Miami ha vinto. Questa è la notizia. Dopo una preaseason a secco di vittorie e una partenza 0-5 in questa regular season, gli Heat finalmente cancellano lo 0 dalla casella delle vittorie. L’evento, perchè tale deve chiamarsi, è accaduto domenica notte contro, come sbagliarsi, i Knicks di Isiah Thomas.
Erano trascorsi [b]7 mesi[/b], infatti, dall’ultima vittoria degli uomini di Riley, 7 mesi in cui gli ex detentori dell’anello hanno collezionato 16 sconfitte consecutive. Quella sera in campo c’era Dwyane Wade, così come nelle successive due gare di regular season e nel 4-0 patito dai Bulls. Ma era un giocatore non completamente recuperato dalla lussazione alla spalla sinistra che lo ha tenuto lontano dai campi di gioco per quasi 2 mesi.
Che il ragazzo di Marquette fosse un talento straordinario, non lo scopriamo certo oggi. Che però, la squadra capace di rimontare lo 0-2 contro i Mavs nella finale per l’anello 2006 vedesse una notte così lunga e nera, forse, non tutti se l’aspettavano.
C’è da dire che, ad onor del vero, sono stati in tanti a ritenere il titolo di Miami frutto più di una congiunzione astrale favorevole che di una effettiva potenza sul campo; la sensazione che Nowitzki e compagni difficilmente dimenticheranno quella serie è, infatti, ancora viva nei corridoi dei palazzetti NBA.
Ovviamente, le ragioni di quella vittoria furono molteplici e, principalmente, riconducibili a Dwyane che, come capitò per l’accesso a sorpresa alle Final Four 2003 del suo college, fu autentico artefice del successo. Dwyane Wade è uno di quei giocatori che trasformano una buona franchigia in contender; risulta, però, ogni più catastrofica previsone come la squadra, senza di lui, sia incappata in una serie tremenda di sconfitte.
Esulando dal numero 3 di Miami, possiamo trovare una concausa alle sconfitte degli uomini della florida nella partenza di James Posey, partito alla volta di Boston alla riconquista del titolo: eccezionale difensore, forse a volte mestamente sottovalutato, il nuovo Celtic si è rivelato una defezione importantissima per gli Heat. Capitolo [b]Shaq[/b]: lo sceriffo sembrava aver trascorso finalmente un’estate senza guai fisici, ma alla ripresa del campionato i suoi 35 anni hanno cominciato oramai a farsi sentire, ed il suo contributo dai 23 e 10 della sua prima stagione a Miami è calato sino ai 15 e 9 dello scorso anno. Il nuovo arrivato Ricky Davis ha mostrato confortanti segni di vita, con 16 punti di media nelle prime 6 gare, ma di certo non può sobbarcarsi lui solo il peso dell’attacco degli Heat. Chi sta portando realmente la baracca sulle spalle è Udonis Haslem, autore, nella vittoria contro i Knicks, di 16 punti e 16 rimbalzi.
Ecco perchè i tifosi degli Heat pregano ogni giorno per riavere in campo il loro uomo, campo che dovrebbe essere calcato a breve, dopo l’ok dei medici; anche stanotte, nel match (gurda un po’) perso contro Charlotte, Wade non è sceso in campo, timoroso di accelerare troppo i tempi e di incappare in una ricaduta. Senza di lui, sono gli Heat ad essere scivolati dal tetto del mondo.