E’ il periodo natalizio e tutti sono più buoni, compresa Milano che, proprio alla vigilia della partita contro la capolista Varese, smantella per l’ennesima volta la squadra, dando il ben servito a ben tre componenti e accogliendone uno nuovo.
Omar Cook e Richard Hendrix sono i due nomi dei partenti, con l’ex capitano milanese (insignito in estate) che ha risolto consensualmente il contratto con i biancorossi per accasarsi immediatamente al Caja Laboral che, per ironia della sorte, è stata la squadra che ha proprio eliminato Milano dall’eurolega, anche grazie ad un cruciale errore del playmaker nei secondi finali della partita di Vitoria.
Il centro di riserva che doveva dare respiro a Bourousis ed essere la soluzione in quel ruolo sulla difesa del pick and roll, è stato “Un errore mio” come candidamente ammesso da coach Scariolo. Solo che ci sarebbe da risolvere il piccolo inghippo dell’oneroso biennale, di difficile ricollocazione, allungatogli in estate .
Chi invece se ne è andato, avvolto dal mistero, è Fabrizio Frates che colleziona il suo secondo esonero “nonsense” di carriera, visto che non sono state addotte particolari motivazioni sulla scelta.
Al suo posto è stato promosso Alberto Rossini, ma ancora oggi, è veramente difficile capire come una sciarada di stagione come quella messa in mostra da Milano, sia pagata dal secondo allenatore.
Il cavallo di ritorno, invece, è JR Bremer, svincolato pochi giorni fa dal Fenerbache, mentre il futuro rientro (anticipato) dovrebbe essere Leon Radosevic che era stato mandato al Lietuvos a farsi le ossa.
Nello scempio colossale mostrato in eurolega e per cui, secondo coach Scariolo, non si dovrebbero fare tragedie, non si salva nulla. Milano non è stata mai in grado di fare alcunchè per rubacchiare il passaggio del turno, in un gruppo che è stato sbandierato come il più difficile alla vigilia, ma che poi non si è affatto dimostrato tale. Se una squadra allo sbaraglio come Milano ha potuto lottare fino in fondo per passare il turno (avendone in mano più volte il match point), evidentemente tutto questo livellamento verso l’alto era stato solo subodorato.
Le sconfitte contro il Caja Laboral (casa e fuori), quella ad Istanbul e a Kaunas, sono partite che una squadra con ambizioni non può perdere e, se qualche volta ci si è messa la sorte (vedi finale di Kaunas), nelle altre è difficile trovare giustificazioni credibili o alibi dietro cui nascondersi.
Il patron Giorgio Armani ha detto di non aver perso l’amore per la sua squadra, ma che non ha visto l’impegno necessario per fare bene. Come lui, questo impegno, non l’hanno visto nemmeno i tifosi che ormai hanno la sopportazione ai limiti per queste gestioni di bassissimo livello. E’ vero che in campo ci vanno i giocatori, ma pare difficile pensare che ogni professionista che transita dal capoluogo meneghino diventi per magia la brutta copia di se stesso. Evidentemente c’è qualche altro tipo di problema a livello gestionale o psicologico che il re della moda deve trovare e debellare, prima di poter pensare che la sua creatura arrivi al successo che ha contraddistinto ogni sua opera.
Simone Mazzola