A guardare i roster dell'[B]All Star Game[/B], saltano sempre agli occhi alcuni [B]assenti illustri[/B], e anche quest’anno non si fa eccezione.
Ad [B]ovest[/B], ad esempio, si nota subito la mancanza di 2 tra le migliori Point Guard della stagione, [B]Baron Davis e Deron Williams[/B]. Ma si sa, come al solito la Western Conference ha al suo cospetto una quantità di stelle di prima grandezza da lustrarsi gli occhi, allora non ci si deve stupire se [B]al loro posto i convocati sono Nash e Iverson,[/B] piuttosto che [B]Chris Paul e Kobe Bryant[/B].
Diverso il discorso [B]ad est[/B], dove il numero di vere e proprio all star consolidate tende a diminuire di anno in anno. E se è vero che quest’anno l’est è [B]nobilitato dalla presenza di KG[/B] (che però darà forfait per un infortunio) [B]e Ray Allen[/B], passati a Boston direttamente dalla costa Ovest, bisogna ammettere che alcune scelte lasciano un po’ perplessi.
Per chi segue la stagione degli Orlando Magic, un nome su tutti che pare [B]ingiustamente tagliato fuori[/B] dalla partita delle stelle è [B]Hidayet Turkoglu[/B].
Il primo giocatore di nascita turca a giocare nella lega professionistica americana, infatti, è alla [B]miglior stagione della sua carriera[/B]. E questo non solo se ci si limita a guardare i numeri che sta producendo, che sono comunque di tutto rispetto se consideriamo che ad ogni allacciata di scarpe Hedo porta alla causa dei Magic [B]19,5 PPG, 6,10 RPG e 4,6 APG[/B], ma soprattutto a livello di presenza in campo.
Il cambio di gioco chiesto dal nuovo coach di Orlando, Van Gundy, rispetto a Brian Hill, è palese. Ad Hedo ora non viene più solo chiesto di essere l’uomo che deve punire sugli scarichi bombardando da fuori, ma viene [B]molto più coinvolto nel gioco offensivo[/B]. La palla passa molto più spesso dalle sue mani, e questo gli permette di sfruttare le sue [B]doti di ball handling e soprattutto di usare la sua forza fisica[/B] per portare a termine le penetrazioni.
Questo coinvolgimento ha inoltre sicuramente avuto il grosso modo di accrescere la forza mentale del giocatore turco, che vistosi più responsabilizzato, ha risposto alla grande alle aspettative del proprio coach e sapendosi assumere anche l’onere di fare il [B]go to guy
nei momenti decisivi delle partite[/B].
Un esempio per tutti è stata la bomba che ha fatto scoccare a 1.4 secondi dalla fine della partita contro i Boston Celtics, che ha permesso ai Magic di aggiudicarsi la gara per 96 a 93 contro una squadra che in quel periodo pareva decisamente imbattibile.
Ridurre però i meriti della stagione di Turkoglu al cambio di coach di quest’estate non sarebbe corretto.
Ci sono altri fattori da considerare. Uno tra tutti la [B]maturità[/B] che ha raggiunto Hidayet [B]a 29 anni, dopo 7 stagioni di NBA[/B], e l’aver giocato gli europei spagnoli da stella della squadra turca, aumentando la fiducia nei propri mezzi.
Poi c’è da considerare un aspetto tecnico fondamentale agli occhi di chi scrive.
I Magic possono contare, in questa stagione, su Rashard Lewis, eccellente giocatore polivalente che magari è spvrapagato, ma che ha sempre avuto ottime percentuali nel tiro da fuori e una capacità di arrivare al ferro di prima categoria. Ma soprattutto possono fare affidamento su un Howard sempre più dominante e sempre più migliorato, che costringe le squadre avversarie ad esporsi difensivamente al suo supporting cast, dovendo spesso collassare la propria difesa sul giovane centro di Orlando. Ovvio che giocando spesso su Howard e servendolo molto profondo come succede ai Magic, le difese si devono adeguare e [B]si libera più spazio per i giocatori come Turkoglu[/B] che possono punire queste situazioni difensive con il tiro da fuori o con una entrata che prende in contropiede le rotazioni difensive.
Il turco è quindi [B]uno dei primi indiziati[/B], ovviamente insieme al numero 12, [B]per l’ottima stagione di Orlando[/B], che alla pausa dell’All Star Game arriva con un record di 33-21, prima classificata nella Southeast division e terza nel ranking di conference.
L’anno scorso a quet’ora era già iniziata la parabola discendente della squadra, che dopo una partenza lanciata aveva bruscamente rallentato il ritmo, per poi arrivare ai playoff solo grazie a un rush finale che li aveva consegnati all’ottava piazza del seeding. Quest’anno sembra che i Magic siano abbastanza maturi per mantenere costante il proprio rendimento, e arrivare ai Playoff con un record che permetta loro di partire con il fattore campo a favore.
Niente male per una squadra che ha come punto di forza un turco che da sole 2 stagioni è considerato un giocatore da quintetto NBA, e che sarebbe dovuto andare a New Orleans a giocare la partita delle stelle ma che si dovrà consolare con un picnic a Disneyworld.