrivato Jeffries, Richardson non si sa se giocherà ancora, e Balkman di certo non ha il talento per fare il titolare. Lidea è di dar via Francis in cambio di un 3 da quintetto. Il sogno proibito (di entrambe le parti) sarebbe Artest.
Sì, ci manca uno che tenga poco la palla, affidabile e che faccia spogliatoio in un gruppo così
Restano il più incredibile paradosso dello sport professionistico, la squadra col peggior rapporto prezzo prestazioni di sempre, e il tutto in pratica si consuma nel salotto del sempre meno entusiasta avvocato ebreo che tanto amiamo
[b]Philly[/b]
Se devo essere sincero, pensavo peggio.
Se deve essere sincero, anche il loro GM.
Lunica squadra che quando vince ha pubblico e dirigenza contro. E vince spesso.
LOden derby sembra abbastanza compromesso, ma la città dellamore fraterno sembra aver trovato nuovi interessanti protagonisti.
Ho sempre parlato male (o meglio, in maniera non entusiastica) di Iguodala. Non perché non lo ritenga molto forte, ma perché non lo ritengo credibile come stella della squadra. Pensavo che le sue cifre sarebbero salite, ma non così tanto, e soprattutto che lavrebbero fatto a scapito delle percentuali di tiro, cosa che invece non è avvenuta.
Sono ancora oggi dellidea che the Big AI (ormai the one and the only) non possa essere la stella della squadra, ma si è guadagnato sul campo senzaltro il ruolo di seconda punta di lusso, e non solo di specialista difensivo e uomo da schiacciate in contropiede.
Miller è al suo meglio dai tempi di Cleveland, un play ordinato, sicuro, che sbaglia poco e che coinvolge i compagni: una sicurezza.
Joe Smith si riconferma uno dei panchinari più affidabili della lega, mentre Korver sembra aver ritrovato il tocco dalla lunga.
Ok, finite le buone notizie. Ora quelle cattive: se non arriva un fenomeno dal draft, arrivare ad una stella tramite gli scambi è praticamente impossibile (chi si può dare in cambio?), e difficilmente un free agent di spicco vorrebbe salire su un work in progress come i Sixers.
La situazione salariale in ogni caso (anche se arrivasse dal draft una stella e bisognasse solo mettergli intorno la squadra giusta) è complicata, dal momento che sono presenti diversi giocatori (come ad esempio Korver o Dalembert) che sono pagati molto oltre il loro (comunque discreto) valore, retaggio dellera Iverson, nella quale i suoi fidi scudieri hanno ottenuto contratti eccessivi dovuti al merito di poter giocare insieme a the Answer.
Morale: la possibilità di vincere a breve un titolo è quello che in greco antico viene definito periodo ipotetico del IV tipo, o dellirrealtà, mentre un ritorno ai PO in un anno o due è senzaltro possibile: se i Sixers riescono a mantenere questa voglia, con laggiunta di un altro realizzatore potrebbero ambire ad uno degli ultimi posti ad est che, come si dice, non si negano a nessuno.
[b]AAA: Super star offresi [/b]
LNBA è un gran bel posto.
Ti danno un sacco di soldi per girare gli States e giocare a basket.
Vivi da re, con aerei privati, auto di lusso, alberghi a 12 stelle.
Diventi una personalità, la gente ti riconosce per strada, degli sponsor ti pagano per fargli pubblicità.
E fai dei soldi, con cui compri altre auto di lusso, suite negli alberghi, cene in ristoranti famosi e notti nei privè dei locali VIP.
Puoi addirittura incidere terrificanti CD, disegnare linee di vestiti come nemmeno Ray Charles, e se sei fotogenico anche fare degli orrendi film per Hollywood.
Se però sai di essere veramente forte, arriva un momento della tua vita in cui tutto questo non ti basta più.
Sai che vivere il momento è fantastico, ma vuoi entrare nella storia, vuoi dimostrare che hai saputo mettere a frutto il tuo talento, oltre che per far soldi, anche per VINCERE.
Ecco allora che la squadretta di periferia, che negli anni ti ha elargito vagonate di pezzi in verde non ti basta più, e sei disposto a rinunciare ai soldi per volare nel paradiso di ogni veterano: la CONTENDER.
Giocatori (e squadre) in questa situazione ce ne sono parecchi e, compatibilmente con le rispettive situazioni contrattuali e salariali, alcuni di loro potrebbero questestate cambiare maglia.
Al loro posto le franchigie otterranno scelte e giocatori giovani, sperando che fra loro ci possano essere le stelle di domani.
Tra i senzaltro partenti ricordiamo Garnett e Gasol: resta solo da definire verso dove e in cambio di chi, ma senzaltro questestate Garnett se ne andrà e Gasol sarà cacciato.
A loro due si aggiunge tutta una schiera di stelle e stelline, che vedono avvicinarsi la fine della carriera e cercano di lasciare le squadre più o meno tristi dove militano.
Tra loro ricordo Pierce (è notizia recente la sua dichiarazione di insoddisfazione verso i troppo lenti progressi dei Celtics), Artest e Bibby (grandiosa doppietta di Sacto! PS: i due chiedono di essere ceduti, ma possibilmente non alla stessa squadra), Ray Allen, Kirilenko (che secondo me ha più probabilità di vincere dove sta), Randolph (che mi sa che non se lo piglia nessuno, uno po come Francis), Carter e Kidd, Gerald Wallace, Jermain Oneal, e io a meno di miracoli darei per possibile partente (o quantomeno insoddisfatto) anche Iverson
Le storie di queste squadre abbandonate, o comunque respinte sono diverse, tutte tese ad emergere dalla mediocrità che le contraddistingue, e tutte per un motivo o per laltro destinate a fallire.
