Dopo lapparizione di due anni fa nei playoff sembrava che finalmente per i Clippers fossero finiti i tempi in cui la squadra era poco più che la barzelletta della Lega, quella che disponendo di una prima scelta in un draft con Nowitzki, Pierce e Carter finiva per scegliere Olowokandi o che quando, in tempi più recenti, riusciva a compiere operazioni azzeccate al Draft e sul mercato portando a Los Angeles giovani di talento o quantomeno nomi validi, alla fine non riusciva a trattenerli quando poi diventavano free agent. Nel 2005-06, infatti, la squadra aveva realizzato il sesto miglior record ad Ovest, per poi eliminare i Nuggets e venir sconfitta solo alla settima gara della semifinale di Conference contro Phoenix; Il GM [b]Elgin Baylor[/b] era stato addirittura nominato Executive of the Year, quasi a sancire un taglio netto con la vecchia reputazione.
La passata stagione, invece, [b]una serie di infortuni[/b] proprio ai giocatori chiave del recente successo, come Tim Thomas o Cassell, per non parlare di quello terrificante solo a vedersi di [b]Shaun Livingston[/b] (nel corso di una partita contro i Bobcats, si è lacerato tutti i legamenti del ginocchio sinistro) hanno lasciato i Velieri a guardarsi la post season in TV e, quasi a voler rievocare quei tempi di si parlava allinizio dellarticolo, cè stata pure la sospensione di Christie, durante lultimo giorno del suo secondo decadale, per aver fatto capire di non voler rimanere ulteriormente in una formazione a suo avviso priva di direzione in campo e fuori.
Lestate dei Clippers è iniziata come sempre con il [b]Draft[/b], in cui avevano a disposizione due chiamate di cui una al primo giro, con la quattordicesima posizione. La scelta è stata spesa per [b]Al Thornton[/b], ala di 2.03 uscita da Florida State dopo quattro anni abbastanza avari di soddisfazioni per i Seminoles ma caratterizzati da grandi prove del giocatore originario della Georgia: Al, infatti, può contare su una straordinaria esplosività che abbinata alla sua determinazione lo rendono una concreta minaccia nelle incursioni verso il canestro avversario, sotto al quale dovrebbe guadagnare diversi tiri liberi nei quali finora non ha evidenziato particolari problemi dir realizzazione. In aggiunta alle sue già note doti fisiche, già nelle prime uscite trai professionisti, ha messo in mostra anche un buon tiro dalla media e da tre, qualità questa che gli dovrebbe permettere di guadagnare minuti da ala piccola, il ruolo dove probabilmente lo vedremo di più in futuro. Gli aspetti del gioco da cui si aspettano miglioramenti sono invece la difesa, nella quale è ancora più utile sui raddoppi che nella marcatura vera e propria (tende a cadere spesso nelle finte), e il rivedibile controllo di palla, che a livello NBA rischia di costargli molte palle perse. Assieme a Thornton sarebbe giunto anche [b]Jared Jordan[/b], chiamato alla numero 45, ma il play da Marist College è stato ceduto ai Knicks dove la sua permanenza è durata nemmeno un mese.
Sul fronte del mercato non ci sono state [b]cessioni[/b] di particolare rilievo: [b]Daniel Ewing[/b], dopo due anonime stagioni a Los Angeles, è stato tagliato ed ha quindi firmato un biennale al Khimki, formazione moscovita nota anche per aver avuto tra le sue fila Gianmarco Pozzecco; sempre Europa per gli altri due tagli, [b]James Singleton[/b] e [b]Will Conroy[/b], accasatisi luno in Spagna, al TAU, laltro nel nostro campionato alla Virtus Bologna.
