Se il draft si rifacesse adesso, chi verrebbe scelto per primo? E chi per secondo?. Frase trita e ritrita, inutili come un canestro nel garbage time, ma dalla quale si può prendere spunto per dare unocchiata alla stagione dei secondo anno. E allora diciamolo, massì, se il draft si rifacesse oggi, Rudy Gay non finirebbe fuori dalle prime 3, che per inciso sarebbero occupate, oltre che da Rudy, da Roy e Aldridge (mica male il futuro a Portland), ma non solo. Con lordine di scelta sotto gli occhi, abbiamo provato ad analizzare i miglioramenti, i peggioramenti e la situazione attuale dei giocatori più significativi.
Sul duo dellOregon torneremo più tardi ora parliamo di Gay, cavallo di razza per davvero. Intendiamoci, stiamo parlando di un giocatore che potrebbe non esplodere mai, uno di quei talentoni mai espressi fino in fondo. Potrebbema per ora godiamoci un giocatore che al di là delle cifre, 19.4 punti, 5.5 rimbalzi, quasi due assist e 1 stoppata di media, gronda talento da tutti i pori. In campo aperto Gay sembra veleggiare sulle corsie laterali: ha braccia lunghissime e un atletismo daltri tempi, fluido, elegante. Balisticamente parlando, il suo range di tiro è pressoché illimitato e, soprattutto, Rudy può tirare sulla testa di quasi tutti i suoi pariruolo. A rimbalzo ha già buoni numeri, considerando che passa praticamente l80% dei minuti giocati sul perimetro, ed anche come passatore ci sono le basi per diventare un giocatore importante anche per i suoi compagni.
Brandon Roy più che un sophomore sembra un veterano con 5/6 anni di NBA. Dopo aver conquistato il titolo di matricola dellanno, Roy non ha iniziato la stagione 2007 nel migliore dei modi: brutte percentuali al tiro, poca lucidità e limpressione di far fatica a prendere le redini della squadra in mano. Cosha fatto il vostro secondo anno? Senza piagnucolare troppo, ha preso da parte il proprio coach, dicendogli di voler di più la palla in mano, di voler più responsabilità. Detto fatto, McMillan, player coach molto amato dai giocatori, gli ha consegnato le chiavi totalmente le chiavi della squadra, ottenendo come risposta una striscia di vittorie impressionante, che ha di fatto ribaltato il record di Portland, che ha portato la squadra di Paul Allen ai vertici della Northwest division. Tra i giocatori scelti nelle prime posizioni del draft 2006, forse Roy è quello con un up-grade tecnico minore: per intenderci, somiglia più ad un giocatore fatto e finito che ad un giovane in pieno sviluppo. Questo non vuol dire che sia meno forte di altri, anzi, ma dal punto di vista dei fondamentali, del puro gesto tecnico, non migliorerà ancora tanto (e forse non ne ha bisogno). Il suo vero salto di qualità sarà lesperienza, la conoscenza sempre maggiore del gioco, il tutto unito ad una personalità da vero leader. Dando unocchiata ai suoi numeri, 19 punti, 4.5 rimbalzi e 5.6 assist, si può notare che Roy ha migliorato il numero delle assistenze e diminuito quello delle perse (5.6 contro i 4 dello scorso anno e 1.85 perse contro 2.04), numeri importanti per Portland che, al di là dei punti di Roy, ha bisogno che la guardia da Washington crei gioco ed opportunità per se e per gli altri.
