lunico interrogativo tra qui e la proclamazione ufficiale del primo anno del regno di Re Lebron I è quante partite lasceranno giù prima di alzare il trofeo”.
Chiaro, netto, convincente.
Con questa gemma ho suggellato unannata fatta di previsioni infallibili, da vero conoscitore.
Di seguito un florilegio della mia produzione di questanno.
Lakers? Forti, ma discontinui, difficile che tornino in finale, e comunque senzaltro non vinceranno il titolo.
Il titolo? Non cè concorrenza, va ai Celtics.
Le pretendenti ad Ovest (esclusi ovviamente gli inguardabili Lakers)? Spurs (1-4 al primo turno), Utah (1-4 al primo turno), NewOrleans (1-4 al primo turno).
Cleveland? Tolti i Celtics per infortunio, sono di gran lunga la squadra migliore della lega.
Orlando? Forte, farà bene in regular season, forse passerà un turno di playoffs, ma oltre non si va, specie dopo linfortunio a Nelson.
Beh, direi che a parte i Clips in finale e Nelson allenatore dellanno, per il resto avevo fatto le peggiori previsioni possibili.
Tremonti quando parla di soldi (i nostri) è molto più attendibile.
Sulla maggior parte di queste sparate, devo dire che avevo buona compagnia, ma soprattutto delle giustificazioni credibili per il fatto che siano state disattese.
Gli infortuni hanno oggettivamente compromesso le stagioni di Boston (Garnett, Powe, in parte Rondo e Scalabrine), SanAntonio (Ginobili e per buona parte Duncan) e New Orleans (Chandler, oltre alle scarse condizioni di West e, soprattutto, Paul).
Dite quello che volete, ma non sono convinto che i Cs con Garnet e Powe, e un Pierce con meno km in RS sarebbero stati sconfitti dai Magic.
Di Utah ho detto più volte: oltre agli infortuni di Boozer per buona parte della stagione, e di Okur proprio durante i playoffs, le scelte infantili e i comportamenti poco professionali di Boozer e di Kirilenko (questanno meno esternatore dello scorso, ma comunque non direi che ha dato il sangue per la causa) hanno compromesso la stagione, e con ogni probabilità anche il futuro dei Jazz. La città non gradita a molti ballers, un coach valido ma un po, come dire, rigido(?), un leader con la simpatia del puffo quattrocchi, non hanno ovviamente aiutato la franchigia.
Dei Lakers non mi rimangio niente.
Sono arrivati in finale, e forse vinceranno anche lanello, ma restano unincompiuta. Una difesa impresentabile, ma soprattutto dei cali di tensione e un atteggiamento inaccettabili a questo livello. Con i Lakers del threepeat, o i Bulls di MJ, o gli spurs dellultima dinastia non avrebbero nemmeno iniziato a giocare. Se però la concorrenza, per infortuni, età, cattiva chimica di squadra, o dosi ancora più massicce degli stessi difetti dei Lakers (leggi Denver) non è significativa, allora puoi anche vincere un titolo.
La mia opinione è che comunque non se lo meritano.
E la serie contro Houston è lì a dimostrarlo.
Sui Cavs, confermo quanto avevo detto: fortissimi, ben allenati, esperti, ben bilanciati. Chi fa notare che il cast di supporto non è stato costante in tutte le gare, dimentica che si tratta, appunto, di cast di supporto, e non di stelle della squadra. Il divario fra primo e secondo realizzatore, LBJ e Williams, di circa 10 punti in stagione regolare, è passato a quasi 20 nei playoffs.
Vero.
Ma perché il re, come tutte le star degne di questo nome, ha aumentato di 10ppg la sua media punti. Non è che gli altri abbiano tradito.
Non ho visto gara 6 (ero al mare a prendere lacqua, invece di stare a Milano sotto il sole), ma nelle altre 5 i Cavs non hanno giocato male: a parte gara 3, dove i Magic avevano oggettivamente qualcosa in più, le prime 4 partite sono state tutte molto tirate, e un risultato di 3 a 1 a favore di Cleveland non sarebbe stato per niente oltraggioso.
Chi poi critica Lebron, colpevole di aver chiuso una serie da 38 punti, 8 assist, 7 rimbalzi e quasi il 50% dal campo, mi fa un po sorridere.
I Cavs di questanno non reggono forse il confronto con le grandi squadre del passato, ma per quello che cera a disposizione questanno in giro per la lega, erano senzaltro i più avanti.
