Nel 2000, dopo una discreta figura nella prima Eurolega targata Uleb ed un terzo posto in campionato, si era parlato di stagione deludente. Nel 2004, un altro terzo posto, una Coppa Italia e i play off di Eurolega sfiorati, qualcuno ha etichettato lannata come fallimentare. Molti hanno giudicato insufficiente perfino il campionato del 2005, nonostante unaltra Coppa Italia ed un primo posto in regular season, dopo che in estate la squadra aveva perso niente meno che Edney, Nicola, Garbajosa e Pittis. Queste, a Treviso, sono state le stagioni storte dellultimo decennio.
Allora come giudicare il campionato appena andato agli archivi? I peggiori aggettivi non bastano a rendere lidea. E non è unesagerazione: sono le righe sopra a confermarlo. Partita come ogni anno con grandi, legittime ambizioni, la Benetton ha presto mostrato di non essere in grado di competere al vertice. Ci può stare. Ma non raggiungere nemmeno il nono posto, garanzia tra laltro di partecipazione alla prossima Eurolega, è francamente troppo; specie in un campionato come quello di questanno, in cui sarebbe bastato veramente poco per scalare la classifica.
Cosa allora non ha funzionato, al punto da vedere una Benetton, senzaltro mal assortita, senzaltro sopravvalutata in estate, ma comunque dalle potenzialità superiori a quelle di molte altre avversarie, finire così in basso? È mancato quello che nelle stagioni precedenti era stato il vero punto di forza: la società. Limbarazzante ko in Supercoppa a Siena è stato una vera premonizione. Si potrebbe dire se cè qualcosa che non funziona, meglio capirlo subito. Ma quella sciagurata partita è stata anche una mazzata troppo forte, che ha stordito giocatori e staff tecnico e che ha mandato in tilt, cosa mai successa prima, anche la dirigenza. Da lì, complice anche un, a quel punto preventivabile, brutto inizio di stagione, frenesia e isteria sono lievitate, inquinando ogni valutazione e decisione successiva. Limpressione è che la dirigenza fin dalle prime battute non ci abbia capito più niente. Ed è così iniziato a Treviso un penoso valzer di giocatori, orchestrato da scelte che mai sono apparse coerenti e razionali. Cose già dette. Le scommesse estive sono parte della storia di questo club; anche nei felici anni della gestione Gherardini non tutto ciò che arrivava era oro. Ma lineguagliabile calma dellallora giemme permetteva di ottenere quasi sempre il massimo da chi cera; i tagli erano rari e solo unextrema ratio, attentamente meditata, che ovviava (spesso molto bene) a situazioni non altrimenti raddrizzabili. Atripaldi e Buzzavo, spiace dirlo, questanno si sono mossi come due giocatori al casinò: scommettendo alla cieca sulla fortuna. Mai come in questo caso, il detto xe peso el tacòn del buso” (la pezza è peggio del buco) sembra appropriato: col senno di poi è impossibile pesare che la squadra costruita in estate avrebbe fatto peggio di quella aggiustata in corsa. Qui sta la pecca maggiore:si è cambiato troppo e male.
Ovvio, anche giocatori e staff tecnico hanno fatto il loro. Eccome!
Dermarr Johnson (voto 3) ha mostrato di essere uno svogliato pesce fuor dacqua. Il suo atteggiamento (pessimo), più che il suo (pessimo) rendimento, gli è costato il taglio. Forse era il caso di concedergli qualche partita in più, ma francamente è quello che meno di tutti ha mostrato di meritarselo. Doveva essere la stella, è stato il bluff.
Rodrigo De La Fuente (s.v.) poteva portare lesperienza che mancava; si è deciso che non serviva. Pur non essendo magari più il giocatore che è stato, mi chiedo perchè?
Tommaso Fantoni (voto 5), dopo una buona stagione a Livorno, è arrivato con interessanti prospettive. Pur ancora con margini di crescita, ha semplicemente dimostrato di non valere una squadra di serie A di alto livello. Non è colpa sua.
Giuliano Maresca (voto 6) non doveva salvare la patria e ha dimostrato di essere un utile gregario. Quando è stato chiamato in causa ha quasi sempre risposto presente; il che non è bastato a fargli finire la stagione a Treviso, ma il prossimo anno ci sarà.
John Lucas (voto 5) doveva essere unaddizione di fosforo in regia e si è rivelato un inutile casinista. Il fiore allocchiello di un mercato di riparazione penoso.
Lionel Chalmers (voto 6) ha vissuto mesi da incubo, diventando da subito il bersaglio dei tifosi e giocando molte partite con la spada di Damocle del taglio sulla testa. Il suo brillante girone di ritorno ha dimostrato, quanto meno, che non era lui il problema principale di questa squadra. Doveva dettare i ritmi, ci si è applicato solo nel finale: fare il play non è cosa per lui, ma nel complesso ha dato quel che poteva dare (punti). E, quanto ad atteggiamento, non sempre quello giusto, è più esente da colpe di tanti altri.
