
Panchina Reggio Emilia
REGGIO EMILIA – Una stagione certamente esaltante. Per lo staff, per i giocatori, per la dirigenza e, ultimi ma non ultimi, per i tifosi biancorossi. Quella conclusa con la sconfitta a testa altissima in gara 7 contro quell’Acea Roma che poi sarebbe arrivata a contendere il titolo all’etpa campione Montepaschi Siena, è davvero una stagione da sogno per la reggiana dei canestri, artefice di un risultato che non era assolutamente preventivato ma che, alla fine, si è rivelato stra-mertito.
La stagione della Pallacanestro Reggiana, marchiata Trenkwalder per l’ultima volta nella sua storia, è finita quella sera di metà maggio al PalaTiziano, con quel simbolico abbraccio tra giocatori, staff e tifosi. Lacrime, sorrisi, rabbia ma anche tanto orgoglio per aver portato questa meravigliosa realtà neo-promossa in Serie A a dare del filo da torcere e a impaurire Roma, quella realtà capace di raggiungere il record di punti in Serie A grazie a un gruppo di uomini prim’ancora che di giocatori, di assoluto valore.
Reggio ha vissuto una stagione per certi versi irripetibile: si potrà fare peggio, si potrà fare meglio, ma l’adrenalina che questa squadra ha saputo far correre nelle vene del pubblico del PalaBigi, rimarrà impressa per sempre nella storia del club.
Eppure…eppure era inizia male questa stagione 2012/12, con l’incidente di Dawan Robinson che pareva aver tolto ai reggiani la sua guida, il suo faro. E invece capita quello che speri con tutto il cuore ma che non ti aspetti, cioè l’esplosione, la rinascita di Andrea Cinciarini, play della Nazionale che tanto bene aveva fatto in estate nelle qualificazioni agli Europei. Arrivano tardi lui e Greg Brunner, per i vari ritiri con le rappresentative dei loro paesi appunto, e Reggio fatica un po’, nonostante disputi un ottimo precampionato.
L’inizio è duro seppur confortante: tre sconfitte nelle prime tre gare, con il sogno di battere Siena sfumato nell’ultimo quarto, un dannato canestro di differenza contro Venezia e la batosta di Roma, dove la squadra ha iniziato la vera rinascita. Quel -30 e passa nel punteggio ha sbloccato qualcosa nelle menti dei reggiani, che in quel quarto parziale riuscirono a recuperare oltre venti punti ai capitolini e a ritrovare la retta via. Roma era rilassata, si diceva; sbagliato. Reggio aveva capito come doveva giocare.
Da li in poi tante vittorie, quasi mai più di due-tre sconfitte consecutive, sintomo di una squadra che sa soffrire, che sa cosa fare in campo e sa come affrontare i momenti difficili.
Poi il destino ci mette lo zampino: a dicembre un’appendicite mette fuori causa Brunner, vero gladiatore e sergente della difesa biancorossa. Sassari passeggia sulle ceneri della Trenkwalder che deve però ritrovarsi subito perché c’è una salvezza da conquistare. E così succede. La formazione allenata da un grande Max Menetti, batte Cremona e Caserta in via Guasco e riprendere la corsa. Spinta da un Antonutti che viaggia con percentuali stellari da tre punti e da un Taylor che, dopo un inizio difficile, dimostra di poter essere uno dei migliori USA del torneo. C’è spazio anche per la meteora Dominic James, che verrà ricordato più per la proposta di matrimonio alla sua bella Angela all’All-Star Game che per il contributo alla causa biancorossa. Reggio però macina vittorie e si trova al giro di boa a 18 punti, a sole 2 lunghezze dal traguardo ipotetico di salvezza matematica.
Il girone di ritorno non è di più basso livello rispetto al primo, con l’ennesima sculacciata a Milano in via Guasco e la strabiliante vittoria contro una Sassari annichilita. Ora c’è Troy Bell a dare una mano a Taylor e si vede. Reggio non si ferma più e tocca anche il quinto posto in classifica.
Batterà Cantù in casa e si assicurerà i playoff con un paio di giornate di anticipo, traguardo eccezionale per una neo-promossa, mettendo in mostra uno dei migliori basket dell’intera categoria.
I playoff sono una vera festa, iniziata con la vittoria in gara1 al PalaTiziano e proseguita con l’incredibile rimonta in gara6, dove Cervi e soci recuperarono una partita e una serie che sembravano chiuse a favore dei capitolini.
Menetti, giudicando la stagione, diede un 10- ai suoi, conservando quel segno “meno” per futuri miglioramenti. E nell’anno che va a iniziare, con la nuova denominazione Grissin Bon, questa squadra ha ancora voglia di stupire, guidata da uno straordinario Cinciarini, da Brunner e da una società da – lei sì – 10 e lode.
Alessandro Caraffi