Come ormai da prassi, al rompete le righe di fine stagione (questanno avvenuto insolitamente presto, per la nota storia della penalizzazione), la Ghirada si è trasformata nellaeroporto di Casablanca, luogo delladdio più famoso della storia del cinema. Oltre allex giemme Fadini (da tempo impacchettato e confinato nella fredda stiva dellaereo) ed il blocco USA (Lyday, Shumpert, Nelson e Frahm), che credo non sarà mai troppo rimpianto, se ne sono andati anche Zizis, Goree e David Blatt (coach che ha una volta di più mostrato il suo grande valore, vincendo gli Europei alla guida della Russia). Laddio di questo terzetto ha senzaltro bagnato i fazzoletti dei tifosi. Ripartire senza il loro valore tecnico ed umano non sarà semplice.
Ma, come da prassi, passati i titoli di coda nello schermo è apparso il solito slogan: I giocatori vanno, la società rimane. E finora non si è quasi mai trattato di un trailer pompato per creare illusioni e carpire abbonamenti (che ahimè non sono mai troppi): ad Humphrey Bogart sono sempre state restituite delle splendide Ingrid Bergman. Questanno non sembra fare eccezione.
Marco Atripaldi, dopo stagioni di ottima gestione a Biella, è approdato finalmente alla Ghirada. Finalmente, perchè il suo arrivo era più che plausibile già lhanno scorso (era il primo nome indicato da Gherardini…); poi si sono fatte, ahimè, scelte diverse… Il suo lavoro in campagna acquisti è stato molto interessante. Ha affidato la guida della squadra allamico Alessandro Ramagli e firmato presto Tommaso Fantoni, Lionel Chalmers, Giuliano Maresca ed Ergin Atsur. Infine, dopo settimane di calma piatta e di colpi mancati, mentre i tifosi, sempre troppo scettici, cominciavano già a mugugnare, ha completato la rosa, mettendo sotto contratto Pops Mensah Bonsu e i nomi Mario Austin e Der Marr Johnson, confermando così le sue qualità di americanologo.
Fantoni (interessante ala forte proveniente da Livorno, in costante crescita) e Maresca (guardia in forza a Montegranaro nella passata stagione), elementi nel giro della nazionale che vanno ad infoltire il gruppo di italiani, magari sono nomi che fanno meno sensazione, ma potrebbero rivelarsi grandi colpi, considerando che nel prossimo futuro il regolamento dovrebbe prevedere un aumento del numero degli italiani a referto e soprattutto considerare italiani solo i giocatori al 100% pizza e mandolino e non più gli hamburger tinti di tricolore, in virtù di matrimoni senza amore o di gincane nei meandri del loro albero genealogico. Entrambi saranno chiamati a dare il loro contributo, pur affacciandosi per la prima volta al basket di vertice.
Lionel Chalmers, dopo un anno di impressionanti bottini personali (e magari di poca regia) a Sassari, raccoglie la pesante eredità di Zisis. Più che i punti, che non guastano, dovrà saper giocare per gli altri, qualità che, dicono quelli che lo ricordano a Xavier, non gli manca.
Proveniente da North Carolina State, il turco ventitreenne Ergin Atsur (presente agli europei) inizialmente dovrebbe fare il vice di Chalmers. Di lui non si parla che bene (Tanjevic, suo coach in nazionale, scomoda il paragone con Zisis): sembra avere il talento e la personalità per incidere fin da subito.
Pops Mensah Bonsu completa il reparto lunghi. Controllato dai Mavericks (con i quali ha giocato una dozzina di partite), questo inglese di origine ghanese, definito insane dunker, ha latletismo per dire la sua in questo campionato, ma dovrà migliorare in difesa e ai tiri liberi. Gli sarà presumibilmente necessario un periodo di adattamento.
Mario Austin, esploso proprio a Biella con il duo Ramagli-Atripaldi, viene da due stagioni super allHapoel Gerusalemme, con cifre eccellenti anche in Uleb Cup. Di lunghi con queste mani se ne vedono pochi. Considerata la già consolidata esperienza europea (fattore che non va mai e poi mai sottovalutato), dovrà essere un fattore da subito; attuali (tanti!) chili di troppo permettendo…
Der Marr Johnson, sesta scelta assoluta al draft del 2000, è colui che più di tutti sta facendo sognare i tifosi. Una guardia in un corpo di 206 cm, ha mostrato in queste prime uscite di saper produrre punti con facilità. Dopo un brutto incidente che per poco non gli stroncava la carriera, ha vissuto le ultime 3 stagioni ai Nuggets, in un ruolo di specialista (tiro dallarco e difesa), scegliendo infine lEuropa per rilanciarsi come giocatore totale. Ha i numeri per farlo, anche se la storia insegna che il talento da NBA può essere sprecato anche (e magari soprattutto) qui.
Il terzetto degli italiani presenti al recente fallimento europeo completa il roster. Soragna dovrà riscattare un anno grigio e tornare ad essere il giocatore importante che tutti si aspettano, mentre Mordente è atteso a confermarsi elemento di assoluto valore e magari compiere un ulteriore salto di qualità: non è infatti peregrina lipotesi che sia lui la guardia titolare. A Gigli, infine, visto il brillante europeo, non può non essere chiesto un contributo decisivo: margini di miglioramento a parte (ci sono!) è soprattutto la continuità che non dovrà fagli difetto. Non più.
È chiaro che le aspettative intorno a questa squadra sono forti. Al di là del budget inferiore ad alcune rivali, non cè stagione a Treviso in cui non si pensi al massimo traguardo. Questanno non è diverso dagli altri ed, anzi, cè probabilmente in più la voglia rabbiosa da parte di tutti di lasciarsi alle spalle le sciagure della scorsa annata, che hanno oltretutto privato squadra e tifosi dellEurolega. Ma è altrettanto chiaro che, anche questa volta, ad alcune certezze si affiancano scommesse da vincere. Solo qualche esempio. Ramagli ha dimostrato di essere un allenatore di valore, in contesti, però, che non erano quelli dei piani alti del basket italiano. Saprà acclimatarsi allalta quota? Chalmers saprà fare playmaker? Johnson avrà lumiltà e lintelligenza di abituarsi a un campionato profondamente diverso da quello NBA e la personalità per giocare da stella? I rincalzi saranno pronti al salto di qualità e a darne, di qualità, magari con un minutaggio ridotto?
Di sicuro ci vorrà tempo, considerando anche il fatto che il gruppo finora non si è mai allenato al completo, a causa degli Europei, perché la squadra diventi in effetti tale. In ogni modo, al momento curiosità ed entusiasmo prevalgono sugli scetticismi. Insomma, lappeal di questa nuova Benetton è innegabile. Se si aggiunge poi che nello staff ci sono Massimo Jacopini (team manager) e Marcelo Nicola (terzo allenatore), ex giocatori e tuttora personaggi, che avranno un ruolo fondamentale nel processo di adattamento dei nuovi ad ambiente e città, come si fa a non avere fiducia?!