Un capitolo a parte merita la vicenda di [b]Yaroslav Korolev[/b], una di quelle che rischia davvero di far tornare i Clippers a recitare la parte della franchigia clown. Lallora diciottenne ala russa era stata scelta nel 2005 con il dodicesimo pick, e coach Dunleavy aveva dichiarato di aspettarsi un giocatore pronto per far parte della rotazione a partire dal suo secondo anno; le cifre del 2006-07 si erano rivelate però molto simili a quelle, insignificanti, dellanno da rookie ed oltretutto le apparizioni in campo erano scese da ventisette fino a dieci. Così la squadra californiana aveva rinunciato allopzione per trattenere unulteriore stagione [i]Yarik[/i] a 2,7 milioni di dollari ma gli aveva offerto, una volta diventato free agent, un decisamente meno impegnativo contratto annuale da 800.000 $ più eventuale estensione a discrezione del team. Nel momento in cui però [b]Brand si è infortunato[/b] (rottura del tendine dAchille sinistro a cui è seguita unoperazione, difficile pensare di rivederlo prima della prossima tarda primavera), i Velieri hanno aggiunto alle loro priorità, oltre alla ricerca di un cambio per Cassell, anche nomi di maggiore spessore nello spot di ala piccola. Alla fine quindi i Clippers si sono rimangiati lofferta, lasciando però Korolev nel roster fino a ieri, quando è stata messa, almeno per ora, la parola fine alla sua esperienza americana. Considerando che si tratta di unex-prima scelta ventenne
Passando alle [b]facce nuove[/b], oltre al rookie Thornton, troveremo Ruben Patterson, Brevin Knight, Dan Dickau e Josh Powell. [b]Patterson[/b], trentadue anni di cui nove nellNBA con cinque diverse franchigie, volendo glissare su carattere, fedina penale e soprannomi (di recente ha dichiarato che il famigerato Kobe-stopper fu una invenzione di Shawn Kemp) resta un difensore deciso e versatile, che schierato da esterno può prendere in custodia guardie, ali piccole ed ali forti, nonché solido rimbalzista e atleta; molto meno esaltanti il tiro in sospensione e i liberi. [b]Knight[/b], che al suo esordio nella Lega, avvenuto un decennio orsono, era stato salutato come potenziale stella grazie al suo modo molto classico di interpretare il ruolo di regista, è un discreto playmaker di riserva: esegue gli schemi, fa girare la squadra, se necessario anche a velocità sostenute e difende nei limiti di una statura ridotta e di una certa facilità nellinfortunarsi, due fattori che assieme alle difficoltà nel mettere alcunché da fuori gli hanno impedito di raggiungere più prestigiosi traguardi. Per certi versi simile è la storia di [b]Dickau[/b], altra point guard, il cui essere invece un buon passatore, bianco e proveniente da Gonzaga aveva spinto qualcuno ad improbabili paragoni addirittura con John Stockton: tornando alla realtà, si tratta di un play che, giunto ai ventinove anni, è stato spesso scambiato o meglio inserito in trade che riguardavano principalmente altri, senza riuscire a trovare spazio in maniera apprezzabile eccezion fatta per il periodo agli Hornets. Ha grande tecnica e senso dellassist, può mettere anche qualche tripla, ma la sua lentezza e poca consistenza fisica si traducono in un impatto modesto in difesa e nel gioco in campo aperto. Infine [b]Powell[/b]: unala forte con esperienze europee e di minors, transitata anche in Italia, che finora ha faticato a conquistare minuti veri, forse sottodimensionata per ambire a un posto in quintetto ma dotato di braccia lunghe, istinto per i rimbalzi e molta grinta.
Vediamo allora [b]i probabili starter[/b]. Con Livingston in fase di recupero, il pointman sarà ancora [b]Sam Cassell[/b]: trentasette anni, polemico, egoista, dalle cifre e dalla tenuta in inesorabile declino, eppure sempre capace di trovare un buon tiro, un buon passaggio o strappare il fallo al difensore. In guardia andrà [b]Cuttino Mobley[/b], valido realizzatore e difensore ma forse allinizio della parabola discendente. Nella posizione di ala piccola potrebbero esserci sorprese. La logica suggerirebbe [b]Corey Maggette[/b]: tuttavia tra lex-Duke e Dunleavy Sr. i rapporti sono tesi, nella off-season si è parlato spesso di scambi e il giocatore a tale proposito ha fatto dichiarazioni quasi fatalistiche; se le cose dovessero peggiorare diventerebbe possibile che nei primi cinque vada Patterson o addirittura Thornton, sebbene nessuno dei due per ora abbia nelle mani i punti del saltatore dallIllinois. Allala forte, mettendo una croce sopra Elton Brand per questanno, sembrerebbe destinato [b]Tim Thomas[/b]: un luminoso futuro dietro le spalle, con tanto talento mai concretizzatosi in qualcosa di più di belle strisce da tre o schiacciate magari uscendo dalla panchina. Rispetto alla prima chiamata del draft 1999 si amplia molto la rosa delle soluzioni offensive, facendo perdere allo stesso tempo in maniera considerevole solidità e rimbalzi. Alla quarta stagione con i Clippers, [b]Chris Kaman[/b] è atteso allesplosione definitiva come centro: avrebbe i centimetri, la mobilità e le mani per fare la voce grossa quantomeno contro i finti-pivot spesso in uso nellNBA di oggi; i disturbi dellattenzione, le tante stranezze del suo carattere sembrano però frenarlo.
La [b]panchina[/b] offrirà i già illustrati Knight e Dickau (aspettando Livingston) per cambiare il play, il difensore [b]Quinton Ross[/b] a coprire i titolari di guardia ed ala piccola; lì ci saranno in più due nomi tra i pretendenti al posto di small forward. Powell cercherà di approfittare delle lacune difensive di Thomas per guadagnare spazi in ala forte, con il veterano [b]Aaron Williams[/b] e il giovane [b]Paul Davis[/b] (buone mani, presenza migliorabile) a caccia di minuti sotto canestro.
[b]Previsioni[/b] per questi Clips ? gli infortuni sono stati autentiche mazzate, colpendo due elementi fondamentali per il presente e il futuro; Cassell ha già fatto sapere che lanno prossimo è intenzionato a spostarsi in quel di Denver per chiudere la carriera sotto George Karl, Brand e Maggette potrebbero uscire dal contratto con LA a fine stagione. Salvo exploit, al momento improbabili, [b]niente playoff[/b] e quel che è peggio per loro è che sembra di viaggiare [b]indietro nel tempo[/b]
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