[b]Boston[/b] è in ricostruzione, lidea era anche buona: tenere a un livello accettabile i risultati grazie a Pierce, e intanto fargli crescere intorno unabbondante serie di ottimi prospetti scelti con grande lungimiranza al draft. La realtà però è andata diversamente, con i pargoli prodigio che crescono più lentamente del previsto, la presenza di Pierce (fenomenale) che obbliga a vincere qualche partita di troppo per avere le migliori chance di prendere un fuoriclasse al draft, ma troppo poche per fare i playoffs e dare qualche soddisfazione alla stella solitaria, e una fila di scambi di mercato che nemmeno Isiah Thomas da sbronzo poteva architettare. Il risultato è un divorzio allorizzonte
A [b]Memphis[/b] la luna di miele alla catalana è finita; i Grizzlies pensavano di aver trovato una stella, alla Nowitzki per intenderci, e invece hanno trovato solo un ottimo giocatore, incapace però di trascinare i suoi fuori dal guano.
Il gioco irreggimentato e noioso di Fratello è stato ripudiato per il solito Run&Gun che prometteva emozioni facili, ma i risultati non sono arrivati, e la dirigenza si ritrova con molto poco in mano per cambiare il futuro della franchigia. Posto che non sarà Pau la pietra angolare, tanto vale liberarsene al più presto, sperando di ricevere in cambio roba buona, magari giovane, da abbinare a Mike Miller, tiratore per tutte le stagioni. Complimenti per il cerchietto.
[b]Charlotte[/b] sta adottando una tecnica singolare: far vomitare per 82 partite per ottenere una scelta alta nel draft.
La tecnica, con laiuto anche del più imponente cumulo di infortuni nella storia di una franchigia, ha portato i suoi risultati, e i Bobcats, solo dal draft, hanno ottenuto una squadra decorosa: Okafor, Felton, May, Morrison, a cui si somma lesploso Wallace arrivato via Expansion draft.
Lidea, forse non correttissima, ma comprensibile, è però accettabile per un anno. Se fai sempre e solo quello da quando sei nella lega, cominci a dare un po fastidio.
Speriamo che con la scelta (presumibilmente alta) del prossimo draft Charlotte possa sentirsi soddisfatta e inizi finalmente a provare a competere in questa lega.
Così, tanto per fare una cosa nuova
[b]Portland[/b] ha fatto piazza pulita di quasi tutti i ragazzi cattivi, peccato che non sia rimasto quasi niente. Roy è forte, pronto, consistente, ma probabilmente non è luomo che cambia il destino di una franchigia. E quindi si torna dal pupazzone, Randolph, una sorta di Antoine Walker, ma meno geniale, meno versatile, e molto meno forte in difesa (orroooooreee!).
Come al solito parlando di questa squadra, non posso che fare tanti cari auguri
E veniamo al caso più triste di tutti: [b]Minnie[/b] (già il nome intenerisce).
E la favola incompiuta, che era quasi arrivata allhappy end, salvo poi scoprire che col principe azzurro era fuggita la Regina Cattiva.
Si parte con una franchigia nuova, un pubblico devoto, un GM capace e rispettato come McHale, un ottimo allenatore (Saunders) e un bambino prodigio che arriva senza troppi clamori (scelta numero 4) dal draft.
Il ragazzo sboccia, e diventa uno dei giocatori più forti e completi della storia del gioco, e col suo entusiasmo quasi infantile contagia anche i compagni. Il suo compagno di squadra ideale, giovane come lui e altrettanto brillante (Marbury) sceglie di tornare a giocare dalle parti di casa, ma the big ticket non se la prende, e anzi si impegna più di prima.
Le capacità di GM di McHale iniziano ad appannarsi, e viene beccato come un bambino con le mani nella marmellata col caso Smith. Sculacciata pubblica di Stern, e interdizione a partecipare a tutti i draft per mille anni, ma la squadra si stringe attorno alla sua stella e va avanti. Sempre i playoffs, sempre fuori al primo turno.
McHale ha un ultimo colpo dala (prima di inanellare sul mercato una serie di vaccate senza precedenti), e porta nello stato dei laghi Cassel e Sprewell.
Per Garnett inizialmente è uno shock: avere dei compagni che quando gli passi la palla non la perdono, e che a volte segnano pure, per lui è una novità assoluta.
Il ragazzo però è sveglio, si abitua, e la squadra va subito in finale di conference, da cui esce solo per un infortunio a Cassel che lo tiene di fatto fuori da tutta la serie.
Da lì parte un vortice di scambi, litigi, scioperi, ripicche, dichiarazioni (resterà storica quella di Sprewell, che voleva più soldi per mantenere la famiglia, da allora è un po scomparso dai radar), ma soprattutto tanta mediocrità.
Con ogni probabilità ogni sera quando era solo nella sua cameretta il buon Kevin faceva partire il festival della bestemmia, ma almeno ai giornali non ha mai chiesto di essere ceduto, ha sempre e solo chiesto dei compagni più forti per provare a vincere (richiesta a ben vedere nemmeno così strampalata).
Minnesota non ha concluso niente, un po per oggettiva incapacità, un po perché blindata dal salario Monster della sua stella.
Siamo così arrivati allennesima stagione senza post season, e con ogni probabilità al punto di non ritorno del rapporto tra Minnie e Garnett.
Lestate porterà consiglio.
Vae Victis