Lebron ha lasciato il campo con un brutto atteggiamento dopo gara 6, e a NY già sperano che il prescelto sia offeso a morte con i compagni, e pronto per tentare la sorte altrove.
Ma veniamo invece al punto dove ho toppato clamorosamente.
I Magic.
Potrei dire: non sono stato io, sono stati loro.
E in effetti, la squadra vista in RS e durante il primo deludente turno contro i sixers non aveva onestamente nulla a che spartire con quella che ha lottato alla morte con i Celtics, e che si è sbarazzata in 6 partite dei Cavs.
Forse sono maturati, forse VanGundy ha fatto un ottimo lavoro, forse sono in missione per conto del Destino, comunque sia questi Magic sono trasfigurati.
VanGundy è stato eccezionale soprattutto nella serie contro i Cavs, quando ha di fatto superato Brown, allenatore giovane, ma decisamente solido, umile al punto giusto per poter accettare consigli da altri (anche fuori dal mondo NBA), formato alla corte degli Spurs.
Per tutta la serie, Stan ha dettato i ritmi, imponendo il suo schema tattico in attacco e difesa, mentre Brown si è limitato a inseguire, cercando risposte che non sono mai arrivate, e solo la classe infinita di LBJ ha permesso di ridurre il divario.
Stan ha gestito bene il lato emotivo della squadra sia quando era ampiamente favorita ma sotto nella serie (ben 2 volte contro i Sixers), sia quando era sfavorita e in vantaggio (contro i Cavs), che in una serie emotivamente tesissima contro i Celtics, eroi irriducibili che non mollavano mai, esperti e decisi a vender cara la pelle, con lapoteosi in una gara 7 in trasferta dove sinceramente tutti si aspettavano che Orlando, con il suo ipereccitabile e pessimistico coach, perdesse la testa.
Turkoglu è stato semplicemente perfetto, una stella ormai acclamata, sempre presente nei momenti di difficoltà (come nei finali, e in generale nelle gare in trasferta), ma capace di non imporre la sua presenza e lasciar giocare i compagni (anche a scapito di cifre personali non eccitanti) quando la situazione lo permetteva.
Il suo tiro nel finale di gara 2 sapeva di pura onnipotenza, e solo lirreale miracolo del prescelto lha fatto dimenticare.
Lewis in assoluto è quello che mi ha colpito di più.
Lavevo sempre classificato come una sorta di Shawn Marion (il che, per chi mi seguisse da un po, non è un bene ), ovvero un 3 che giocava da 4 per fini tattici, una sorta di specialista del tiro da 3 che grazie ai centimetri poteva tener botta contro i lunghi in difesa, e portarli lontano da canestro in attacco. Un esterno camuffato, insomma, limitato tecnicamente (con lovvia esclusione del fondamentale della tripla) e soprattutto molto molle quando contava. Il contratto concessogli dai Magic la scorsa estate mi sembrava semplicemente follia, per un giocatore così poco determinante. E invece, in questi playoffs, Lewis ha smentito tutti.
Mortifero da tre anche quando la gara è in equilibrio, Rashard è stato però molto più che un tiratore: se gli avversari giocavano con 4 piccoli per avere a disposizione un esterno che lo seguisse fuori dallarco, Lewis si è spostato in post basso, e ha mostrato un bagaglio tecnico di movimenti spalle a canestro di tutto rispetto. Certo, non sto parlando di Hakeem the Dream, ma contro avversari più bassi Lewis ha fatto pagare il mismatch con puntualità e competenza. Un rebus insolubile per le difese.
Di Howard mi impressionano alcune cose marginali (oltre ovviamente al fatto che sembra scolpito nel marmo da Prassitele). In attacco infatti (non ostante la prestazione shaquillesca di gara 6) è ancora molto limitato, meccanico, prevedibile. Mi sorprende però la disponibilità ad accettare il suo ruolo, a rinunciare ai suoi tiri nel quarto quarto (dove oggettivamente sarebbe più un handicap che un plus) a favore dei compagni, atteggiamento inconsueto per quella che è dichiaratamente la stella della squadra.
