Ci siamo, hanno iniziato a rallentare e a sembrare una squadra battibile.
Hanno anche loro dei punti deboli.
Questo devono aver pensato i tifosi delle restanti 29 squadre NBA vedendo le ultime due settimane dei Boston Celtics. il record nelle ultime dieci partite parla di 5 vittorie e di 5 sconfitte. La penultima, tra l’altro, è stata la prima contro una rivale di Division, Toronto, l’ultima contro una delle rivali di conference più attendibile, Orlando.
Non che le altre franchigie, in particolar modo quelle con più solide speranze di arrivare al fondo nei playoff, se la stiano cavando meglio. A parte Phoenix, che nelle ultime 10 partite ha un record del 70% di vittorie, e Dallas che ha un record dell’80%, tutte le altre
sono in una situazione di perfetta parità, con 5 vittorie e 5 sconfitte.
Però già solo aver visto che Boston ha rallentato, può essere una iniezione di fiducia nei confronti di chi prima vedeva una corazzata viaggiare spedita verso quello che poteva essere l’assalto al record di 72-10 che fu di chicago di Jordanesca memoria.
Tutte le squadre però hanno avuto modo di vedere le ultime sconfitte dei verdi, e tutti gli scout avranno segnato sul loro report che le sconfitte non sono conseguenza di una vera e propria crisi di gioco, ma di una rilassatezza da parte di una franchigia che ha dimostrato, nelle prime 35 partite, che tutti i dubbi sulla necessità di rodaggio delle tre stelle erano da considerarsi privi di fondamento, e l’intesa è arrivata da subito, sorprendentemente anche nella fase difensiva, vera e propria svolta tecnica della franchigia del Massachussets.
Svolta che ha sostanzialmente due nomi: Thibodeau e Garnett. Perchè il primo ha finalmente potuto lavorare con gente esperta e che è abituata a recepire in fretta tutti i meccanismi e i movimenti disegnati, e perchè il secondo, rivitalizzato dal cambio di casacca e dalla consapevolezza di essere finalmente al gran ballo con la dama giusta, ha innalzato, se possibile, il proprio livello di gioco, potendosi dedicare alla propria metacampo grazie al supporto di due stelle che sanno come si fa a far canestro, e ha portato quella leadership che è servita a portarsi dietro tutto il supporting cast, che si è convinto a dare tutto per il proprio faro, in particolar modo nella fase difensiva.
E non è un caso che l’ultima sconfitta patita da Boston sia coincisa proprio con l’assenza di KG, alle prese con un problema allo stomaco, sul campo degli Orlando Magic, dove un tiro da tre di Hedo Turkoglu a un secondo e mezzo dal termine, ha dato la vittoria alla franchigia della Florida.
La sconfitta precedente, invece, patita contro i Toronto Raptors, è stata frutto sì di una cattiva difesa sul perimetro da parte dei Celtics, ma soprattutto da una serata di grazia al tiro del team canadese, che con un sorprendente 71% ha punito pesantemente la rilassatezza degli esterni verdi.
E’ quindi solo una parentesi poco preoccupante che è destinata a chiudersi a breve, non appena le partite inizieranno a contare un po’ di più ?
Chi vi scrive propende per il si, perchè come detto in un articolo precedente, a veder giocare questa squadra non pare si abbia l’impressione che possa perderne 4 contro la stessa squadra in una serie di Playoff. Troppo netta la sensazione che le basti stringere due viti per prendere in mano una partita, contro qualunque avversaria, come ha ampiamente dimostrato contro Detroit a dicembre.
Però il si ha un asterisco, quanto piccolo o quanto grande lo si vedrà nel prosieguo della stagione.
La squadra pare vivere e morire con il suo leader, che è assolutamente Kevin Garnett, nonostante Pierce sia il capitano di tante battaglie. Da quando c’è lui, come detto prima, la svolta in difesa è stata netta. Il supporting cast, e anche Ray Allen e Paul Pierce in alcuni casi, si caricano a veder la grinta che il bigliettone mette in campo, che è contagiosa. I lunghi di seconda fascia, come Perkins e Big Baby Davis, sono sotto la sua ala protettrice e beneficiano di tutto quello che KG trasmette loro, e non solo in termini di palloni e di spazi che Garnett apre loro. Rondo ha sempre una parola da Kevin che lo sprona quando sbaglia o lo carica quando fa una bella giocata. E la difesa, prima ancora che tecnicamente, è telecomandata a voce da Garnett, che indica ai propri compagni il movimento giusto da eseguire.
E quando non lo fa a voce, lo fa con i fatti, aumentando l’intensità difensiva nei possessi chiave, emblematica in quest’ultimo caso l’immagine di KG che nella notte bianca NBA trasmessa da sky il 14 gennaio, durante la partita contro i Knicks prende in consegna il portatore di palla avversario e si mette a quattro zampe davanti a lui, stando il più basso possibile per contenerne il primo passo.
E se tutto questo, per un qualche motivo dovesse venire meno, la stagione dei Celtics sarebbe notevolmente compromessa.
Certo, se a ogni contender si andasse a togliere l’uomo chiave, ognuna di esse perderebbe molte, se non tutte le possibilità di andare al titolo. Ma vedendo giocare Boston questa sensazione pare amplificarsi, sicuramente anche a causa della mancanza di sostituti anche solo lontanamente all’altezza, ma più per un discorso umano che tecnico.
Questa squadra quindi andrà dove la porterà Garnett, e in Massachussets son convinti, per il viaggio al titolo, di aver comprato il biglietto giusto, anzi, il Bigliettone giusto!