LA STAGIONE: Definire deludente una stagione da 19 vittorie e 63 sconfitte, potrebbe non rendere esattamente la vera dimensione della disfatta dei velieri. La stagione dei Clippers è stata un disastro, dallinizio alla fine, con poche note liete che però non possono in alcun modo rischiarare un futuro che, a meno di ottime mosse di mercato (ma sono i Clippers non scordiamocelo), appare ancora cupo. E dire che le premesse, almeno per quanto riguarda lentusiasmo e la voglia di spendere, non erano state per niente male, peccato che il management di L.A. abbia puntato sui cavalli sbagliati, offrendo contrattoni a destra e a manca ad atleti che troppo spesso si sono dimostrati poco motivati e poco professionali. Le sventure per i Clips sono iniziate fin dalla fine della off season quando, dopo aver strappato Baron Davis al mercato dei free agent, si sono visti uccellare da Elton Brand, si proprio colui che aveva convinto lamico Barone a tornare nella sua Los Angeles. Detta in tutta sincerità, questo è stato un colpo di fortuna indiretto per i Clippers, che invece di perdere una stella hanno perso un giocatore reduce da un infortunio al tendine dAchille, stella si ma non di prima grandezza e soprattutto in apparente declino fisico. Ma tutte queste valutazioni non deve averle fatte Davis, che ha cominciato a storcere il naso arrivando quasi a chiedere di essere ceduto, e cominciando la stagione oltre che da infortunato, anche da giocatore poco motivato, distratto da troppi interessi extra cestistici e non certo come il messia che ritorna in patria per predicare il verbo del basket. Chiuso il capitolo Davis, torniamo ai Clippers, che dopo la bella stagione di Kaman (che in contumacia Brand ha avuto minuti e ha messo su numeri importanti), hanno deciso di premiare il biondo centro con un contratto importante, che sicuramente rispecchia il valore del giocatore (uno dei pochi lunghi che sappia giocare in post basso), ma che forse ne sopravvaluta il reale impatto che può avere in una squadra, specialmente perché i Clippers, dopo aver rifirmato a quelle cifre Kaman, hanno accolto in casa Marcus Camby, altro centro ben remunerato, stoppare di vaglia ma difensore sopravvalutato. E già da qui si può intuire il perché di un bilancio disastroso, arrivato anche per la partenza di Corey Maggette, che ha fatto il percorso inverso a quello di Baron Davis, accasandosi nella baia del Golden Gate. Ma i Clippers possono sempre far di meglio (o di peggio, dipende da che punto di vista su osserva), ed infatti ecco arrivare una trade quanto mai bizzarra, uno scambio che ha portato nella città degli angeli niente meno che Zac Randolph, mancino di sicuro talento, ma elemento deleterio per ogni spogliatoio e giocatore che ha una sola dimensione, quella del tiro io, poi forse tiro io e poi ancora io. Dunque, ricapitolando: Davis svogliato, infortunato, scocciato dalla mancanza di unaltra star e distratto dal cinema, Kaman, con la pancia piena dopo il contrattone e limitato dalla presenza di Camby, oltre che fermato da fastidiosi infortuni. Lo stesso Marcus Camby che ormai comincia ad avere tante primavere sulle spalle, non ha inciso sulla stagione dei Clippers, limitato anche lui da qualche acciacco di troppo, ed infine Zacaria Randolph, che da solo può racchiudere tutte quante le caratteristiche sopra elencate: troppo pagato, svogliato, egoista e chi più ne ha più ne metta. A questo punto cerchiamo di trovare un po di luce in fondo a questo lungo e buio tunnel, e questo barlume di speranza è da ricercare nella guardia Eric Gordon, faccia e fisico tondeggianti, ma fiuto per il canestro e tanto talento, e in Al Thornton, ala atletica in mezzo tra il ruolo di esterno e lungo camuffato. Finito, dietro cè poco e niente, a parte forse DeAndre Jordan lungo dalle buone potenzialità. Con un roster del genere, afflitto da troppe problematiche, è facile pensare come si possa compilare un record del genere.