Anche la difesa è impressionante. Trovo che il premio di difensore dellanno che ha ricevuto sia stato tecnicamente non meritato. Non è un buon difensore, specie uno contro uno, troppo falloso, poco concentrato, inesperto, ansioso di stoppare. Migliorerà senzaltro col tempo, ma per ora non è certo il primo della pista. Quello che però è sorprendente è la capacità di entrare nella testa degli avversari, che temendo la sua stoppata (timore per altro abbastanza giustificato) tendono a non entrare in area, o comunque a farlo in modo innaturale (fra le vittime di questa sindrome si segnala perfino Pierce).
Infine una nota sulle triple. Col tiro da fuori non si vincono i titoli perché può sparire da un momento allaltro.
Beh, direi che Orlando sta smentendo questa tesi, con oltre 10 triple a segno a gara, e percentuali di realizzazione irreali. Se queste percentuali possono essere in parte gonfiate dal momento psicologico di grazia della squadra, mi permetto di far notare come i tiri da tre di Orlando siano un po diversi come costruzione da quelli, per citare laltro grande profeta della tripla, predicati da Dantoni, prima a Phoenix e ora a NY.
Il tiro da 3 di Phoenix era diverso. Laccento non era messo tanto sul fatto che il tiro fosse da 3, quanto che fosse preso presto nellazione. Se poi era da 3, meglio. Il tiro nasceva di solito in due modi. Il primo era sul passaggio di apertura, quando la difesa non si aspettava un tiro così presto, e lasciava quindi allesterno quel metro di spazio per tirare. Laltro caso, il più frequente, era su scarico diretto di Nash: battendo il suo uomo in palleggio, o più spesso lasciandolo sul blocco di Stoudamire, Nash riapriva per uno dei 3 esterni appostati sullarco, che immediatamente tiravano. Un tiro smarcato, ma con addosso la pressione di doverlo eseguire subito, prima che il difensore in rotazione arrivi. Lextra pass al compagno per battere la rotazione in generale non era contemplato, per rispettare i dettami tecnici di arrivare al tiro il prima possibile e aumentare il numero di possessi della gara.
Le triple di Orlando invece sono costruite in maniera diversa. Innanzitutto la palla viene lavorata con più calma: Alston supera la metà campo, apre per lottomano (vero play della squadra), che esplora le possibilità in post basso per Howard, o tenta lui stesso una penetrazione. Nel momento in cui la difesa si adegua mandando un uomo in aiuto, la palla viene riaperta verso lesterno, dove stazionano i 3 tiratori ( più lo stesso Turkoglu, che si allarga oltre larco). In generale però è difficile che sia il giocatore che riceve il passaggio di apertura a tirare. Molto più spesso la palla gira una o due volte per linee esterne, in modo da costringere la difesa a ripetute rotazioni e close up, ognuno dei quali è più in ritardo e più approssimativo. Chi finalmente prende il tiro, ha di solito un vantaggio molto significativo sul suo difensore in arrivo, ammesso che ne arrivi uno.
Per il tiratore inoltre il passaggio è molto più prevedibile che nel caso Nash, che può recapitarti in mano la palla chissà quando e da chissà dove. A Orlando generalmente la palla ti arriva con un passaggio da un compagno a pochi metri da te, in condizioni di assoluta tranquillità. E questa maggior tranquillità del tiratore può contribuire secondo me alla miglior percentuale realizzativa, anche in contesti di stress dei PO e con avversari che si impegnano di più in difesa.
Prova di questa diversità di interpretazione è nella concentrazione degli assist: a Phoenix, dove i tiri da 3 arrivavano di solito dal passaggio diretto di Nash, gli assist li ha quasi tutti lui; a Orlando, dove chi fa lultimo passaggio dipende da come di volta in volta sono disposti in campo, non cè nessuno che abbia un numero di assist molto alto, ma 6-7 giocatori con almeno 2-3 assist.
Questi sono, ovviamente a mio parere, i motivi che hanno portato Orlando a questo successo inaspettato.
Sulla finale questa volta, visto il mio palmares di previsioni vincenti elencato sopra, non mi sbilancio.
Credo che le due squadre siano molto vicine, e che la serie alla fine sarà decisa da alcuni episodi, sfumature che possono andare in un verso o nellaltro.
Oddio, è come dire che sarà una serie equilibrata, e quindi finirà sicuramente con un cappotto
Quello che posso dire è che il mio tifo va tutto ai ragazzi di VanGundy, che con loccasione avrà anche la possibilità di dimostrare che Pat Riley si è sbagliato a cacciarlo in malo modo, quando era alla guida degli Heat futuri campioni del mondo.
Vae victis