Facciamo un gioco.
Proviamo per un attimo a fare finta che gli Spurs questanno non vincano il titolo.
Lo so, è un gioco che richiede molta fantasia, ma se non lo facciamo non è che resti molto da dire su questa stagione
Tutti pronti?
State immaginando Deron Williams o Lebron che alzano la coppa?
Bene, allora possiamo partire con gli ultimi commenti
[b]Phoenix[/b]
Cominciamo come di consueto con le trombate del turno precedente.
Anche questanno i Soli abbandonano i playoffs anzitempo, anche se mai come questanno hanno dato limpressione di meritare di andare avanti, e che leliminazione sia stata legata più a episodi che a inferiorità.
La questione squalifiche ha ovviamente avuto il suo peso, e va riconosciuto ai Suns di aver fatto quello che fanno le grandi squadre da playoffs, ovvero gestire al meglio le emergenze, tanto che hanno perso gara 5 solo nel finale per un episodico canestro di Bowen.
Senza le squalifiche avrebbero vinto loro? Non è assolutamente detto, così come per altro anche con le assenze di Stat e Diaw in gara 5 i Suns se la sono giocata fino in fondo, quindi non vorrei ridurre a quellepisodio una serie non bellissima come qualità di gioco, ma di unintensità coinvolgente e affascinante.
Dal lato Suns comunque più che la mala sorte o leccesso di zelo della Olympic Tower, mi permetterei di evidenziare la stupidità proprio di Diaw e Stoudamire: la regola è nota, ci sono abbondanti precedenti e sapete che a New York sono piuttosto rigidi sullapplicazione della suddetta; lipotesi di usare la testa invece del testosterone per decidere cosa fare in queste situazioni pare brutto?
Dovendo parlare di altre 12 squadre prima della fine del pezzo, non farò unanalisi completa della serie, mi limiterò a evidenziare alcuni punti che mi hanno particolarmente colpito:
Gara 4, ultimo quarto, Duncan in panchina a lungo per problemi di falli, i Suns sotto di poco. Ti aspetteresti il recupero dei Soli, e invece gli Spurs mantengono le distanze grazie a Tony Parker che DA SOLO buca la difesa ad ogni azione. Parker è forte, è veloce, era in giornata, tutto quello che volete, ma non stiamo parlando di Iverson: se si ha la possibilità di convogliare le attenzioni di tutta la difesa su di lui (Duncan fuori, come detto, Ginobili ancora nella fase della serie in cui non cambiava il corso delle partite da solo, gli altri non pervenuti), dovresti essere in grado di fermarlo nei 5 minuti più importanti della tua stagione.
E invece il francese va dentro a ripetizione, portando a casa ogni volta i due punti o il fallo.
Come al solito poi Parker si è fermato da solo, Duncan è rientrato, ma i Suns hanno vinto lo stesso grazie a due passaggi dietro la schiena del tutto insensati di Nash, che hanno aperto la porta a due schiacciate di Stoudamire. Che ci sia qualcosa da mettere a punto nella difesa dei Suns?
Gara 6, sempre ultimo quarto. Se qualcuno avesse avuto dubbi sul fatto che Nash sia un campione, un vincente e un leader, accettiamo le sue scuse.
Nel momento di massima difficoltà della squadra, Nash ha fatto limpossibile, facendo chiaramente capire ai suoi (onestamente già allo sbando da diversi minuti) chi dovevano seguire, e che la terra promessa era ancora lì ad aspettarli. Sul perché sia stato così a lungo in panchina nel quarto quarto, citofonare Mike, perché io sinceramente non ho risposte.
Comunque, onore al merito.
Suns Basketball?
Sono tre anni che ce la rimeniamo sul basket offensivo dei Suns, il gioco in velocità, se lattacco possa o no vincere le partite. Phoenix, lesponente più illustre del filone offensivista se la gioca ad armi pari con gli Spurs, poi però ci pensi un attimo e ti chiedi: che fine ha fatto il Suns Basketball?