Altro protagonista di casa al Rose Garden è LaMarcus Aldridge, compagno di squadra e di draft di Roy. LaMarcus ha raddoppiato la sua media punti (da 9 ad oltre 18) , aggiustato le cifre a rimbalzo, dove comunque non sarà mai un drago, e sfoderato un tiro da fuori molto apprezzabile sul quale ha chiaramente lavorato in estate dopo che Portland ha scelto Oden con la chiamata numero 1. Aldridge è un atleta filiforme, fluido, più tecnico che fisico, con mani da pianista. La sua valutazione sarà completa nel momento in cui avrà di fianco Greg, perché è ovvio che LaMarcus non potrà mai essere un centro, se non in casi particolari e non per troppi minuti. Il talento è tutto lì da gustare, i margini di miglioramento grandissimi: può migliore nel gioco in post basso, dove ha un pregevolissimo giro e tiro, ma dove fatica ancora troppo a prendere e mantenere la posizione, oltre alla mancanza di un power move affidabile che non lo tagli automaticamente fuori dal rimbalzo offensivo, cosa che capita col fade away. Il numero delle perse è aumentato, ma è fisiologico, visto che sono cresciuti i possessi e le responsabilità. In difesa oggi, soffre quando deve marcare giocatori fisici e con dei kg addosso, ma quello è un problema che la presenza di Oden dovrebbe eliminare, esaltando così le dote atletiche di Aldridge, che dal lato debole è già adesso una presenza importante, visto che alla verticalità unisce una gran mobilità laterale.
I play-off di Daniel Bobbie Gibson rimarranno nella memoria di molti tifosi dei Cavaliers (e non solo, vero sostenitori della mo-town?). Forse. Perché il giovanotto potrebbe disputarne altri di fattura ben più preziosa. La breve carriera di Gibson è girata proprio nellultima post season, dove il prodotto da Texas ha messo in mostra tutto il suo repertorio, che non si limita al solo tiro dalla distanza, ma comprende anche faccia tosta, coraggio a dispetto del fisico e un agonismo non facilmente intuibile dalla faccia da bambino che si porta a spasso e che non mente sulletà (quasi 22). Al momento di scrivere Gibson è il 4° tiratore della lega come percentuale di realizzazione (48%), il 5° per triple segnate, non male se giochi nella squadra di LeBron, che ad occhio e croce ti pesca col laser da qualsiasi posizione del campo, con qualsiasi sottolineato 3 volte. Cleveland è ancora alla ricerca di un play di rango da affiancare al prescelto, ma per il momento Gibson si sta facendo valere, pur con tutti i suoi difetti, che sono nello specifico: le difficoltà difensive, non per un demerito di formazione o applicazione, ma per evidenti limiti fisici, sopperiti in parte dalla inaspettata durezza fisica, che però non inventa ne centimetri ne kg. Altra lacuna, forse difficilmente colmabile, limpossibilità di costruirsi un tiro da solo; con continuità ovviamente, perché in certi momenti Daniel è capace anche di entrare e segnare anche in maniere inaspettate. Il tutto però come detto, senza quella continuità che lo farebbe diventare lideale per le ambizioni di Cleveland. In ogni caso, come si diceva in primavera? Shoot Bobbie, Shoot.
Da un piccolo ad un altro. Anche in questo caso la faccia tradisce la giovane età (quasi come nel caso di Oden). In estate, Rajon Rondo è stato il secondo argomento per importanza in quel di Boston, dopo, beh dopoche ve lo dico a fare direbbe Lefty in Donnie Brasco, dopo lascesa dal cielo di Garnett e la conseguente formazione del trio delle meraviglie. In tutto questo marasma, il secondo pensiero dei tifosi dei Celtics, dopo lovvia esaltazione è stato: Rondo può essere il play di questa squadra? Avrà il carisma e le capacità di stare in campo con gente del calibro di Double P, Allen e KG?
Perché il vero problema di giocare con gente così forte, è dover elevare il più possibile il livello del proprio gioco, comprendere quello che i tre mammasantissima vogliono fare e in che tempi. E vero, gli spazi che si creano per rotazioni e preoccupazioni assortite della difesa sono spesso imbarazzanti, ma molte volte diventano unarma a doppio taglio, specialmente se sei un play che non tira mai da fuori (e con mai s’intende proprio mai, 6 tentativi in 31 partite), se i dubbi sul tuo playmaking sono più delle tue certezze, e se madre natura non tha dotato di un fisico alla James. Ma Rajon Rondo ha dimostrato a tutti di poter stare perfettamente in campo, ed anzi di essere il play di una squadra da 28 vittorie e sole 3 sconfitte.
