Come in ossequio ad una specie di ordine naturale delle cose, mentre i concittadini Lakers si riaffacciano nellelite della Lega [b]i Clippers fanno ritorno alle zone basse della Western[/b]: e se le premesse per una stagione non certo esaltante già cerano, dopo oltre un terzo della regular season sembra proprio che lannata attuale stia eguagliando o meglio superando in peggio la precedente, una volta esauritosi liniziale striscia positiva. Come nel 2006/7, infatti, gli [b]infortuni[/b] stanno flagellando un roster sulla carta nientaffatto disprezzabile e il coach non sta dando limpressione di avere molto [b]feeling[/b] con i propri giocatori chiave.
Analizzando le ragioni per cui i Velieri navigano in cattive acque, cè da rimanere ammutoliti: come se non fossero stati sufficienti [b]i crack di Shaun Livingston ed Elton Brand[/b] (con il primo che forse ce la farà a scendere sul parquet per marzo e il secondo che ha invece fatto capire che quella data forse è prematura) sono stati costretti a fermarsi via via pure Sam Cassell, Brevin Knight, Cuttino Mobley, Corey Maggette e Tim Thomas, ovvero lossatura della squadra, più lala-centro Paul Davis, finito sotto i ferri per via del ginocchio destro. Alle precarie condizioni fisiche si abbina anche la tendenza al peggioramento delle statistiche: [b]eccezion fatta per il duo Kaman-Maggette (di cui parleremo in seguito) e del poco influente Dan Dickau, quasi tutti stanno ritoccando al ribasso le proprie cifre[/b] oppure, come Thomas, non riescono a sfruttare gli spazi creatisi dallassenza di questo o quel compagno.
A fronte di una difesa di medio livello, poi, cè [b]un attacco che è semplicemente il meno produttivo della NBA[/b], con percentuali abbastanza misere tranne che nei liberi, e ciò, oltre che agli stop forzati dellormai logoro Cassell e della riserva Knight (il cui recente problema al perone ha portato ad un decadale per il play portoricano [b]Guillermo Diaz[/b], scelto al Draft di due anni fa), è da imputarsi anche a [b]Mike Dunleavy[/b].
Come ha sottolineato Mobley, il team losangelino non possiede al momento una identità definita: il quintetto dei partenti subisce frequenti variazioni e la conseguente [b]mancanza di amalgama[/b] rende difficile per i Clippers adattare i propri schemi o improvvisarne di diversi in risposta a mosse difensive impreviste degli avversari. Unaltra lacuna piuttosto grave è la [b]latitanza di un terminale ben definito nelle situazioni critiche[/b] come i finali punto a punto o le tentate rimonte: Sam I am è appurato che non possa più offrire molto e lo stesso Cuttino sta, come previsto, declinando. Tutto indicherebbe allora quali destinatari di tale compito i già citati Kaman e Maggette, ma anche in questo caso ci sono problemi.
[b]Il pivot da Central Michigan[/b] è esploso in modo fragoroso come realizzatore (da 10.1 a 17.9 punti di media, dal 45.1 al 48.1% da due), rimbalzista (da 7.8 a 13.7 catture) e difensore (da 1.6 a 3.0 stoppate, con i falli rimasti 3.4 nonostante lincremento del minutaggio da 29 a 39:23 di media), cancellando molti punti interrogativi sulla sua consistenza in campo ma continuando a suscitare qualche perplessità per quanto riguarda quella caratteriale: Kaman, con la consueta pacatezza, ha fatto capire che al momento [b]non si sente interessato al ruolo di leader[/b], un po per la presenza di tanti veterani e un po per istinto, con la seconda parte della spiegazione che si avvicina senzaltro di più alla verità di quella precedente. Il coach in pubblico ha ovviamente evidenziato laltruismo ed rispetto per i colleghi di Chris, ma mi permetto di pensare che in privato, alla luce dei [b]nientaffatto idilliaci rapporti Dunleavy/Maggette[/b], lidea di designare lex Blue Devil (a un soffio dal ritorno ai venti e ai sei rimbalzi di media) come uomo decisivo gli risulti abbastanza indigesta.
In definitiva, una situazione alquanto spinosa per tutti i protagonisti, visto che, giova ribadirlo, al termine della stagione [b]avranno la facoltà di uscire dallattuale contratto[/b] un Brand e un Maggette ormai ventinovenni e quindi alla ricerca di opportunità concrete di vittoria, che così stanti le cose, questa franchigia non sembra in grado affatto di assicurare.
Gli unici movimenti di mercato sono stati, oltre allacquisizione di Diaz, una breve permanenza per [b]Richie Frahm[/b] (che ricorderanno i tifosi della Benetton) e la partenza di [b]Ruben Patterson[/b]; lala trentaduenne stavolta non ha creato alcun caso disciplinare, ma è stata tagliata alla luce della necessità per i californiani di conservare un posto per una ulteriore point guard, visti i problemi di quelle già presenti, e della volontà di trovare più spazi per lo sviluppo del rookie [b]Al Thornton[/b], apparso già valido come small forward specialmente se fatto partire sin dalla palla a due (12.7 punti e 5.4 rimbalzi nelle sue sette apparizioni da titolare).
Difficile pensare ad improvvisi mutamenti delle fortune nel 2008, e, in assenza di voci riguardanti scambi, è probabile che si punti tutto sul [b]recupero dei due lungodegenti[/b] e sul terminare in maniera il più possibile indolore la regular season; resta da chiedersi cosa accadrà a Dunleavy, che alla resa dei conti in cinque anni è riuscito a raggiungere i PO in solo una occasione: gli sarà concessa unultima chanche con (si spera) un roster in salute ?
Non resta che aspettare la fine della tempesta