[b]Una contender[/b]. Non ci sono mezze misure, non questanno. Il ruolo di Houston è chiaro a tutti e mai come questa volta cè da prendere i Rockets sul serio. Ad una squadra già di buon livello, infatti, la dirigenza Rockets ha aggiunto [b]Ron Artest[/b], il reietto per eccellenza in NBA come non se ne vedevano dai tempi di [b]J.R. Rider[/b]. Uniniezione di testosterone per una squadra che ha sempre avuto nella scarsa durezza dei propri leader il difetto fondamentale. Allarrivo di Artest, uno dei colpi di questo mercato estivo si aggiunge il rientro alla base di [b]Scola[/b], reduce da delle Olimpiadi che lo hanno consacrato come uno dei migliori lunghi, se non il miglior lungo, della competizione e che sarà interessato a confermare questo trend anche sui campi NBA. Infine, ed è notizia recente, si è concluso il lungo tira e molla tra la dirigenza Rockets e [b]Carl Landry,[/b] sorpresona dello scorso anno quando, in contumacia Yao ma non solo, da semisconosciuto panchinaro riuscì ad emergere fino a guadagnarsi 20 di media in campo con 8 punti e 5 rimbalzi di media. Landry, giocatore tecnicamente discreto ma soprattutto intelligente e [i]voglioso[/i] rimarrà così in Texas per i prossimi tre anni (scambi permettendo) visto che dopo aver firmato l [i]offer sheet[/i] propostagli dai [b]Bobcats[/b] (9 milioni per 3 anni, appunto) si è visto pareggiare lofferta dai Rockets nel giro di 24 ore.
Tutto tranquillo e sereno? Nemmeno a dirlo, parliamo pur sempre dei Rockets, quindi ci devessere necessariamente [b]qualcosa che non va[/b]. Questanno il primo problema riguarda [b]Tracy McGrady[/b], che volenti o nolenti è il miglior giocatore ed il leader di questo gruppo, non molti giorni fa lex Mount Zion Christian Academy ha rilasciato unintervista che non avrà fatto fare i salti di gioia ai fans dei razzi: [i] la mia spalla sinistra (quella che lo scorso marzo si infortunò a Sacramento e che da allora proteggeva con quella vistosa guaina che poi TMac stesso confermò gli desse più di una noia) soffre di artrite e richiederà un intervento dopo questa stagione. Inoltre il mio ginocchio sinistro guarendo più lentamente di quanto mi aspettassi nonostante loperazione subita a maggio. Il ginocchio è probabilmente al 75/80 % e ci vorranno almeno un paio di mesi prima di tornare completamente efficace[/i]. Come si dice: [i]bene ma non benissimo[/i]
[b]Il quintetto[/b]:
[u]Rafer Alston[/u]: passano gli anni ma [i]Skip To My Lou [/i], nick con cui il buon Rafer è praticamente una leggenda dei playground newyorkesi, continua a non perdere il posto in regia che tanto faticosamente si è guadagnato. Altson oltre che a fare i suoi numeri da [i] ballhandler[/i] di altissimo livello, è chiamato a gestire con acume ed un po più di equilibrio un attacco che mai come questanno si presenta pieno di bocche da fuoco. Migliorato come tiratore, difensore più sulle linee di passaggio che sulluomo rischia di essere lago della bilancia di questi Rockets perché da una gestione più ragionata e meno istintiva passa tanto del futuro di questa franchigia.
[u]Tracy McGrady[/u]: banale, scontato provare a farne un profilo. Facciamola semplice: come talento non ha niente da invidiare a nessuno, Bryant e LeBron James compresi. Su un campo da basket sa fare praticamente tutto, dal realizzatore al tiratore passando per lo stopper dellavversario più pericoloso al sopraffino passatore (specialmente dal pick and roll). Cosa gli manca? Quando la palla pesa si fa piccino piccino, ed ormai gli indizi sono talmente tanti che le prove sono più duna. Riuscirà questanno, magari liberato dal peso di dover essere leader, a buttare sul parquet tutta la sua infinita classe? Intanto i segnali che lancia il suo fisico non sono per niente incoraggianti.
[u]Ron Artest[/u]: la scommessa. Ala piccola moderna, in grado di fare sostanzialmente tutto, scorer migliorato negli anni e difensore su qualsiasi tipo di esterno, e non solo, sostanzialmente terrificante. Cosa manca? Un carattere normale o almeno qualcosa che ci si avvicini. Ritrova Rick Adelman che tra i coach di alto livello è forse lunico con Phil Jackson ad avere ancora la voglia di dargli una chance. Ora sta a lui sfruttarla.