LA STELLA: Eric Gordon, guardia del 1988 uscito da Indiana, alla sua prima stagione nella Lega ha trovato le condizioni ideali per fare esperienza, inserire tanti minuti nel suo motore di giocatore pro e mettersi in mostra. Certo, laverlo fatto in una squadra perdente è diverso che essere importante in un contesto vincente, ma Gordon si è fatto trovare pronto, partendo piano ed esplodendo nel corso della stagione, con un mese di gennaio chiuso a quasi 22 di media in 16 partite giocate, e con una seconda parte di stagione di buon livello, dove ha messo in mostra anche una grande sicurezza al tiro da 3 (gli ultimi 4 mesi chiusi oltre il 40% dalla distanza). Deve migliorare, questo è ovvio, soprattutto deve mantenere una ottima condizione fisica, migliorando atleticamente ed aggiungendo esplosività ad una potenza che per un esterno è già ottima. Non essendo un gigante, dovrà cercare di inserire nel suo bagaglio una parvenza di gioco ragionato, per avere qualche minuto anche come portatore di palla. Il ritorno alla piena attività del Barone gli toglierà forse palloni e qualche responsabilità, non di certo dei minuti.
LA SORPRESA: Che dire, Gordon è stato proprio una piacevole sorpresa.
LA DELUSIONE: Baron Davis. Tornato come il figliol prodigo che viene riabbracciato dalla famiglia, in questo caso la sua città, lavventura di Davis in maglia Clippers non è iniziata nel migliore dei modi. Arrivato dal mercato dei free agent, Davis è stato convinto a lasciare Golden State per una serie di motivi: primo sulla Baia non gli avrebbero forse dato tutti i soldi che ha incassato andandosene, secondo i rapporti apparentemente deteriorati con Nelson, terzo il richiamo da parte di un altro All-Star come Elton Brand, che aveva convinto Davis a sbarcare ad L.A. per formare una coppia che avrebbe potuto (sulla carta), essere la base sulla quale costruire il rilancio dei Clippers. Arrivato a Los Angeles, Davis ha però trovato solo uno dei requisiti che cercava, quello economico, perché i Clippers gli hanno fatto inchiostrare un contratto da 65 milioni di dollari circa per cinque anni, una durata rischiosa per un giocatore alla soglia dei 30 anni e sempre alle prese con problemi fisici (soprattutto alla schiena). Per il resto, sia lui che i Clippers sono stati beffati da Elton Brand e dal suo agente David Falk, che hanno salutato la compagnia uscendo dal contratto e firmando per i Sixer per un pugno (metaforico) di dollari in più. Partito il suo alter ego, il suo pari livello potremmo dire, Davis si è rabbuiato, arrivando quasi a chiedere di essere ceduto senza nemmeno aver mai indossato la canotta bianca con strisce blu dei Clips, se non per le foto di rito, quelle che si fanno con le scarpe slacciate per intenderci. Non certo il miglior modo per iniziare lavventura con la sua nuova squadra, ed infatti la stagione ha rispecchiato linizio, sia per problemi fisici (17 gare saltate per un problema alla caviglia), che per attitudine. Davis sembrava molto più interessato alla sua attività di produttore cinematografico che a quella di giocatore, e il suo impatto sulla squadra ne ha risentito: con una media punti vicina ai minimi storici (registrati nelle prime due stagioni in NBA), Davis ha messo in mostra tutti i suoi difetti, che però questa volta non sono stati coperti dalle indubbie doti dellex UCLA. Selezione di tiro orrenda, poca voglia e poca esplosività nellattaccare il canestro, poca presenza a rimbalzo e difesa che si limitava solo alla ricerca della palla rubata. Non è detto che rimanga ai Clippers, anche se è difficile che possa trovare acquirenti dopo la stagione opaca, inoltre i Clippers vogliono vederlo al meglio e in un contesto di squadra che vedrà oltre allinserimento di Griffin, anche un ulteriore miglioramento da parte di Gordon e Thornton.
