Nello sport, la differenza tra vincere e perdere sembra dipendere fortemente dai talenti disponibili da mettere in campo. Tuttavia, non esiste una teoria scientifica che ci permetta di definire il talento: spesso giudichiamo sulla base dell’evidenza pratica, del risultato ottenuto, poniamo un’etichetta e come conseguenza creiamo aspettative che possono essere, per il giovane, delle barriere che ostacolano le transizioni a livelli più alti di carriera (Stambulova, 2009).
Talento sportivo può definirsi una persona dotata di caratteristiche genetiche e psicologiche che gli permettono di raggiungere elevate prestazioni. È sufficiente? In realtà il talento ha bisogno di trovare un ambiente idoneo che lo sappia gestire e che renda possibile il raggiungimento di risultati che dimostrano questa sua attitudine.
Parlare di talento diventa ancora più difficile quando si tratta di sport di squadra dove, oltre alle capacità tecniche e tattiche sono richieste capacità di gruppo, di far parte di una squadra, con tutte le dinamiche inerenti, consapevoli che la maggior parte dei fenomeni di interesse sociale non sono riducibili ad un’analisi solo individuale.
Cosa significa essere un talento nello sport? Quali sono le particolarità che fanno di un soggetto un talento? Quali sono le caratteristiche distintive del talento?
L’eccezionalità sembra essere la caratteristica principale su cui fare leva quando si parla di talento sportivo. Naturalmente una parte di tale profilo è attribuibile a fattori genetici e ad attitudini proprie dell’individuo: potremmo definire queste come caratteristiche statiche del talento. Si parla quindi di predisposizione, di disponibilità a dimostrare un’abilità, di risultati concreti.
Alle caratteristiche cosiddette statiche si aggiungono le caratteristiche dinamiche del talento (sviluppo); lo sviluppo del talento sportivo è un processo di cambiamento che viene regolato tramite l’allenamento sul campo e un percorso pedagogico preciso, che stanno alla base di un’elevata prestazione. Non è possibile limitare il talento al semplice possesso di caratteristiche biologiche vantaggiose, altrimenti non si giustificherebbe il fatto che un giocatore dimostra di essere talentuoso in una squadra, mettendo le proprie abilità al servizio del gruppo e l’anno successivo, cambiando ambiente, non riesce più a manifestare le sue capacità. Non sono cambiate le sue attitudini e le sue caratteristiche biologiche, è cambiato il sistema che lo circonda.
La trasformazione del talento potenziale in talento attuale implica quindi due livelli di requisiti:
– fattori psicologici e caratteriali (personalità, controllo emotivo, supporto alla motivazione);
– ambiente di sostegno (ambiente sociale, servizi medici, tecnologie, staff…)
Il problema principale per chi si occupa di osservazione e selezione di giovani giocatori talentuosi sta soprattutto nella possibilità di sviluppare previsioni con ragionevoli possibilità di successo. La presenza di un sistema e di un’organizzazione sociale capace di favorire il talento, anche quando a prima vista non sia stato identificato come tale, si è rivelata spesso determinante. In questo caso non si tratta solo di selezionare o gestire un soggetto della squadra già considerato potenzialmente talentuoso, ma significa anche essere disponibili ad accogliere l’eventualità di un ragazzo apparentemente “normale” ma che, a determinate condizioni, può dimostrare di essere un talento in un particolare ambito, anche quando le caratteristiche cosiddette statiche sembrano non aiutarlo.
I casi di abbandono (bornout) o di ridimensionamento del percorso atletico, anche per soggetti ai quali era stata pronosticata una brillante carriera, dimostrano la necessità di un sistema di sostegno che consideri il giovane nel suo complesso come importante e che sviluppi un progetto che abbia come fine proprio il benessere dell’atleta. Un punto fondamentale dal momento in cui si parla di sviluppo e gestione delle risorse umane è il riconoscimento che viene dato al singolo, alla sua soggettività, alla singolarità di ciascuno. La centratura deve essere sull’umano e sulla persona, considerandola come risorsa in quanto soggetto che in quel momento partecipa ad un determinato processo organizzativo (Quaglino, 2004).
Così come fare attenzione allo sviluppo del talento deve essere per la Società una scelta strategica, nello stesso modo la Società sportiva deve essere riconosciuta dal ragazzo come un’opportunità di sviluppo.
Entrambi devono avere un guadagno dall’esperienza che si sta sviluppando.
Federico Cherubini
Addetto Stampa Basket Brescia Leonessa