Il dinamismo e la mobilità laterale sono sempre quelle, da primissima fascia. Quello che sta stupendo tutti, probabilmente anche i suoi compagni, è la maturità nelle letture e nelle scelte, il fatto di perdere pochi palloni a fronte di un discreto numero di assist (12 nella lega per il rapporto assist/perse). Ma la sua tenuta sarà da testare in tarda primavera, quando la palla peserà di più e quando la sua cronica riluttanza a tirare da fuori, potrebbe risultare dannosa negli equilibri dellattacco di Boston. Ma Rajon sembra avere qualcosa di speciale, in fondo se diventi il preferito di KG un motivo ci sarà, e non è la faccia da bravo ragazzo, o non solo.
La storia di Ronnie Brewer è sinistramente simile a quella di Rajon. La cilindrata fisica è diversa, visto che qui stiamo parlando di un esterno di 201 cm per 102 Kg, ma non le caratteristiche di gioco: gran dinamismo, atletismo sconfinato (per davvero) e gran mobilità laterale. Un mix che dà, come risultato, un buonissimo difensore che si potrà dire eccellente, quando a queste caratteristiche unirà anche lesperienza e la malizia(e magari la perdita del vizio di voler giocare spesso a rubarla). Laltra faccia della medaglia, come nel caso di Rondo, è la pressoché totale mancanza di tiro da fuori, ed anche qui per totale s’intende totale (26 tentativi in 35 partite, con 5 centri sigh). Come per Boston, anzi più di Boston, il sistema offensivo degli Jazz è in grado di sostenere questa mancanza di pericolosità dal perimetro, ma non è un caso che Utah si sia mossa sul mercato per far arrivare Korver alla propria corte. In ogni caso, tiro o non tiro, Brewer si sta imponendo non solo in difesa, ma anche in attacco, dove segna 12.6 punti con il 53% da 2, frutto anche di conclusioni ad alta percentuale.
Jordan Farmar non è assolutamente il giocatore dello scorso anno. A livello fisico e atletico siamo una pista abbondante sopra, unevoluzione non certo frutto del caso, ma di una estate passata a lavorare. E questa maggior consapevolezza dei propri mezzi fisici, oltre che una fisiologica crescita del bagaglio desperienza, sta permettendo ora allex UCLA di farsi notare e di essere uno dei protagonisti della grande stagione di L.A. sponda Lakers. Farmar esce dalla panchina dando punti immediati ed energia, e facendo riposare il veterano Derek Fisher. Deve crescere ancora molto nel gestire la squadra, specialmente nei rari minuti in cui Bryant è seduto, non a caso perde 1.6 palloni a partita, un po troppi in 20 minuti di impiego meno, un dato che però, può essere letto sotto unaltra luce se avvicinato a quello dei recuperi 1.1: quando Farmar è in campo il suo compito è alzare il ritmo, dare quella scarica denergia che fa la differenza tra una modesta panchina ed una eccellente, comè quella dei Lakers. Il gran momento della squadra di Zen Master, la fiducia di Kobe verso i suoi compagni sono le premesse migliori per far bene, ma Farmar non è un giocatore baciato dal talento, e tutto ciò che sta ottenendo è frutto di unetica del lavoro che non potrà che renderlo ancora un giocatore migliore di quello che è.
Andrea Bargnaniil redattore dellarticolo si avvale della facoltà di non rispondere. Vale?
E va bene. Premesso che per lomertoso di cui sopra (io), Andra Bargnani non valeva la chiamata numero uno, cerchiamo di giudicare la stagione di Andrea in modo obiettivo.
Una cosa è chiara: non sarà mai un gran rimbalzista, ma quello che Toronto non si aspettava è che per il momento non sembra poter diventare un rimbalzista decente. Insomma, statistiche alla mano, Bargnani è più vicino ad un Eddy Curry che a un Dirk Nowitzki, che col tempo è diventato un rimbalzista difensivo tuttaltro che disprezzabile. Questo il punto dolente, perché comunque in attacco il suo il Mago lo fa. Sta segnando meno (sfiora la doppia cifra di media), tirando peggio da 2 e meglio da 3, ma ai Raptors, e soprattutto al suo allenatore, interessa molto di più ciò che il giocatore italiano riesce a fare nella propria metà campo, dove è sicuramente migliorato nella difesa sul post (peggio era difficile), ma stoppa meno.