DRAFT: Come si dice? La fortuna è cieca ma la sfiga ci vede benissimo. I Clippers vincono la lotteria, ma lo fanno in uno dei draft più poveri di talento puro degli ultimi anni, e soprattutto priva di un giocatore sul quale pensare di costruire una franchigia vincente. Questo detto senza voler sminuire il valore di Blake Griffin, prima scelta annunciata e prontamente chiamato dai Clippers. Blake Griffin, che al college era praticamente incontenibile, si è portato dietro il solito scetticismo di chi ragiona col centimetro in mano. Troppo piccolo per vivere di prepotenza vicino al canestro, troppo poco tecnico per allontanarsi e attaccare in uno contro uno. Sinceramente sembrano delle forzature: Griffin è stato misurato quasi 2 e 8 con le scarpe, un dato che spazza via ogni dubbio sulla sua possibilità di giocare vicino a canestro, specialmente perché il ragazzo è dotato di un mix di potenza ed esplosività che ricorda molto il primo Amare Stoudemire. Blake è veloce, potente, atletico (tanto atletico), esplosivo e dotato di quella cattiveria agonistica che fa sempre bene. Ha anche un discreto controllo di palla, ma deve migliorare nel tiro dalla media e in difesa, dove al di là dei rimbalzi e delle stoppate non si è mai sprecato più di tanto. Nel suo ruolo cè Zach Randolph, ma ad occhio e croce il mancino sarà ceduto o messo in naftalina fino allarrivo di una buona offerta. Dunque i minuti ci saranno, vedremo cosa saprà fare il buon Blake con tanto tempo a disposizione.
MERCATO: Tutto è possibile. Non è un riferimento alla pubblicità della nota marca di scarpe e abbigliamento sportivo, ma è effettivamente quello che può succedere a Los Angeles sponda Clippers. I giocatori con i contratti più alti e in teoria coloro che dovrebbero essere le stelle della squadra potrebbero essere tutti sul mercato. Sopra abbiamo accennato a Zach Randolph: difficile che qualcuno possa assumersi lonere di rilevare il suo contratto a questo punto della sua durata. Più facile che possa diventare una ghiotta pedina di scambio il prossimo anno, quando la scadenza si avvicinerà sempre di più. Diverso il discorso per Kaman: reduce da una stagione difficile e contrassegnata dagli infortuni, Kaman è giocatore di valore che ha mercato, forse un po troppo pagato, ma comunque appetibile. Giocatore anche di post basso, potrebbe essere sacrificato, ma solo in caso di una trade molto vantaggiosa per Clippers. Discorso Camby. Dovesse rimanere Kaman, il suo contratto prenderebbe tutta un’altra dimensione: sarebbe quello di un cambio pagato come un titolare. Al contrario, dovesse andare via il biondone, Camby passerebbe ad assumere il ruolo di titolare, veterano, pagato tanto ma non tantissimo e con il contratto in scadenza. La sua presenza in oltre si sposerebbe bene con le caratteristiche di Griffin, giocatore al quale piace gravitare nei pressi del ferro. Camby infatti, se in difesa è un giocatore che staziona vicino al canestro, in attacco Marcus ormai gioca stabilmente a cavallo tra la linea dei tre punti e la lunetta, accontentandosi del tiro dalla media distanza, e di assist dal gomito, una caratteristica che aprirebbe spazi al giovane compagno. Capitolo Davis: per scambiarlo i Clippers devono ricavare tanto, almeno un play di valore (anche se giovane), un esterno, meglio se una guardia, ed altro per pareggiare i contratti. Difficile però che possa andare via dopo un solo anno di permanenza ad L.A., ma è anche vero che il barone deve dimostrare di essere un giocatore ancora incisivo.
FUTURO: Il futuro dai Clippers dipende da troppi fattori. Con il roster attuale e soprattutto con un paio di contratti pesanti è difficile poter pensare al futuro. Un quintetto formato da Davis, Gordon, Thornton, Griffin e Kaman con Camby dalla panchina può essere interessante, ma manca qualcosa tra gli esterni, visto che non cè un adeguato cambio del play, e Ricky Davis è ormai un giocatore in declino totale. Bisogna anche pensare a cosa fare con Randolph. Assodato che lui e Griffin non possono giocare assieme, i Clippers dovranno decidere se dare spazio allex NY per cercare di farlo vedere in giro e cederlo, o farlo sedere assieme al suo contrattone per far giocare fin da subito tanti minuti a Blake. La situazione è fluida, molto fluida.
Stefano Manuto