Matteo Soragna (voto 6,5) è stato protagonista, individualmente, di una stagione molto positiva. Ma era il capitano: se, come è apparso evidente, in spogliatoio lamalgama ha latitato, spiace dirlo, ma non ha fatto completamente ciò che doveva.
Mario Austin (voto 4,5) è stato un flop. Ha portato punti (di classe) e rimbalzi. Visti però i danni che fa in difesa, per incidere dovrebbe viaggiare a 30 e 15 di media. In assoluto il difensore più imbarazzante mai visto a Treviso; questo non solo per i chili di troppo (tanti!) che si è portato dietro per mesi, dopo unestate in cui ha evidentemente villeggiato in un fast food. In più, anche quando ci ha messo voglia, è spesso stato tradito da una testa non certo da fuoriclasse. Il classico esempio di come le cifre, lusinghiere, talvolta mentono.
Pops Mensah Bonsu (6,5) è stato senzaltro positivo, sia pur discontinuo. Grinta e doti atletiche paurose gli hanno permesso di andare oltre qualche limite tecnico e tattico e di avere spesso un grande impatto sulla partita. Lunico addio, oltre a quello di Mordente, che darà adito a rimpianti.
Marco Mordente (voto 6) è stato a lungo limitato dagli infortuni; e forse dal pensiero del rinnovo del contratto. Di fatto ha giocato da Mordente (come spirito, non sempre come rendimento) solo lultima parte di campionato. In ogni modo, mancherà a tutti.
Angelo Gigli (voto 4) ha tutti i crismi per essere considerato, nel rapporto qualità prezzo, il più grosso bidone della storia trevigiana. Linfortunio al polso lo ha limitato per tutto lanno, ma ciò non giustifica cifre ed impatto tanto modesti. Le potenzialità non mancano (vedi il buonissimo Europeo), ma la testa e gli attributi forse non cambieranno mai. È destinato a cambiare aria, perchè pare ci sia qualcuno disposto ad accollarsi il suo oneroso contratto. Auguri!
Ergin Atsur (voto 5), nel momento in cui il grido cercasi un play disperatamente faceva tremare i muri del Palaverde, pareva poter essere la giusta carta. Ma da lui non si sono mai avute le risposte sperate. Ha avuto spesso poco spazio, ma quando gli è stata data una chance la sempre sprecata. Forse varrebbe la pena insistere un altro anno; la società sembra pensarla diversamente.
Andrea Renzi (voto 7) è stato lunica bella sorpresa di questa stagione. Un bel prospetto (e sarebbe ingiusto considerarlo qualcosa di più), soprattutto per la forza mentale che ha dimostrato. Ovvio che è tutto da vedere se sarà in grado di meritarsi più minuti e responsabilità.
Reece Gaines (voto 5) possiede un ball handing nelluno-contro-uno stordente… tanto da stordire perfino se stesso. Inizialmente ha fatto vedere qualcosa di buono, poi, insistendo con le penetrazioni, senza metterci altro, ha combinato solo danni. Il suo finale di stagione è stato da dimenticare. Talento (forse) senza testa (di sicuro).
Haris Mujezinovic (voto 6) ha portato un pò di esperienza… quando ormai era tardi.
Alessandro Ramagli (voto 5) ha perso presto il controllo dello spogliatoio. La sua avventura a Treviso è finita quando la (dis)avventura della Benetton era solo allinizio: tanto più col senno di poi, uno sfortunato quasi incolpevole.
Oktay Mahmuti (voto 5,5) ha preso in mano una squadra non sua e non è riuscito a farle fare sufficienti passi avanti. La sua gestione non ha incantato, ma le scusanti non mancano. Apprezzabile e senzaltro incoraggiante è stata però la sua ferma volontà di rimanere (tantè che le ultime conferenze stampa le ha fatte in italiano), a prescindere dai progetti della società. Chiaro che con una squadra voluta da lui non ci saranno alibi.
Il presidente Buzzavo ha affidato mercato e gestione a Massimo Jacopini ed Enzo Lefebre, senza nominare nessuno dei due general manager. Mancherà la guida nella sala dei bottoni. Cè da storcere il naso. La successiva dichiarazione ripartiremo da Soragna, Renzi, Rullo e Maresca è stata tale da abbattere anche il più ottimista (chi?) dei tifosi. Sul fronte del mercato stanno però arrivando notizie incoraggianti: larrivo di Wallace (sicuro) e quelli (probabili) di DeShawn Wood e Gary Neal sono un buon inizio. Guai allora a scordarsi il valore e il prestigio di una proprietà che negli anni ha dato moltissimo alla città e che è ben lungi dal voler abbandonare. Insomma, tutto sommato, bene essere scettici, ma mai disfattisti.