Un flash è più efficace di mille parole messe assieme.
Potremmo rivivere la gara interamente, azione per azione, minuto dopo minuto. Ma credo basti osservare bene la foto per capire ciò che è stata gara 3. Un flash ha catturato il momento, l’istante forse più importante di questa serie finale. Il tiro del possibile pareggio per i Cavaliers.
Torniamo indietro di qualche ora. I Cavs avevano due obiettivi: comandare il gioco dallinizio alla fine e VINCERE. Per se stessi, per non precipitare dopo le due partite perse a San Antonio. Anche la città se lo meritava, vestita a festa per questo evento e per i prossimi due che seguiranno (stanotte sicuramente, quella dopo chissà).
Unarena quasi interamente bordeaux, con fazzoletti bianchi in movimento, aspettava i grandi Spurs per riaprire i giochi. Sui grattacieli di Cleveland le scritte luminose Go Cavs risplendevano nel tramonto della città, il rumore dentro larena pareva, invece, non tramontare mai. The time to rise up is now è il motto della serata nellassordante Cleveland della Quicken Loans Arena.
Una spada, simbolo della franchigia dellOhio, che incide una X sul logo degli Spurs è limmagine che rispecchia perfettamente la voglia di reagire e di sollevarsi dallincubo del 4-0.
Questo tiro, con gli Spurs in vantaggio di 3 a 4.6 secondi dalla fine dellultimo quarto, dice molto. In qualche modo la partita è stata condotta fino a lì e visto quello che i Cavaliers si erano prefissatimissione compiuta per gli Spurs. Punteggio basso con ritmo partita estremamente lento. Addio anello o quasi, anche la storia è contro i Cleveland Cavs.
Nessuna squadra nella storia della NBA ha conquistato lanello partendo da uno 0-3. Nessuna franchigia ha avuto mai la presunzione di voler vincere un campionato affidandosi ad un solo giocatore. Dai Lakers di Magic e Kareem, i Celtics di Bird, Parish e McHale, i Pistons di Thomas e Dumars, i Bulls con il duo Jordan Pippen, i Rockets di Olajuwon, Cassell e Horry per terminare con i Lakers di Bryant e ONeal.
Il tiro di James ha riportato sulla terra un ragazzo dalle indubbie capacità, l’anello dovrà ancora sudarselo. Di questa gara 3, nonostante i numeri da quasi tripla doppia, rimarrà quellimmagine, con i suoi colori caldi ma con il più freddo dei risultati. Per James soprattutto. Un giocatore che, più lo vedi giocare, più assomiglia a Magic Johnson e alla sua abilità a servire i compagni, altre volte sembra la fotocopia del Jordan dominante, in altre, quando deve veramente essere il go to guy, si spegne improvvisamente.
Quel pallone che qualche fotogramma dopo rimbalzerà sul ferro ha definitivamente fatto degli Spurs una delle dinastie che verranno ricordate. Nella serata nera dei big Duncan, Parker e Ginobili la partita è stata decisa da quelli little, se piccoli possono essere considerati. Le triple di Bowen, Barry e Finley sono state fondamentali per la squadra di Gregg Popovich (10 su 19 al tiro da tre) a discapito delle medie da oratorio dei Cavaliers (3 su 19). La tripla di Parker, oltre ad allontanare una possibile rimonta, ha consacrato il suo dominio su questa lega. Anche se Popovich pareva preferirgli J.Vaughn nel primo tempo quando aveva bisogno di un vero play, uno che sapeva far girare la palla. Ma quando è stato il momento di attaccare, ecco Parker uscire dalla panchina e illuminarsi dal grigiore dei suoi primi minuti sul campo.
E vero che un flash cattura un istante. Ed è crudele se quellistante negativo sommerge tutto ciò che di positivo è stato detto. Questo è lo sport ed il basket è uno dei peggiori in tal senso. Un tiro di Jordan che affonda i Jazz nella stagione 1997/1998 in gara 6 o quelle triple agli ultimi secondi che hanno fatto di Reggie Miller limmagine di questo lato brutale del basket. Gli stessi Spurs, affondati da un tiro di Derek Fisher, avrebbero potuto giocarsi la finale del 2004 se quel buzzer beater non fosse andato a gonfiare la retina.
Loccasione è stata veramente una delle più ghiotte per i Cavaliers, soprattutto sotto canestro dove hanno dominato la squadra di Gregg Popovich. Facilitati dai problemi di falli di Duncan, i Cavaliers hanno messo a tabellino 48 rimbalzi, di cui solo 18 di Ilgauskas. 10 di questi offensivi.
Un delitto non approfittare degli Spurs del primo tempo che, esperienza o fortuna, sono riusciti a riagganciare i Cavs per poi superarli con l’entrata in vernice di Tony Parker negli ultimi secondi del secondo quarto.
E se un flash cattura tutto quello che deve senza mentire, anche noi facciamo lo stesso. E’ vero, il fallo netto di Bruce Bowen poteva far cambiare la parabola di questa partita, oltre di quel tiro. Ma gli Spurs meritano tutto: tutta la vita. Per i Cavaliers è loccasione per costruire qualcosa di più sotto il regno del suo Re King James.
Cleveland, the mistake of the lake, l’errore sul lago, come viene definita negli States, dovrà imparare dai suoi errori.
Se dovesse finire 4-3 per i Cavaliers, guarderò attentamente limmagine. Certamente non tutto il resto.