Che cè di nuovo sotto il sole di Sacramento? Non moltissimo, verrebbe da pensare guardando al record attuale della franchigia californiana (5-11). Tuttavia, malgrado le molte sconfitte, qualche incomprensione interna e i problemi dinfermieria che tormentano Sacto da inizio stagione, ci sono delle buone notizie. [b]Soprattutto per quanto riguarda i giovani, che in barba allo scetticismo diffuso nei loro confronti, stanno dimostrando di essere più che legittimi prospetti NBA[/b], con un contributo statistico e fattivo assolutamente di rilievo.
[b]Nuove leve.[/b]
Il migliore finora è stato senza dubbio Jason Thompson, rookie da Rider scelto contro pronostico alla dodici di un draft in cui abbondavano i lunghi più quotati di lui. Il fatturato medio al momento attuale parla di 12 punti e 7 rimbalzi abbondanti, tirando col 55% dal campo. Theus a inizio stagione lo faceva uscire dalla panca come cambio di Moore, ma dallinfortunio di Kevin Martin ha spostato Salmons in guardia e utilizzato Thompson da ala piccola partente, in quella che è una delle più grosse frontline dellintera NBA. In difesa cè molto da sistemare, ma [b]offensivamente parliamo di un giocatore di post già competente, e non gli fa difetto il tiro dalla media[/b].
Bene anche Spencer Hawes, che ha cifre molto simili a quelle di Thompson, cui aggiunge quasi due stoppate a partita. Anche in questo caso meglio nella metà campo offensiva, dove il ragazzo ha sfoggiato anche una discreta mano dalla lunga distanza, ma [b]questa coppia di lunghi rimane intrigante per il futuro dei Kings, specie nel momento in cui la squadra deciderà di separarsi da Brad Miller[/b].
Chi ha ben impressionato oltre le previsioni è laltro rookie (non draftato) Bobby Brown. Complici le numerose assenze nel backcourt, ha trovato un po di spazio nelle tredici gare finora giocate e ha mostrato affidabilità nel tiro (52% dal campo, quasi il 45% da tre) e discreta visione di gioco. Non è un play in senso stretto ed è piccolo per giocare guardia, ma sa giocare a basket e farà sicuramente comodo nel progetto di ricostruzione in corso.
[b]Le attenuanti[/b]
Malgrado questi giovani rampanti, la percentuale di vittorie stagionali di Sacramento si attesta intorno al 30%. [b]Va detto che ci sono delle attenuanti, prima fra tutte la questione delle assenze[/b]. Miller ha saltato le prime cinque partite stagionali per una sospensione inflitta dalla lega. Garcia non ha ancora messo piede in campo, causa uno stiramento al polpaccio che dovrebbe tenerlo fermo ancora qualche partita. Mikki Moore ha saltato le ultime quattro gare per un infortunio alla caviglia destra, mentre Martin è fuori da due settimane per una distorsione alla caviglia, con tempi di recupero che non sono ancora chiarissimi (possibile rientri questo weekend). Non bastassero gli infortuni, [b]i Kings hanno avuto un calendario durissimo, probabilmente il peggiore della lega se si considera il solo mese di novembre[/b]. Delle quattro squadre con 17 partite in programma durante questo mese, Sacramento è lunica, insieme ai Jazz, che non ha mai più di un giorno di riposo tra una gara e laltra, il che riduce i tempi per allenarsi, provare cambiamenti nelle rotazioni, recuperare dai malanni. Viene da un back-to-back in trasferta con tappe a Los Angeles, sponda Lakers, e Portland in cui non ha sfigurato pur perdendo in entrambe le occasioni, e dopo la gara interna con i Nets avrà un altro back-to-back (il quarto di novembre!) che coinvolge Utah e Dallas.
[b]I contrasti con la dirigenza[/b]
Vista con questocchio, la stagione dei Kings non può essere considerata deludente, o perlomeno è prematuro esprimere un giudizio definitivo in merito. Non pare dello stesso avviso la dirigenza della franchigia californiana. [b]Joe Maloof avrebbe dichiarato ad una radio locale che si aspettano da Theus risultati migliori, e nello specifico che esige lo sviluppo di un sistema offensivo stabile[/b] come quello che aveva creato Rick Adelman, in cui vengano coinvolti e migliorati tutti i giovani del roster.
Ecco, se volete un parere personale su queste dichiarazioni: sembrano critiche di una persona che non ha mai visto giocare Sacramento questanno. Theus è lallenatore che forse dà più fiducia ai suoi rookies/sophomores, con la sola eccezione di Donte Green che evidentemente non è proprio pronto per questo livello. E ha un sistema offensivo di tutto rispetto: efficiente (48.6% di squadra, secondo migliore dell’NBA), democratico, godibile per il pubblico e presumibilmente anche per chi lo gioca. Non so quali fossero le aspettative dei Maloofs ad ottobre, ma [b]era semplicemente impensabile che con un roster del genere, e con tutte le assenze menzionate sopra, i Kings fossero già competitivi a questo punto della stagione[/b]. E attenzione: in un ovest non più ingiocabile come quello degli anni passati, con un po di fortuna e meno infortuni, i playoffs rimangono un obiettivo perseguibile anche dopo un partenza del genere.
[b]Theus sta lavorando bene, ha la fiducia e il rispetto dei suoi giocatori e concede ampio spazio ai giovani del roster[/b]. Certo ci sono grandi carenze in difesa (104.1 punti concessi a gara, terza peggior difesa della lega), ma a prendere uno per uno i pezzi di questo puzzle non si trova un defensive stopper in senso stretto e sono ben pochi anche i difensore soltanto discreti. Non cè proprio il materiale per fare il salto di qualità in quella metà campo. I Kings hanno una sola strada a disposizione: restare questanno con Theus, vedere come va, ed eventualmente cambiare lestate prossima. Perché farlo ora, significherebbe commettere un errore di valutazione abbastanza grave.