Il quintetto piccolo è sparito: reintrodotto Thomas come centro, Marion e Stoudamire scalano nelle loro posizioni naturali di ala piccola e ala grande (e per altro in questo spostamento, come ho già avuto modo di dire, The Matrix è MOLTO meno efficace che come 4 tattico, e questo mi permette di rimarcare i miei dubbi su questo giocatore). Il tiro da 3, a parte in gara 2, si vede molto poco, il contropiede (complici anche i sempre poco amichevoli Spurs) non si è mai visto, i Suns diventano una squadra che lotta per raggiungere (con fatica) i 100 punti, per lo più tramite un attacco a metà campo basato sul P&R tra Nash e Stat. La difesa e il gioco duro lhanno fatta da padroni, con Thomas e Bell grandi protagonisti, e Marion spesso efficace in marcatura su Parker (anche se non sempre, come evidenziato prima).
Per chi pensasse che io stia per lennesima volta sostenendo che quando conta non si vince con lattacco, complimenti, è un acuto osservatore.
Se però anche la squadra offensiva più forte della lega ti gioca così la sua serie più importante (ottenendo anche la prova più convincente degli ultimi 3 anni contro una contender), è difficile sostenere il contrario.
[b]Tori al macello[/b]
Se togliessimo dalla serie il solito ineffabile atteggiamento di scarso impegno dei Pistons, questa serie sarebbe finita 4 a 0.
Una parola per spiegare la stagione dei Bulls, il 4 a 0 rifilato a Miami e la debacle contro Detroit: ne ho 3: Jump Shooting Team.
La difesa è ottima, e cè sempre. In attacco si tira solo da fuori, a volte entra, a volte no. Se da fuori si tira sotto il 40% non si vince mai. Col 45% si vince spesso, oltre il 50% si vince sempre. Andate a vedere le percentuali dal campo nelle diverse partite di postseason di Chicago e vedete come è andata.
Gli Heat, pur con tutte le colpe già evidenziate, hanno giocato contro una squadra che vedeva il canestro largo come il lago Michigan. Le prime due gare contro Detroit (37 e 38% dal campo) non sono nemmeno cominciate. In gara 5, quando i Bulls hanno tirato con il 55% (oltre il 70 nel primo tempo), nemmeno i Pistons hanno potuto fare alcunché.
Solo una domanda per i più attenti: secondo voi Paxon questestate guarderà con interesse il mercato dei lunghi con punti nelle mani?
[b]Nets a testa alta[/b]
Il GM a onor del vero non ha fatto un gran lavoro: 3 stelle assortite molto male, due addirittura nello stesso ruolo, niente lunghi, niente panca. Infortuni a ripetizione. Voci insistenti (e probabilmente destinate a concretizzarsi questestate) su scambi dei 3 giocatori chiave. Gli ingredienti ci sono tutti per una stagione mediocre, nessuno si sarebbe stupito, nessuno si sarebbe lamentato.
E invece i Nets vanno ai playoffs, passano con merito (anche se con un accoppiamento non proibitivo) il primo turno, vanno al secondo e se la giocano fino in fondo con una delle potenze emergenti ad est, andando addirittura a vincere una gara 5 in trasferta quando sarebbe stato decisamente più facile mollare.
E il merito di tutto questo va soprattutto a due clamorosi inattesi.
Jason Kidd, apparso negli ultimi anni piuttosto abulico al di là del ponte, e famoso per essere stratosferico durante la luna di miele con una nuova squadra, e molto più divano, canottiera e tele quando il tempo inizia a usurare il rapporto, ha sfoderato una post season quasi in tripla doppia di media.
Vince Carter, che aveva lasciato Toronto dichiarando candidamente che non è che si impegnasse molto, ci ha provato fino allultimo, con risultati a volte ottimi, a volte rivedibili, ma sempre con un impegno ammirevole. Che sia finalmente arrivata la maturità?
Sè perso, e viste le premesse, di più proprio non si poteva fare.
Ma per una volta i Nets terminano la loro stagione a testa alta.
[b]Il futuro dei Guerrieri[/b]
Se il gruppo resta intatto e se il Barone non si rompe, aspettatevi i Warriors fra la quarta e la quinta posizione il prossimo anno.
Un anno intero di Nellie Basketball, con la convinzione nel sistema e la fiducia nei propri mezzi mutuata in una postseason da favola, possono rendere Golden State la squadra più antipatica da incontrare della prossima stagione.
Per i soliti motivi che non sto a ripetervi, probabilmente i prodigi si fermeranno lì.
Utah ha ampiamente dimostrato come nei playoffs, quando hai tempo di preparare una serie e di ideare aggiustamenti specifici, una squadra canonica, ortodossa e organizzata riesca senza eccessivi problemi ad avere ragione dei (meravigliosi) tatticismi di Nelson.