Altro tema scottante è la sua presunta incompatibilità tecnica con la stella della squadra, Bosh, che dopo un inizio in salita (dovuto in buona parte a problemi fisici). Mitchell non è molto propenso ad usarli insieme, cosa che potrebbe essere comprensibile visto che con Chris in campo, le opportunità di tiro per Bargnani si riducono in modo vistoso, e per il momento, se non può tirare, e segnare, Andrea non è sostenibile dalla propria squadra. I repentini cambiamenti didea e di rotazioni da parte del buon Sam, non aiutano certamente a dare quella continuità, quella fiducia che forse potrebbero far decollare la stagione dellitaliano e dei Raptors, ma è anche vero che, parafrasando il proverbio, aiutati che Sam ti aiuta, ovvero: Bargnani deve crescere come rimbalzista, sia numericamente, ma anche come atteggiamento, per costringere il proprio allenatore a farlo giocare di più.
Tyrus Thomas ha sicuramente pagato il pessimo inizio di stagione dei suoi Chicago Bulls. Infatti un conto è essere il giocatore denergia di una squadra di vertice ad est, un conto è dover creare qualcosa (senza averne ancora la possibilità) in una squadra in grave difficoltà. Sbattuto in quintetto ad inizio stagione, TT ha visto il suo minutaggio calare vistosamente dopo le prime 9, 10 partite. Non una vera e propria bocciatura, ma la presa di coscienza da parte del suo allenatore (ops, ex) che per il momento la miglior qualità di Thomas è dare energia dalla panchina per brevi periodi di tempo, dove i suoi limiti tecnici e tattici vengono in qualche modo camuffati, per lasciare spazio ai pregi: rimbalzi ad altezze siderali, stoppate provenendo dal lato debole, e schiacciate tonanti ogni volta che si crea uno spazio. Lidea è quella di spostarlo progressivamente fuori dal perimetro, come si provò a suo tempo con Kenyon Martin, ma per il momento il suo sviluppo tecnico è ancora troppo indietro, e soprattutto i Bulls non possono permettersi di sperimentare troppo.
Difficile essere notati quando si gioca in una delle peggiori squadre della lega, quella Minnesota rivoluzionata dopo la partenza di Garnett, che ha portato nella terra dei laghi, giovani prospetti, alcuni molto interessanti, ma sicuramente non pronti per vincere partite. In questo panorama, Craig Smith sta facendo molto bene. Tra i giocatori qui trattati è quello più vecchio, classe 1983, e quasi certamente quello con meno margini di miglioramento, o per meglio dire, quello che in un ottica NBA sposterà di meno. Smith è il classico undersize, unala grande di 2 e 03 (a tirarlo) molto potente, un giocatore più orizzontale che verticale. In estate ha lavorato e molto per sgrezzarsi, e i miglioramenti si vedono eccome, visto che lex Boston College, ha sforato la doppia cifra nei punti, aumentando la percentuale di realizzazione e di molto quella dei liberi, dovè passato da un mediocre 62% ad un più che onesto 72%.
Il record di Minnesota (4-29), lascia sempre un velo di dubbio sul fatto che questi numeri non possano essere replicati in un contesto vincente, ma limpressione è che un giocatore come Smith possa essere più importante e dimpatto in una squadra vincente, dove darebbe un contributo denergia, abnegazione e di canestri fatti rovistando nella spazzatura della gara, tutte cose molto apprezzate dagli allenatori.
10 nomi, per quella che non vuole essere una classifica, ma semplicemente delle considerazioni sparse su alcuni giocatori. Sono rimasti fuori ottimi giocatori, come Millsap, con ogni probabilità il miglior rimbalzista cm per cm del lotto, oppure Shannon Brown, che nel periodo di convalescenza di LBJ ha mostrato buonissime cose. Lo stesso Kelenna Azubuike sta mettendo in piedi una buonissima stagione, collezionando numeri importanti, specialmente in assenza di Jackson. Altro giocatore che sta sfruttando le assenze e il periodo di transizione della propria squadra, è Chris Quinn, che nei pur pessimi Heat sta mandando segnali importanti, lui che sembra fatto dal sarto per lEuropa, sta cercando di guadagnarsi spazio tra i pro, grazie al tiro da fuori e ad una inaspettata durezza.
Stefano Manuto