CANTU’ – La Lenovo si aggiudica gara 4 e riporta la serie in parità. La Dinamo sfiora un’impresa che avrebbe avuto dell’incredibile e ora si affida al fortino del PalaSerradimigni per riportare l’inerzia a sua favore. Il match si è giocato in un clima infernale che ha influito anche sulla direzione arbitrale. Sassari si lecca le ferite, ma l’orgoglio dei ragazzi di Meo Sacchetti potrebbe essere fattore determinante nelle prossime due gare. Cantù gioca brutto sporco e cattivo e i risultati di queste partite hanno premiato questo tipo di gioco. Simpatico siparietto nella mattinata, quando Trinchieri è stato beccato dal presidente della Dinamo Stefano Sardara a spiare l’allenamento a porte chiuse dei sassaresi.
LA PARTITA
Meo Sacchetti lascia in tribuna Tony Easley e fa esordire nei playoff il polacco Michal Ignerski lanciandolo nel quintetto iniziale. Trinchieri ritrova Aradori ma lo fa partire dalla panchina. La Dinamo parte forte con una tripla di Thornton ma Cantù sente il calore del Pianella e non molla un centimetro. A metà quarto la situazione è in perfetta parità (13-13), ma la maggiore intensità difensiva dei padroni di casa riesce a rendere poco fluide le scelte di Travis Diener. La Lenovo passa alla cassa e riceve in premio un parziale di 8-0 (21-13), portando dalla sua l’inerzia del match e costringendo Meo Sacchetti a dover parlare con i suoi ragazzi. Il quarto si chiude con una conclusione dalla distanza di Jack Devecchi che porta il punteggio parziale al 21-16. Nota negativa del quarto il protagonismo di Lamonica che fischia un tecnico a Drake Diener assolutamente eccessivo.
Il secondo quarto vede la reazione dei sassaresi, che con orgoglio e determinazione, si riportano a contatto grazie alla difesa di Brian Sacchetti e Devecchi (23-19). Quando tutto fa pensare a un match punto a punto, ecco che Cantù piazza un’altro devastante parziale di 11-2 che riporta ancora l’inerzia saldamente in mano ai lombardi. Bootsy Thornton sfrutta un paio di penetrazioni e con un 4/4 nei liberi porta le due squadre negli spogliatoi con il tabellone che indica 40-27.
Al rientro dall’intervallo lungo le due squadre trovano il canestro con buona regolarità con Cantù che sembra controllare il ritmo. A metà quarto ancora i padroni di casa avanti sul 51-37. Meo Sacchetti alterna la zona e cerca ancora con suo figlio Brian e Devecchi di alzare l’intensità difensiva. Scelta azzeccata che riporta in partita Sassari che chiude sotto di sei lunghezze il quarto (57-51) grazie ad alcune fiammate di Travis Diener.
L’ultimo quarto si gioca in un’atmosfera infernale. Al Pianella succede di tutto, con il settore più caldo della tifoseria di casa che si rende protagonista di alcuni atti di estrema inciviltà costringendo la terna arbitrale a interrompere per alcuni minuti il gioco. Sassari non si fa intimorire e prova l’impresa. Cantù si affida a Joe Ragland che entra in piena trance agonistica e piazza tre terrificanti bombe in faccia a Becirovic. Quando la contesa sembra chiusa ecco il grande orgoglio della Dinamo. A meno di un minuto dalla sirena e sotto per 81-72 succede l’incredibile. Cantù trova solo un punto dalle mani di Aradori, mentre i sassaresi grazie al pressing a tutto campo, si ritrovano nelle mani il pallone della vittoria, che non arriva perché Bootsy Thornton trova solo il secondo ferro con una conclusione da metà campo subendo un fallo che la terna arbitrale non ha il coraggio di fischiare. Il match si chiude sul 82-80.
Arbitri: Lamonica, Seghetti, Aronne.
Lenovo Cantù – Banco di Sardegna Sassari 82-80
Parziali: 21-16; 22-11; 17-24; 22-29.
Progressione: 21-16; 43-27; 60-51; 82-80.
Mvp: Alex Tyus. Dominatore dell’aria colorata. Senza Tony Easley la Dinamo ha scommesso, perdendo, sulla vitalità di Drew Gordon. Tyus chiude con 16 punti e 9 rimbalzi.
Wvp: Drake Diener. Prima o poi doveva accadere. Il fallo tecnico fischiato severamente da Lamonica lo innervosisce oltre misura. Non riesce mai a entrare decisamente nel match asfissiato dalla marcatura di Mazzarino. Non va in doppia cifra dopo due campionati. Conoscendo il suo orgoglio forse non è una buona notizia per Cantù.
Foto di Daniele Petretto
Marco Portas