[u]Luis Scola[/u]: in realtà qua probabilmente partirà [b]Chuck Hayes[/b], figlioccio di Jeff Van Gundy lasciato in eredità a Houston e rimbalzista feroce nonostante la stazza. Non si può però non considerare che Scola è reduce da delle Olimpiadi fantastiche dove ha letteralmente portato a scuola qualsiasi lungo si sia trovato di fronte. Un concentrato di tecnica, cattiveria e furbizia che potrebbero renderlo a lungo andare un titolare di questi Rockets.
[u]Yao Ming[/u]: anche qui, come per McGrady sè detto tutto ed il contrario di tutto. Reduce da un infortunio piuttosto serio e dal lavoro a tappe forzate per disputare i giochi olimpici di casa, torna a Houston per provare a prendersi quello scettro di miglior centro NBA che per ora Shaq non ha ancora dato a nessuno. E deve sbrigarsi perché cè un ciclione proveniente dalla Florida (Orlando, per la precisione) che non pare abbia voglia di fermarsi. Vedremo se Adelman continuerà a chiedergli di lavorare più in post alto che vicino allanello, di certo Yao lo scorso anno non ha gradito.
[b]La panchina[/b]
Lunga lunga e talentuosa. Questanno [b]Daryl Morey[/b], GM dei Rockets, ha fatto le cose per bene. Ai ritorni del tiratore folle [b]Luther Head[/b], che cambierà sostanzialmente play e guardia titolari dando tiro ed abnegazione difensiva e, come detto in apertura di [b]Carl Landry[/b], che pare essersi rimesso bene dallintervento al ginocchio, che darà fiato sia a Yao, varando quintetti piccoli, che allala forte titolare (il vincitore del ballottaggio Hayes/Scola, con il perdente che scala in panca) si aggiunge il [i]retrocesso[/i] [b]Shane Battier[/b] anche lui alle prese con un infortunio (infiammazione al piede sinistro ) ma che una volta rientrato saprà dare la solita, grandissima difesa, e laltrettanto solito contributo in attacco fatto di tiri sugli scarichi e giocate intelligenti. Inoltre è arrivato da San Antonio [b]Brent Berry[/b], che poterà tiro, difesa ed esperienza. In stad-by la posizione delleterno ( questanno sarebbero 42 candeline sulla torta, sempre che quella carta didentità dica il vero..) [b]Dikembe Mutombo[/b] anche se limpressione è che alla fine un accordo si troverà.
Manca qualcosa? Forse un cambio di livello per Altson, non esattamente il più continuo dei registi, ma per il resto la panchina sembra lunga, esperta ed atletica il giusto.
[b]Il giocatore chiave[/b]
Artest o non Artest, Yao o non Yao i Rockets vanno dove [b]TMac[/b] li porta. Cè poco da fare e questo lo sanno sia i tifosi che Rick Adelman che Houston tutta. Se è vero comè vero che mai, da quando McGrady è arrivato in Texas, la squadra era stata così competitiva cè anche da dire che ormai il fisico, già provato e delicato di suo, sta iniziando a dare segnali sempre più preoccupanti e continui. Il problema alla spalla (abbiamo già visto cosa possa combinare un problema di artrite alle articolazioni vedendo cosera diventato [b] Shareef Abdur Rahim[/b] per un problema simile ad un ginocchio) è solo lultimo in ordine di tempo. Di sicuro nei playoffs McGrady questanno avrà una chance forse irripetibile per tirarsi via di dosso quelletichetta di perdentone che ormai lo accompagna da anni. Cè riuscito Pierce, perché non lui?
[b]Il coach[/b]
[b]Rick Adelman[/b] è la scommessa nella scommessa della dirigenza Rockets. Dato per finito dopo lesperienza di Sacramento, dove era riuscito sì ad avere una delle squadre più divertenti della lega (Webber, Williams, il primo Peja Stojakovic, Divac) ma alla fine non era riuscito a vincere nulla, si è rilanciato alla grande lo scorso anno cavalcando lo spirito dei suoi giocatori che dopo linfortunio di Yao hanno giocato un basket totale, arrivando a 22 vittorie consecutive, la seconda striscia di vittorie consecutive all time in NBA. Molto diverso rispetto a Jeff Van Gundy, di cui ha preso il posto, vuole un basket arioso offensivamente ed ha lavorato molto (anche contro il parere stesso del giocatore) per mettere Yao in post alto più spesso. Riuscirà a gestire Artest?
[b]Prospettive per la stagione[/b]
Poche storie, in Texas vogliono il titolo. Il problema è che i Rockets giocano nella tremenda [b]Southwest Division[/b] della Western Conference, con ogni probabilità la Division più dura dellintera NBA (Houston, Dallas, San Antonio, New Orleans e Memphis) e che la squadra sembra reggersi su equilibri sottilissimi. Il rientro a rallentatore di TMac potrebbe causare qualche problema ma allo stesso tempo permettere ad Artest di inserirsi bene nellattacco Rockets. Tutto è nelle mani di Adelman, nel cuore di McGrady, nella testa di Artest e nelle ginocchia di Yao. Rischioso, no?