Manca poco più di un mese al termine della Regular Season, ogni squadra ha circa 20 partite ancora da giocare, e le regole del gioco cambiano un po’ rispetto a quanto visto finora.
Infatti, se è vero (ed è indubbiamente vero!) che la RS è un altro gioco rispetto ai PlayOffs, è altrettanto vero che nella RS esistono almeno 4 fasi abbastanza omogenee e diverse l’una dall’altra.
Prima fase – novembre: back to school
Si riparte! Tanto entusiasmo, la voglia di rivedere una partita a palla-cesto dopo la lunga astinenza estiva, voglia di vedere il nuovo look delle squadre rifatte nell’estate. Il livello di gioco è generalmente modesto, i passaggi in tribuna frequenti, le percentuali al tiro non sono alte, ma in compenso (!?) sono aiutate da difese abbastanza compiacenti (il termine legale corretto sarebbe “colluse”). I giocatori sono in una forma fisica drammatica, accentuata dalla palese e ormai apertamente dichiarata mancanza di impegno.
E’ un po’ come il primo giorno di scuola, in cui tutti i compagni ti raccontano cosa hanno fatto nell’estate: non te ne frega niente di cosa dicono, ma sei contento di rivederli.
Unica eccezione in questo gaudente e festoso mondo di imperfezione e lassismo sono le gare in diretta nazionale, magari contro squadre di nome. Se per caso a qualcuno di voi fosse venuta in mente un’immagine di Rajon Rondo, vuol dire che un po’ ne avete visto di questo gioco.
Seconda fase – dicembre/gennaio: il duro lavoro
Ecco, dal punto di vista della classifica, il grosso del lavoro si fa qui. E’ un periodo lungo e massacrante, gare in back to back, trasferte interminabili, la condizione fisica dei giocatori è ancora indietro, ma per la maggior parte dei giocatori ricomincia a essere possibile lo staccarsi da terra. Troppe partite in troppo poco tempo per poter avere un piano partita per quella specifica gara, si basa tutto sul Sistema: ogni squadra ha un certo numero di schemi base, in attacco e difesa, che con piccole variazioni adatta all’avversario di serata. Non è solo un problema di bontà degli schemi in sè (nell’NBA ci sono in tutto 3-4 macro-ideologie dominanti), ma soprattutto di avere il personale giusto per eseguirli, e soprattutto la cultura del crederci fino in fondo, dell’averli provati, della reciproca conoscenza tra i giocatori. Non a caso il miglior sistema (unanimemente riconosciuto) è quello degli Spurs, che giocano con lo stesso sistema, e in parte con gli stessi giocatori, dai tempi in cui il loro miglior difensore era Ben Hur.
In questo periodo le partite hanno un valore, sono generalmente guardabili, il livello medio è decoroso, le strisce (vincenti o perdenti) sono all’ordine del giorno: quando giochi 4 volte a settimana, ogni volta che vinci sei più carico per la volta dopo, se ti si rompe una stella ci metti un attimo a fare filotto di sconfitte, etc.
Terza Fase – Febbraio: panem et circenses
Il mese di febbraio è segnato da 2 eventi: l’all star game e la trade dead line. Prima dell’ASG si parla quasi solo delle convocazioni, dopo la TDL l’interesse è solo per i nuovi assetti delle squadre.
Tra il mese corto, la pausa per l’ASG, le partite dopo trade in cui mancano i nuovi giocatori, o ci sono ma giocano ancora poco perchè devono imparare il nuovo Sistema, è innagabile che il focus sia più sul basket parlato (o spettacolarizzato, nel caso dell’ASG), che non su quello giocato in RS.
Quarta fase – marzo e prima decade di aprile: pensando oltre
E siamo già a parlare dell’argomento di questo pezzo: come vola il tempo, eh?
Con 20 partite rimanenti, ci sono almeno 10 squadre che il buon senso (se non ancora la fredda aritmetica) condanna a non fare i PO. Per loro i remi ormai sono in barca. Quelle in posizione “migliore” si lanciano nel tanking più sfrenato, le altre dimostrano comunque interesse limitato per il risultato del campo, e dedicano il tempo a sperimentare: più minuti per i giovani prospetti, quintetti sperimentali e via così.
C’è poi un’altra decina di squadre che in questi 40gg si gioca tutto (un esempio ben chiaro per quest’anno sono i Lakers): condannate a vincere sempre (o comunque il più possibile) pur di tenere aperte le proprie chance di PO, esprimono di solito il loro miglior basket stagionale, e se ce la fanno rischiano di essere le più in forma per la post season.
Gli altri sono gli indifferenti, o meglio, gli occasionali: già sicuri di andare ai PO, il problema è di collogarsi nella griglia nel modo migliore: in alcuni casi si tratta di vincere le partite che servono per rimanere davanti alla diretta rivale, in altre anche di perdere (in maniera più o meno dichiarata) per evitare un accoppiamento indesiderato. Il tutto cercando di ottimizzare il loro principale obiettivo, ovvero avere tutti i giocatori il più possibile sani, in forma e riposati per l’inizio dei PO. Maestri di questa pratica sono ancora una volta gli Spurs, famosi per tenere a riposo quasi totale le loro star ogni volta che possono (resterà nella storia il tabellino di una partita dello scorso anno in cui TESTUALMENTE si diceva: “Duncan DNP: OLD”): quest’anno la sorte ha perfino aiutato il Pop, che almeno per Parker non dovrà inventarsi cose strane, ma l’ottimo leggero infortunio riportato di recente dal francese darà al coach la scusa per farlo riposare a dovere.
Tutto questo per dire 2 cose:
Non scommettete mai su una partita di marzo/aprile
Potreste trovarvi di fronte a risultati del tutto inattesi, tipo Miami battuta da Toronto perchè per gli Heat LeBron ha solo lanciato il gesso all’inizio, mentre un rookie ripescato dalla D-League si è sparato 45 minuti. O i Blazers che maltrattano i Thunder, perchè per loro quella vittoria serve per andare ai PO, mentre per OKC è ininfluente.
Non scommettete sulla qualità del gioco
Potreste essere baciati dal destino e trovarvi davanti un elimination game, una gara secca per definire se la tua stagione continua o sei fuori, un’intensità e un livello di gioco clamoroso.
Ma anche assistere ad un drammatico ciapa no fra SanAntonio e Charlotte, con i neroargento che fanno giocare le cheerladers per non rischiare infortuni ai loro giocatori, e i Cats che mirano ad avere più palline possibili nel prossimo draft, e non possono “permettersi” una vittoria.
Sia chiaro, potrebbe essere comunque una partita di culto, basta esserne consapevoli quando ci si siede sul divano.
Comunque, ancora un po’ di pazienza, e poi si inizia a fare sul serio.
Vae Victis