Bologna, sabato 21 dicembre 2013 – Undicesima giornata di campionato, un terzo del torneo se n’è andato e a Bologna arriva ospite la Scandone Avellino, reduce dalla sconfitta di Venezia e, più in generale, da un brutto momento che la sta portando nelle retrovie della classifica. Ad attenderla i padroni di casa della Granarolo, loro pure sconfitti nell’ultima gara, in terra campana a Caserta, e che devono capire chi sono: quelli belli delle gare interne o quelli inguardabili dei match fuori casa.
GRANAROLO BOLOGNA
Non riesce a trovare un’identità la Granarolo: bella e vincente (quasi) sempre in casa, spaesata e (quasi) sempre sconfitta fuori. A guardare le ultime due gare con Brindisi e Caserta per poco viene il dubbio che non si tratti degli stessi giocatori. L’esempio più lampante è Brock Motum, che alla Unipol Arena viaggia a 13 punti di media con percentuali sopra il 50% e lontano dalle Due Torri si trasforma in un ectoplasma da 4 punti e il 15% da 3 punti, che è il suo marchio di fabbrica. Che il problema sia mentale è palese, e nemmeno le assenze di Imbrò e Fontecchio, che pure portano una ventina di minuti a partita, possono giustificare quanto visto in Campania (e in precedenza a Reggio Emilia, con le partenze ad handicap che stanno diventando la norma). Ora, il fatto che con Avellino si giochi in casa rasserena, ma qualcosa bisogna fare, per non finire sempre a vanificare il bel lavoro che si fa a Bologna con sconfitte sanguinose in trasferta. Per di più arriva una Sidigas ferita e attorno a cui stanno montando diverse polemiche, e che quindi vorrà fare il massimo per dare un segnale all’ambiente: perdere in casa per la Virtus rischia di essere un mezzo disastro. Il bilancio rimane positivo (6 vittorie in 10 gare, in corsa perfetta per le Final Eight) ma, come tiene sempre a ripetere Luca Bechi, in un campionato così livellato infilare una striscia negativa che ti manda a picco è un attimo. Livello di attenzione massimo, dunque, e consapevolezza che ancora servirà qualche extra stanti le assenze sopra citate di Imbrò e Fontecchio, a cui si è aggiunta, negli ultimi giorni, quella di Landi, che starà ai box per almeno una decina di giorni. A margine, proprio prima della gara contro la Sidigas, è arrivata una buona notizia per Dwight Hardy: il Tribunale Arbitrale, infatti, ha condannato la società irpina al pagamento di 156 mila dollari al giocatore statunitense. Atto conclusivo della vicenda iniziata lo scorso anno, quando Hardy avrebbe dovuto giocare con i Lupi, ma solo a condizione di ricevere un passaporto comunitario. Passaporto che arrivò, ma sul quale vennero poi avviate indagini dalla FIP che bloccarono, di fatto, il giocatore, il quale poi tornò negli Stati Uniti, a dicembre, senza autorizzazione della società. Avellino riteneva che il giocatore non dovesse ricevere compenso, con il contratto che venne rescisso il 21 gennaio scorso, per le inadempienze del club. Martedì, però, è arrivata la decisione del BAT a risolvere la questione, chiudendo ogni discorso.
SIDIGAS AVELLINO
Partita molto importante per la Sidigas di coach Vitucci, che sta vivendo un momento negativo, decisamente non nelle previsioni estive che, anzi, volevano gli irpini come potenziali protagonisti del campionato. La sconfitta di Venezia ha lasciato il segno, più che per lo scarto, per l’atteggiamento della squadra, sembrata scollata e senza un’identità, per di più dopo la prestazione incoraggiante di sette giorni prima con la Mens Sana. In quasi tutte le sconfitte si stanno evidenziando la difficoltà della squadra nel riuscire a fare la giocata giusta quando conta. E questo anche per la mancanza di un gioco di squadra ben sviluppato. Gli alibi ci sono: dalla preparazione balbettante che ha portato i giocatori ad essere, oggi, in condizioni fisiche non ottimali, agli infortuni che hanno appiedato diversi atleti, ultimi Dean e Dragovic, che infatti a Venezia hanno giocato da acciaccati. Così, troppo spesso, la Scandone si affida alle invenzioni personali dei singoli, che però alla lunga fanno pagare dazio. La pazienza dei tifosi e della società, però, si sta esaurendo. Gli investimenti, in soldi della società e in fiducia del pubblico, non stanno venendo ripagati e serve un’inversione di marcia decisa. La trasferta di Bologna è la prima di un ciclo di partite terribili (seguono la visita di Brindisi e la trasferta a Milano), ma i bolognesi sono una squadra che non fa certo della difesa il proprio punto di forza, e quindi le varie bocche da fuoco biancoverdi potrebbero avere lo spazio per fare male. Si attende sempre il miglior Lakovic, che per ora è rimasto in Slovenia, così come un Richardson più continuo e un Hayes che finalmente trovi un ruolo preciso in campo. Sarà, poi, da reggere l’impatto dei lunghi avversari in area, zona dove si resta vigili sul mercato. L’obiettivo a breve termine restano le Final Eight di Coppa Italia. Per raggiungerle servono almeno due vittorie, meglio tre. Ogni partita è un’occasione da non perdere, e il match di domenica non fa eccezione, sul campo dove, tra l’altro, arrivò la conquista storica della Coppa Italia.
PRECEDENTI: 24, con 17 vittorie per Bologna e 7 per Avellino;
ARBITRI: Cerebuch – Chiari – Rossi;
PALLA A DUE: Domenica 22 dicembre 2013, ore 18.15 alla Unipol Arena di Casalecchio di Reno (BO);
Nicolò Fiumi