[b]MVP, MVP![/b]
E vero, lMVP è un premio relativo alle performance in RS, non nei playoffs.
Se però il premio va a te invece che ai ben più meritevoli Nash o Bryant principalmente perché la tua squadra ha ottenuto risultati migliori, allora diventa un problema se la tua squadra (testa di serie numero 1) viene eliminata in malo modo dalla numero 8.
Nowitzki, autore di una regular season da favola, ha ritirato laltro giorno il suo premio (di cui immagino comunque avrebbe fatto volentieri a meno) allinterno di una delle cerimonie più tristi di sempre.
Nota per lAvvocato: i criteri sono chiari, quindi non cè trucco e non cè inganno; ma lidea di conferire il premio dalle parti di gara 2 o 3 del primo turno, invece che a metà del secondo, non sarebbe un modo per risparmiarsi del possibile imbarazzo?
[b]Conference Finals[/b]
Giuro che settimana prossima ci risentiamo, per un pezzo più approfondito sulle finali conference, che a quel punto saranno oltre la metà.
Come prima impressione però posso dire che quella dellovest sembra più sbilanciata del previsto, mentre ad est (al momento ho visto solo gara 1) sembra che Cleveland possa giocarsela più di quanto mi aspettassi.
Prima di sigillare la bara dei Jazz vorrei però vedere landamento di gara 3: Sloan è un allenatore esperto, in grado di ideare aggiustamenti in corso dopera, e tra gara due e tre avrà 3 giorni per collaudarli. Il palazzetto dei mormoni resta uno dei posti dove è più brutto andare a giocare per gli ospiti, e se difficilmente puoi aspettarti di più da Boozer e Williams dopo quanto fatto nelle prime due gare, Fisher, Kiri e soprattutto Okur possono fare molto meglio delle prestazioni incolore fornite fin qui.
Alla fine è difficile immaginare un finale che non preveda una squadra in neroargento, ma non credo che Utah accetterà di uscire lasciando limpressione di essere arrivata fin lì per sbaglio.
Ritengo che il roster dei Jazz sia complessivamente migliore di quello (questanno al minimo sindacale) degli Spurs, ma che alla fine SanAntonio non possa che vincere, in virtù della mostruosa differenza di esperienza playoffs di tutti i giocatori chiave.
Per Utah invece abbiamo le due stelle alla prima esperienza in carriera, e gli unici veterani sono Fisher (che di certo ne ha viste tante, ma non è mai stato il faro della sua squadra) e Okur, che è già stato in finale con i Pistons, ma non esattamente da protagonista.
Sullaltra costa invece con la testa si direbbe sempre Detroit, più forte, più completa, più esperta, ma Cleveland sinceramente mi ha impressionato. I progressi difensivi sono clamorosi (perfino quelli di James), e sta riscoprendo un Ilga mai così decisivo e freddo in post season.
James ha avuto una serataccia in gara 1, ma non è detto che debba essere sempre così.
E una serie strana, perché per entrambe le squadre fai fatica ad intuire il reale valore:
Cleveland non ha ancora affrontato un test impegnativo in questi playoffs, mentre Detroit è afflitta da una supponenza ormai cronica, che la mette sempre in condizione di sottovalutare gli avversari, nella convinzione che bastino 5 minuti di Detroit Basketball per sistemare le cose.
Fin qui i fatti hanno dato loro ragione, ma la scarsa concentrazione ha già causato ai Pistons due scivoloni contro i Bulls (più un terzo quasi guaio in gara 3, sistemata solo allultimo momento), e sottovalutare questi Cavs così granitici potrebbe essere un errore.
In ottica poi di una finale con gli Spurs (nella quale, sia chiaro, tiferei Detroit fino allesaurimento della voce) rischia di emergere quello che secondo me è il limite più grave di questa squadra, ovvero il vuoto difensivo lasciato da Big Ben.
Nel frattempo, complimenti a Billups, che sembra stia ritrovando la sospetta tendenza a risolvere le partite che aveva nellanno del titolo, a alla squadra nel suo complesso, che parrebbe finalmente aver deciso di dare a Saunders una possibilità di allenare a modo suo, per vedere se per caso il suo sistema di pallacanestro premia.
Vae Victis